Batterie per emobility: l’importanza della circolarità nel futuro della mobilità elettrica 18/03/2024
Cosa rientra nell’Ecobonus 2024, novità e conferme per il 2024: l’elenco aggiornato dei lavori 15/02/2024
DL Energia e Legge di Bilancio 2024: l’opinione di chi opera nel campo delle fonti rinnovabili 20/12/2023
Elettrificazione del trasporto merci in Italia: per la transizione servono infrastrutture, investimenti e una volontà di sviluppo 28/03/2024
Rubinetto o bottiglia? Qualità, sicurezza e sostenibilità: guida alla scelta consapevole delle acque potabili naturali e minerali 27/03/2024
Indice degli argomenti: Dissesto idrogeologico: cause Dissesto idrogeologico in Italia Normativa e investimenti per ridurre il rischio idrogeologico Le contromisure per combattere il dissesto idrogeologico Controllare lo sviluppo urbano e favorire la permeabilità del suolo Il dissesto idrogeologico è un problema ambientale che in Italia è particolarmente intenso, a causa sia della tipologia del territorio, che dell’intervento umano su di esso, con conseguenze spesso molto ingenti, sia in termini economici, che ambientali. Con dissesto idrogeologico si intende una degradazione del suolo, a causa dell’erosione delle acque superficiali. Il fenomeno può avvenire in ambienti che per loro conformazione sono predisposti a questo degrado oppure in luoghi in cui l’uomo ha modificato la natura del territorio, ad esempio mediante intense opere di deforestazione. Il dissesto idrogeologico e l’erosione idrica – e le dirette conseguenze, come frane e alluvioni – possono essere contenuti attraverso alcuni interventi mirati preventivi. Dissesto idrogeologico: cause Le cause del dissesto idrogeologico, come anticipato, sono riconducibili alla morfologia del territorio italiano e alla tipologia di bacini d’acqua presenti e all’attività antropica. Innanzitutto va detto che le aree collinari e montane coprono gran parte del territorio italiano e che la presenza di bacini d’acqua di dimensioni ridotte espone maggiormente ai fenomeni di piena in breve tempo dall’inizio delle precipitazioni. Dopo di che, l’uomo non ha migliorato le cose. Si aggiungono, infatti, gli effetti dei cambiamenti climatici in atto che, con intense precipitazioni in brevi periodi di tempo, possono aumentare il rischio di conseguenze disastrose. Inoltre, negli anni il consumo di suolo ha raggiunto livelli sempre maggiori, con la trasformazione di territori naturali in paesaggi antropizzati attraverso la realizzazione di costruzioni e infrastrutture. Conseguenze di questo fenomeno sono i processi di deforestazione, per far posto a centri urbani, infrastrutture e strutture produttive e l’elevata cementificazione, che riduce la permeabilità del suolo. Dissesto idrogeologico in Italia Secondo l’ISPRA, che monitora costantemente le condizioni del suolo italiano e i fenomeni disastrosi dovuti al dissesto idrogeologico, l’Italia è tra i paesi europei più esposti al problema. Secondo il Rapporto sul Dissesto Idrogeologico curato dall’ISPRA nel 2021, gli edifici situati in aree che rischiano il dissesto idrogeologico in Italia sono più di 565mila e quasi 12.000 i beni culturali. Sono di più gli edifici a rischio elevato di alluvioni. I 2/3 delle frane registrate in Europa, infatti, hanno interessato proprio il nostro Paese, con più di 620.000 frane censite. Secondo la Mosaicatura nazionale della pericolosità idraulica, invece, in Italia le aree più esposte al pericolo coprono 12.405 km2, con altri 25.398 km2 a pericolosità media. Del resto, non mancano nella storia italiana grandi alluvioni, che hanno provocato danni a lungo termine e anche decessi, basti pensare agli eventi che hanno colpito alcune regioni negli ultimi anni, come la Liguria o la Sardegna nel 2013, con 18 morti nella zona nord orientale dell’isola. Normativa e investimenti per ridurre il rischio idrogeologico Proprio per l’entità del problema, la normativa