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Decarbonizzazione del settore delle costruzioni. È stato questo il tema del recente convegno organizzato da Green building council Italia al Politecnico di Milano. L’obiettivo era far cogliere l’importanza e l’urgenza per il comparto delle costruzioni del nostro Paese di intraprendere la strada della riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera e di contribuire a costruire un settore industriale a emissioni zero, efficiente e resiliente. “In Europa, l’industria delle costruzioni consuma circa il 36% dell’energia, contribuisce per circa il 40% alle emissioni annuali di CO2, è responsabile del 50% delle estrazioni di materie prime e del consumo di un terzo di acqua potabile e interessa 18 milioni di posti di lavoro – ha affermato il presidente di Gbc Italia, Giuliano Dall’Ó -. Il settore dell’edilizia, dunque, oltre a essere un potente motore dell’economia globale, è anche cruciale per il raggiungimento degli obiettivi sul clima contenuti nell’Accordo di Parigi”. Secondo lo studio pubblicato di recente dalle Nazioni unite per l’ambiente e dall’Agenzia internazionale per l’energia (Global Status Report 2018. Towards a zero-emission, efficient and resilient buildings and construction sector), si prevedono interventi molto incisivi da parte dei governi, delle città e delle imprese per ridurre l’impronta di carbonio degli edifici e del settore dell’edilizia se si vogliono rispettare gli accordi internazionali. In questo sforzo che dovrebbe essere generale, anche i piani di azione nazionali per il clima rappresentano un’opportunità chiave per colmare le lacune politiche e stimolare azioni più incisive per la decarbonizzazione degli edifici e del comparto delle costruzioni: il settore edile deve evolversi per disporre di edifici più resilienti ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi, come le tempeste, le alluvioni, le raffiche di vento e le temperature altissime. “Il recente rapporto dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, toglie ogni dubbio: per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, il settore dell’edilizia e delle costruzioni deve decarbonizzare entro il 2050 – ha sostenuto James Drinkwater, direttore del World green building council europeo -. Il nostro network si sta impegnando per incrementare gli edifici a emissioni zero attraverso i sistemi di certificazione, la formazione, le politiche e l’impegno delle aziende. Inoltre, la nostra partnership si sta impegnando per dare vita e attuare lo strumento innovativo di Level(s) dell’Unione europea. Per questo motivo i Green building council europei stanno lavorando sul tema del ciclo di vita e dell’economia circolare, per mettere attenzione all’impatto delle emissioni totali del settore”. Per il mercato europeo dell’edilizia sostenibile, Level(s) è uno strumento decisivo. Si tratta di un sistema di indicatori di performance, i Levels appunto, adatti a misurare e valutare gli edifici sostenibili in tutta Europa. È uno strumento open source, che ha lo scopo di arricchire il sistema di metriche di valutazione dell’edilizia sostenibile, creando un approccio comune basato sull’integrazione degli attuali strumenti di certificazione per trasformare l’edilizia verso un approccio che consideri il ciclo di vita con riferimento all’agenda della Ue sull’economia circolare. Level(s) utilizza indicatori affidabili basati su norme e strumenti relativi a energia, materiali, acqua, salute e benessere, cambiamento climatico e valore del ciclo di vita. È uno strumento che si può applicare a diverse tipologie di edificio. Com’è noto, in Italia e nel mondo esistono sistemi di rating che rispondono a nomi come Leed, Breeam, Well, Envision, Gbc, Living Building Challege, CasaClima, Itaca: si tratta di apparati che si sono diffusi rapidamente, specie negli ultimi anni, sistemi che rappresentano l’equivalente, nell’edilizia, di pratiche che in altri settori sono ormai consolidati (ad esempio, il sistema dell’etichettatura delle acque minerali, consente di conoscere le caratteristiche dell’acqua in bottiglia…). Per gli edifici non esistono ancora sistemi di etichettatura che dichiarino quanto un edificio consuma, come si vive al suo interno, quali sono i materiali con cui è stato realizzato, qual è il comfort acustico, quello termico eccetera. I sistemi di certificazione, seppure con le loro specifiche differenze, rappresentano una garanzia, in quanto dichiarano le performance del sistema edificio. “Dai protocolli, ma in particolare dalla loro applicazione e dalle esperienze acquisite sul campo in parecchi anni – conclude Dall’Ó – si possono desumere elementi utili per i decisori politici, affinché le procedure possano diventare a breve delle prassi cogenti. Il progetto europeo Level(s), a cui partecipiamo insieme al World Gbc, è un’importante occasione per procedere in questa direzione, ma anche una conferma di quanto sia importante trovare una sinergia tra il nostro lavoro e le attività legislative e normative. Un’altra occasione da non perdere riguarda i Criteri ambientali minimi per l’edilizia, da cui emerge un’importante sinergia tra ciò che in essi è contenuto e i protocolli. E siamo solo all’inizio: la questione ambientale nel comparto delle costruzioni, deve rappresentare una grande opportunità di sviluppo: le esperienze acquisite attraverso i protocolli devono necessariamente essere veicolate anche per sensibilizzare i decisori e non solo per le questioni energetiche, ma anche per quelle territoriali e infrastrutturali”. Il convegno del Politecnico ha avuto un altro pregio: mettere attorno a un tavolo, per la prima volta, le società e gli enti detentori dei sistemi di rating per le costruzioni: lo scopo dichiarato è promuovere azioni comuni su temi che faranno parte della rivoluzione che attraverserà l’intero comparto. Il tema della decarbonizzazione delle costruzioni, insomma, riuscirà in un compito mai riuscito prima: la profonda innovazione del settore edilizio. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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