Impianti fotovoltaici con il nuovo decreto FER: a chi conviene e a chi no?

Nicola Baggio, co-fondatore di FuturaSun, ha analizzato la bozza del decreto FER e ci aiuta a capire a chi conviene attendere questo nuovo provvedimento e a chi no, tra impianti fotovoltaici residenziali, non residenziali sopra e sotto i 20 kW.

Impianti fotovoltaici e nuovo decreto FER, a chi conviene?

Indice:

Il nuovo Decreto di incentivazione alle fonti energetiche rinnovabili (o Decreto FER 1) è ormai in discussione, tra bozze più o meno ufficiali, da Marzo 2018. Al momento il documento dovrebbe essere al vaglio della Conferenza Stato-Regioni per raccogliere un parere, peraltro non vincolante, prima della verifica in sede europea.

Questa lunga attesa sta creando una certa confusione sul mercato, in gran parte immotivata. Cerchiamo allora di spiegare, bozza del Decreto alla mano, a chi conviene attendere questo nuovo provvedimento e a chi no.

Una premessa vale per tutti gli impianti: i prezzi degli impianti fotovoltaici non sono mai stati così bassi come oggi. Qualsiasi sia l’impianto da fare l’investimento si aggira sempre tra 0.8 e 1.5 €/Wp. Chiavi in mano. Basti già questo a far capire che il fotovoltaico conviene.

Per gli impianti residenziali non c’è nessuna possibilità di accesso al Decreto FER, essendo il limite minimo di potenza incentivabile 20 kW. Peraltro, è di gran lunga preferibile l’attuale meccanismo di detrazione del 50% unito allo scambio sul posto che consente di valorizzare l’energia ad un prezzo maggiore di quanto previsto dal Decreto.

Gli impianti non residenziali sotto i 20 kW sono invece quasi sempre realizzati per le esigenze di autoconsumo di piccoli capannoni, ristoranti, o altre attività commerciali. Anche in questo caso, l’accesso allo Scambio Sul Posto consente un ottimo rientro, purché il dimensionamento dell’impianto sia fatto correttamente, senza sovradimensionare.

Va sempre ricordato che al tavolo imbandito dove siedono i grandi utilizzatori domestici (frigo, lavatrice, asciugatrice, …) e piccoli (luci, tv, …) la sedia più grande, quella a capotavola, è ancora vuota. Ma presto verrà occupata…dall’auto elettrica. Siamo infatti destinati ad assistere nei prossimi 10 anni, quindi certamente durante la vita del nostro impianto fotovoltaico, all’ascesa dei veicoli elettrici e con essi delle loro esigenze energetiche di ricarica.

Sopra i 20 kW c’è la possibilità di accedere al decreto. Ma ne vale sempre la pena?

No, non sempre.

In particolare, la possibilità di accedere allo Scambio Sul Posto vale anche per gli impianti tra i 20 e i 500 kW. Il meccanismo rimane maggiormente remunerativo laddove i consumi annui siano in linea con la produzione di energia dell’impianto fotovoltaico. Se questa fosse la situazione, specie per gli impianti fino a 100 kW, non avrebbe molto senso partecipare ai registri previsti dal Decreto.

Anzitutto perché, in base ai criteri gerarchici previsti dal decreto, solo determinate tipologie di siti hanno chance di entrare nei registri, come le cave dismesse per il gruppo A o gli edifici con tetto in Eternit per il gruppo A-2. Se un edificio industriale non ha il tetto in amianto allora avrà ben poche possibilità di accedere ai registri, almeno finché i contingenti di potenza non verranno aumentati. Questo avverrà alla terza asta attualmente prevista per Settembre 2019.

A chi conviene davvero?

Certamente chi si ritrova un edificio con tetto in Eternit di medio-grandi dimensioni e al tempo stesso un autoconsumo istantaneo ridotto, magari pari al 30% della produzione dell’impianto, può trovare nel Decreto FER un interessante strumento per valorizzare a prezzo fisso e per 20 anni il surplus di energia prodotta. Il piccolo bonus previsto per chi bonifica tetti in amianto, e riconosciuto su tutta l’energia prodotta, non solo su quella immessa in rete, basta a mala pena a coprire il costo del rifacimento del tetto. Tuttavia, riterrei corretto considerare anche il valore aggiunto dell’edificio che senza Eternit di certo ha un maggiore valore immobiliare.

Il vero “vantaggio” dell’avere un tetto da bonificare è la possibilità di accedere al contingente riservato A-2. Non basterà tuttavia questo criterio per essere certi di essere ammessi, ma sarà necessario aggiungere delle colonnine di ricarica per veicoli elettrici e, magari, partecipare sotto forma di aggregato di impianti.

Analogamente per le cave dismesse, che per il gruppo A rappresentano la categoria più presente sul territorio, il Decreto FER rappresenta una grande opportunità per valorizzare delle aree altrimenti di difficile ripristino se non per usi agricoli.

Tuttavia, differentemente dagli edifici con tetti in amianto, le cave spesso sorgono in zone vincolate o con una scarsa presenza di linee elettriche: tutti fattori che fanno sì che il vero banco di prova sarà presentarsi all’apertura dei registri GSE con i permessi in regola, unitamente al preventivo di connessione accettato.

Infine una terza categoria particolarmente interessata al Decreto è quella degli investitori terzi o dei fondi di investimento che grazie a questo strumento potranno tornare a realizzare impianti su superfici dove i proprietari delle stesse non sono interessati a sviluppare il fotovoltaico in proprio. Anche in questo caso la certezza ventennale dell’incentivo è un indubbio vantaggio rispetto ai contratti di PPA che hanno durate di norma inferiori ai 5 anni.

Nel complesso il nuovo Decreto FER non potrà che essere un tassello del mosaico di strumenti necessari per governare la transizione energetica, non solo verso le rinnovabili ma soprattutto verso il vettore elettrico che andrà a soppiantare sia i combustibili per riscaldamento, sia i carburanti per i trasporti.

In questo quadro, le tempistiche di attuazione diventano esse stesse fondamentali per non creare effetti negativi sul mercato.

Al tempo stesso tutti gli operatori devono essere consci che con gli attuali prezzi dei moduli fotovoltaici e degli impianti in generale, considerati i prezzi medi orari dell’energia, il fotovoltaico rappresenta già la soluzione più economica e certa per produrre l’energia di cui abbiamo bisogno.

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Nota sull’autore – Ing. Nicola Baggio

Laureato in Ingegneria Aerospaziale presso il Politecnico di Milano

Ha iniziato la sua attività nel 2004 presso il CESI (Centro elettrotecnico sperimentale italiano) nel reparto R&D.

I suoi studi sulle celle fotovoltaiche per uso spaziale hanno ricevuti numerosi riconoscimenti internazionali.

Grazie al suo know-how fotovoltaico ha ricoperto fin da subito il ruolo di Product Manager , R&D Manager e Asset Manager prima in Solon e poi in Silfab maturando così una profonda esperienza nel settore.

Co-fondatore di FuturaSun, attualmente ricopre il ruolo di CTO, Asset Manager e R&D Manager.

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