sulla difesa del suolo ha nel tempo subito modifiche e integrazioni, a partire Legge quadro n.183 del 18 maggio 1989, che prevedeva di stendere il piano di bacino idrogeologico. Arrivando direttamente ai giorni d’oggi, con il DL 109/2018 si è prevista l’istituzione di una cabina di regia (Strategia Italia) che, tra i compiti, ha anche quello di verificare l’attuazione degli interventi per ridurre i rischi legati al territorio, anche in materia di dissesto idrogeologico. Con il DPCM 20 febbraio 2019 è stato approvato il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, per proteggere il suolo attraverso differenti programmi ed obiettivi. Le risorse messe a disposizione per il triennio 2019-2021 sono state di quasi 11 miliardi di euro. Nel 2021 (DL 77/2021), invece, sono stati introdotti i Commissari di Governo per il contrasto al dissesto idrogeologico, con competenze in materia e con responsabilità sugli interventi da attuare. Anche il PNRR prevede investimenti, ad esempio per la realizzazione di un sistema di monitoraggio e di previsione dei rischi sul territorio o ancora esplicitamente per la riduzione del rischio idrogeologico in Italia, stanziando 2,5 miliardi di euro. Al di là della normativa, comunque, secondo il rapporto ReNDiS dell’ISPRA in 20 anni il Ministero dell’Ambiente della tutela del Territorio e del Mare ha stanziato quasi 7 miliardi di euro, per un totale di oltre 6 mila progetti finanziati. Ma le richieste per la messa in sicurezza del territorio caricate sulla piattaforma utilizzata per monitorare gli interventi di mitigazione ammonterebbero ancora a 36 miliardi di euro. Le contromisure per combattere il dissesto idrogeologico Per ridurre il rischio dovuto al dissesto idrogeologico è fondamentale insistere su azioni di previsione, prevenzione e mitigazione degli effetti. Gli investimenti per mettere in sicurezza l’intero paese devono riguardare attività finalizzate a pianificare gli interventi di gestione e cura del territorio, inclusa una regolare manutenzione. Significa monitorare le condizioni del territorio, i dati microclimatici, effettuare ed aggiornare attentamente gli studi sulla pericolosità e sul rischio, ma anche fare sensibilizzazione sul tema. Il suolo è una risorsa preziosa, la cui difesa viene troppo spesso sottovalutata. Uso corretto del suolo e restituzione di parte di esso alla natura, insieme, possono fare la differenza, andando oltre ciò che si fa oggi come interventi principalmente concentrati a risolvere situazioni di emergenza o già molto critiche. La situazione può migliorare, ad esempio, se si effettuano lavori di adeguamento e ristrutturazione dei corsi d’acqua o interventi per stabilizzare pendici di montagne e colline, attività di rimboschimento e di consolidamento dei terreni. Controllare lo sviluppo urbano e favorire la permeabilità del suolo Uno dei problemi che si intrecciano inevitabilmente con quello del dissesto idrogeologico è sicuramente l’aver costruito edifici in zone a rischio e non adeguate, generalmente in modo abusivo. È importante controllare lo sviluppo territoriale e urbano, secondo logiche e informazioni precise, in modo da non costruire nuovi edifici in zone a rischio idrogeologico. Non è sufficiente non costruire, ma è opportuno anche costruire nel modo giusto, le modalità e le tecniche costruttive devono essere scelte tenendo conto della conformazione del suolo, delle sue caratteristiche e del rischio ad esso connesso. Inoltre, nei contesti urbani il problema della gestione delle acque meteoriche diventa più critico, a causa della quantità di superficie costruita e cementificata, che fa sì che il suolo non riesca a drenare correttamente l’acqua meteorica. Precipitazioni particolarmente intense e continue possono provocare allagamenti e disagi anche molto forti. Per questo in città è importante ripristinare aree a verde, evitare di utilizzare ulteriore suolo per costruire nuovi edifici e scegliere, per pavimentazioni esterne, piazze e altre superfici pubbliche materiali idonei. Le pavimentazioni drenanti Esistono diverse soluzioni per realizzare pavimentazioni drenanti permeabili, tra cui anche un particolare calcestruzzo che assorbe l’acqua piovana, pur garantendo tutti i requisiti prestazionali che offre il normale cemento. Inoltre, queste pavimentazioni sono ecocompatibili e facendo “respirare” il terreno favoriscono la mitigazione di un altro grave problema ricorrente dei centri urbani: quello dell’isola di calore. Per progettare correttamente una pavimentazione drenante è opportuno conoscere in modo approfondito la morfologia del terreno e una stima indicativa dell’acqua mediamente raccolta dalla superficie, così dotare la pavimentazione del giusto grado di assorbenza. Si valuta la granulometria dello strato di sottofondo, allettamento e inerte, in modo da progettare la pavimentazione con la giusta permeabilità, per poi valutare come eseguire lo strato geosintetico. L’utilizzo di un materiale geotessile serve per migliorare le prestazioni della pavimentazione e renderla più durevole e resistente nel tempo. Questo strato filtrante serve anche per dividere strati di materiali diversi e ripartire in modo più uniforme i carichi che gravano sulla pavimentazione. Le pavimentazioni drenanti, infine, possono avere diverse forme, sia grigliati che lisce e compatte. IPM GeoDrena® è un sistema ad altissima capacità drenante, con inerte naturale a vista di pregio, privo di resina epossidica e poliuretanica particolarmente indicato per pavimentazioni outdoor. Articolo aggiornato Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
29/03/2024 Ogni anno 2,3 miliardi tonnellate spazzatura, torna Giornata internazionale Rifiuti Zero A cura di: Tommaso Tetro Si celebra il 30 marzo l'International Day of Zero Waste: l'obiettivo è sensibilizzare le persone a ...
28/03/2024 Energia pulita: investire nelle economie emergenti può limitare il riscaldamento globale A cura di: Tommaso Tetro Solo il 15% degli investimenti totali nelle rinnovabili è destinato ai mercati emergenti. Per rispettare gli ...
21/03/2024 Emissioni gas serra, il Wwf lancia l’allarme, mentre l’UE toglie l’obbligo di riduzione per il settore agricolo A cura di: Giorgio Pirani Emissioni gas serra legate all'agricoltura, secondo il WWF le strategie dell'UE per ridurle impattano sul cambiamento ...
19/03/2024 L’importanza della chimica per la transizione energetica e per il clima A cura di: Andrea Ballocchi La chimica è fondamentale in molteplici processi e settori, con un impatto anche in termini di ...
19/03/2024 Innovare per proteggere: come la tecnologia diventa centrale nella conservazione delle foreste A cura di: Fabiana Valentini La Giornata internazionale delle Foreste è stata istituita il 21 marzo del 2012. L'obiettivo è incoraggiare ...
15/03/2024 Italia avanti con decarbonizzazione, calano emissioni CO2 e minimo fossili da 50 anni A cura di: Tommaso Tetro L'analisi dell'Enea sul sistema energetico nel 2023. E' in atto il processo di decarbonizzazione, record per ...
14/03/2024 L'Europa non è pronta al cambiamento climatico: il rapporto dell’EEA A cura di: Giorgio Pirani Cambiamento climatico: l’Europa sta registrando i più rapidi aumenti delle temperature al mondo e i rischi ...
13/03/2024 La crescita delle energie rinnovabili ha limitato l'aumento delle emissioni globali nel 2023 Un rapporto IEA rileva che la crescita delle energie rinnovabili ha limitato l'aumento delle emissioni globali, ...
13/03/2024 Direttiva Case Green: il PE approva A cura di: La Redazione Il parlamento europeo approva la Direttiva Case Green: edifici a emissioni 0 entro il 2050. Caldaie ...
12/03/2024 GBC Italia: focus sulla transizione energetica del costruito a KEY 2024 Green, smart cities e efficientamento energetico del patrimonio costruito: i temi che ha portato GBC Italia ...