Biogas a basso impatto ambientale dalla comune canna

Green economy ed energie prodotte in maniera alternativa

Una ricerca, recentemente pubblicata sulla rivista scientifica “Bioresource Technology”, condotta dal Land Lab (Agricoltura, ambiente, territorio) dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha dimostrato come la biomassa della canna si può dimostrare un’ottima soluzione per produrre biogas a basso impatto .

Durante recenti analisi effettuate al Centro di ricerca Interuniversitario biomasse da energia (Cribe) di San Piero a Grado (Pisa) la canna ha fatto registrare un’elevata capacità di produrre metano, in particolare se soggetta al doppio raccolto durante l’anno e può quindi costituire un’interessante alternativa all’impiego del mais, coltura annuale molto usata per la produzione di biogas, ma dal forte impatto ambientale.

La canna appare particolarmente indicata per produrre biogas nell’area mediterranea perché ha una grande potenzialità produttiva come biomassa per uso energetico ed è una specie “poliennale” e quindi resta produttiva per 10-15 anni. Richiede inoltre bassi input tecnici ed agronomici ed ha un’ottima adattabilità a terreni marginali. Non essendo utilizzata per l’alimentazione umana non sottrae terreno fertile per produrre cibo.

Il biogas è una filiera delle cosiddette “bioenergie” in crescente espansione tanto che in Italia, nel 2012, sono stati censiti 994 impianti per una potenza elettrica installata pari a 756 MWe, con un incremento rispetto al 2011 del 95%.

I ricercatori del Land Lab sotto la guida di Enrico Bonari – in particolare Giorgio Ragaglini, Nicoletta Nassi o Di Nasso, Cristiano Tozzini, Elisa Pellegrino, Federico Triana, Federico Dragoni, