La galleria del gusto. Upcycle dell’ex macello comunale di Imola come luogo di promozione dei sapori locali

I progetti di Up-recycle permettono di riutilizzare risorse disponibili verso un bene comune più ampio e si prestano a interessanti applicazioni nell’ambito degli interventi di riqualificazione architettonica e urbana

Approfondimento realizzato in collaborazione con Architettura>Energia, centro ricerche del Dipartimento Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara.

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Viviamo in un momento di crisi e ricognizione ma, allo stesso tempo, di straordinaria opportunità, poiché molti mercati sono alla ricerca di nuovi modi per applicare le loro considerevoli energie e risorse.

Sempre più diffuso è il tentativo di agire in modo da soddisfare le esigenze di un pubblico di ampia scala, anche mondiale, affinché non solo aumentino le possibilità di successo, ma anche che quest’azione abbia valore per più persone. Questa tipologia di approccio viene chiamata “Upcycle” (up-recycle), in quanto è riutilizzo delle risorse disponibili verso un bene comune più ampio e, quindi, con un valore aggiunto. Nell’ambito degli interventi di riqualificazione architettonica e urbana, i progetti di Upcycle mirano a ripercuotersi positivamente anche a scala urbana e territoriale.

Il progetto. Potenzialità e criticità allo stato attuale

All’interno di questo contesto si colloca il progetto di riqualificazione dell’area dell’ex Macello comunale di Imola. L’immobile è, dal 2011, di proprietà della Casa vinicola Poletti ed ha un’area di 1416 mq. Lo stato attuale è piuttosto degradato poiché in disuso dal 1978. In particolare, il prospetto su viale De Amicis risulta molto deteriorato a causa dell’esposizione al traffico veicolare e dell’affissione tramite colle di manifesti pubblicitari; inoltre le coperture sono in molte parti già crollate.

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La storia di questo edificio è importante, per questo nel 2005 è soggetto a tutela. Le sue origini, infatti, risalgono al periodo tra il 1775 e il 1780 quando nacque come primo teatro cittadino, cosiddetto “ Teatro dei Cavalieri Associati”, su progetto dell’architetto Cosimo Morelli. Purtroppo questo stabile fu parzialmente distrutto da un incendio nel 1797 e, dopo numerosi dibattiti sulla sua ricostruzione, diventò una residenza privata fino a quando fu venduto al Comune di Imola che decise di trasformarlo nel nuovo Pubblico Macello, il cui progetto, affidato all’ingegnere Ercole Felici, fu considerato tanto innovativo da essere portato all’Esposizione Universale di Parigi del 1867.

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Il valore storico-artistico non è l’unico punto di forza di questo complesso. La sua posizione, infatti, può essere considerata strategica, poiché all’interno del centro storico, ma anche a pochi minuti dalla stazione ferroviaria e sulla principale direttrice di collegamento tra il centro e il casello autostradale. Inoltre, la città stessa ha una grande potenzialità in quanto è localizzata sui principali assi di collegamento regionali ed è inserita all’interno di una fitta rete di sistemi di eccellenze tra cui quello delle città d’arte, quello legato alla tradizione motoristica e quello dei percorsi enogastronomici.

Tuttavia, oggigiorno, questo edificio e tutta la zona ad esso circostante, comprendente anche le dismesse ex cantine Poletti, rimangono al di fuori delle principali dinamiche cittadine. Ciò è dovuto al fatto che queste aree inutilizzate sono fonte di degrado della qualità urbana che è già piuttosto bassa per il fatto che via Galeati (antistante all’ex macello) è adibita interamente a parcheggio e presenta numerose auto in transito che creano congestione.

La strategia. Nuovi spazi attrattivi a misura d’uomo

Per riqualificare e valorizzare questo edificio si è pensato di inserirlo all’interno di una strategia di più ampia scala che puntasse a rendere anche tutta l’area circostante nuovamente un luogo vivibile e attraente per la città.

Questa strategia prevede tre componenti: la creazione di un percorso pedonale; l’aggiunta, a questo percorso, di un sistema di arredo urbano e spazi per la socialità; il progetto di un nuovo volume che, differenziandosi e innalzandosi dall’esistente, rappresenterebbe un landmark.

Il percorso pedonale diventerebbe un collegamento tra le principali vie commerciali e il parco “Pineta 13 maggio” e si realizzerebbe spostando la maggior parte dei posti auto da via Galeati all’area delle ex cantine, chiudendo al traffico l’area antistante l’ex macello e rendendo pubblico e attraversabile questo edificio. Il sistema di arredo urbano caratterizzerebbe il percorso e costituirebbe il trait d’union tra la strada, l’ex macello, le ex cantine e il parco e, inoltre, stimolerebbe l’aggregazione generando un nuovo luogo di ritrovo. Infine, il progetto di un nuovo landmark urbano creerebbe un nuovo punto di riferimento nella città nonché una nuova attrazione turistica.

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Seguendo questa logica, all’interno dell’ex macello, attorno alla galleria centrale del piano terra, sono stati inseriti nuovi spazi d’interesse tutti legati all’enogastronomia e più precisamente al settore vinicolo, in coerenza con l’attività del proprietario e con lo scopo di rendere questo edificio un nuovo polo per la promozione dei sapori locali e regionali.

Tra questi spicca un nuovo volume sopraelevato, sede del ristorante, che sembra attraversare la preesistenza e innalzarsi da essa, rispettandone la modularità e gli allineamenti, ma mostrando, allo stesso tempo, caratteri di contemporaneità.

Il progetto a scala urbana

Il masterplan, mostra come la riqualificazione dell’area sia stata realizzata tramite un nuovo sistema urbano che si articola lungo la direttrice costituita dal tracciato delle antiche mura cittadine. Con questa strategia, il progetto vuole agire, non come elemento di separazione, ma di unione tra le due realtà contigue del centro storico e della prima espansione urbana. L’azione progettuale consiste in un segno a terra contraddistinto da un’unica tipologia di pavimentazione che si stacca cromaticamente e matericamente da quella circostante e che definisce, al contempo, gli spazi di sosta. Questo segno man mano che ci si avvicina all’elemento cardine del progetto, ovvero l’ex Macello, aumenta la sua vibrazione e assume una particolare funzione e forma tramite l’inserimento progressivamente di attraversamenti pedonali, sedute, pergolati e portali che si estendono anche nell’area delle ex cantine e nel parco prospiciente. L’area delle ex cantine Poletti è risultata ideale per il posizionamento di un grande parcheggio, di un viale alberato pedonale su cui si attestano edifici commerciali e amministrativi ed di edifici residenziali con i relativi spazi di pertinenza.

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Il progetto architettonico

In dettaglio, l’edificio dell’ex Macello, chiamato LA GALLERIA DEL GUSTO, prevede al piano terra un ambiente di distribuzione centrale pubblico su cui si attestano cinque sale polivalenti, ricavate dove è ancora evidente la struttura delle celle di mattazione e nelle quali, per enfatizzarne la modularità, si è deciso di sostituire parzialmente i muri tra gli ambienti con pannelli mobili che, in base all’occorrenza, permettono di ottenere diverse configurazioni. Sono presenti, inoltre, un bar e un punto di vendita e assaggio dei prodotti tipici regionali connotato da un nuovo volume vetrato che prende parte della corte e che ne costituisce la vetrina in cui sono esposti non solo i prodotti in vendita, bensì l’atto stesso di degustazione su tavoli e sedute.

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Al piano interrato avviene la degustazione dei vini, in particolare nei due ambienti esistenti sono collocate le cantine, mentre tra di essi, è stato progettato un nuovo spazio in cui sono state inserite due sale di degustazione sensoriale. Ognuna di queste sale presenta un pozzo di luce che scende dalla corte soprastante e che, grazie all’ambiente al suo interno, permette ai visitatori di apprezzare nelle diverse stagioni scenari, colori e profumi differenti in abbinamento a un determinato vino scelto in base al clima e ai cibi che caratterizzano quella stagione.

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Il primo piano del corpo esistente ospita gli spazi espositivi del museo,  mentre il nuovo volume il ristorante. Quest’ultimo è organizzato in modo tale da avere un blocco servizi, uno spazio di attesa e bar a sbalzo sulla corte, dal quale attraverso le vetrate si possa percepire il flusso pedonale nello spazio pubblico sottostante e una sala principale di forma allungata con ampie vetrate sia sulla corte che su viale E. De Amicis, con vista sull’area delle ex cantine.

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Efficienza energetica. Involucro e impianti

La progettazione dell’involucro edilizio è stata affrontata con lo scopo di contenere i consumi energetici e coprirli in buona parte con l’installazione di pannelli fotovoltaici integrati nella grande copertura ad unica falda rivolta a sud. Per quanto riguarda l’esistente è stato realizzato un cappotto termico interno, con tutti gli accorgimenti correlati, e i solai controterra sono stati totalmente rifatti inserendo una guaina impermeabilizzante e un isolante termico. Per quanto riguarda il nuovo volume è stato progettato un involucro che offra la migliore performance possibile compatibilmente con le scelte di carattere compositivo: l’elemento caratterizzante è il sistema di schermatura solare delle grandi vetrate realizzato con frangisole orizzontali in cotto che, diradandosi progressivamente verso il basso, conferiscono leggerezza e dinamicità al nuovo corpo di fabbrica. Strutturalmente, i frangisole sono sostenuti da montanti verticali in alluminio connessi al telaio delle vetrate continue che a sua volta è sostenuto da una struttura portante in acciaio indipendente in modo da non sovraccaricare l’esistente.

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E’ stata eseguita una stima di massima del fabbisogno energetico dell’edificio. In quanto calcolo preliminare, essa non ha valore di progetto termotecnico, ma vuole palesare l’attenzione posta al comfort, al risparmio di energia, e al maggior soddisfacimento possibile dei fabbisogni energetici dell’edificio mediante fonte rinnovabile.

Il calcolo è stato condotto col supporto del software ProCasaClima 3.0, e, parzialmente, in forma analitica. Le caratteristiche dell’involucro climatizzato considerate sono: superficie netta; superficie scambiante; volume lordo; coefficiente di forma “S/V”. Per riscaldamento, raffrescamento, deumidificazione, produzione di ACS si è ipotizzata una generazione in pompa di calore mentre l’erogazione del fluido vettore avviene attraverso un impianto radiante a pavimento, la distribuzione è a collettori e la regolazione è di tipo climatica più singolo ambiente.

L’operazione è stata svolta su due “configurazioni” differenti del sistema edificio-impianto: con e senza sistema di VMC (ventilazione meccanica controllata con elevato recupero di calore). Coerentemente, la prima delle due si caratterizza per un fabbisogno invernale notevolmente minore rispetto alla seconda (37 kWh/mqa contro 73 kWh/mqa).

Il fabbisogno termico per l’ACS è stato stimato a partire da un volume d’acqua calda richiesto in base al numero massimo di coperti del ristorante e da un salto termico cautelativo acquedotto-mandata pari a 35°C. Assumendo unitari gli altri tre rendimenti, si sono ipotizzati dei rendimenti di generazione di ampia cautela mediante i quali si è pervenuti ai fabbisogni elettrici del generatore per le utenze menzionate. Sempre con l’ausilio del software, si è stimato ed integrato al fabbisogno elettrico totale anche la domanda energetica per i circolatori, le pompe per ACS, l’illuminazione (ad alta efficienza), la forza motrice, gli ascensori e i ventilatori delle macchine di VMC (per la “configurazione” di progetto che prevede tale impianto). La richiesta totale ammonta a circa 131.000 kWh elettrici per la configurazione “senza VMC”, e 123.000 kWh per quella “con VMC”.

Infine, assumendo che l’80% della superficie totale del coperto di nuova costruzione sia interessata dall’integrazione di moduli fotovoltaici monocristallini (dimensione 105 x 156 cm, potenza 345 Wp, n° totale 166 moduli) si attesta una potenza installata pari a 57,29 kWp, a cui corrisponde(sulla base di una stima con l’applicativo PVgis) una produzione elettrica annua di circa 67.000 kWh. Ciò consente di ipotizzare che l’edificio possa coprire mediante fonte rinnovabile una quota compresa tra il 51% e il 54%.

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Epilogo

Il progetto che vede protagonista la Galleria del Gusto si pone al contempo come progetto di conservazione e di una nuova architettura, un approccio che lascia cogliere le molteplici opportunità urbane, architettoniche, sociali ed economiche che un intervento edilizio di riqualificazione è in grado di attivare all’interno del tessuto urbano. Specialmente, quando si pone come soglia e limite fra la città storica e lo sprawl, diventando quella componete di rammendo che consente di portare un colloquio fra le due realtà urbane facendole diventare un unicum. Tutto questo avviene attraverso l’architettura e la sua qualità che si manifesta alla genesi con la preesistenza, tanto radicata nella memoria della città quanto solida e massiccia nella sua volumetria, che si confronta con il nuovo corpo di fabbrica, che con le sue forme e la leggerezza data dai materiali sembra innalzarsi e smaterializzarsi all’orizzonte. Questo stato di convivenza e interazione permanente, fa sì che una parte non domini sull’altra, ma si valorizzino reciprocamente enfatizzandone le diversità.

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* Dott. arch. Serena Babini

Titolo tesi di laurea | La Galleria del gusto. Upcycle sostenibile dell’ex macello comunale di Imola come luogo promotore dei sapori locali

Relatori | Prof. Alessandro Massarente, Prof. Pietromaria Davoli

Correlatori | Prof. Filippo Boschi, Prof. Silvia Tagliazzucchi, Arch. Federico Arieti

Anno accademico | 2015-2016

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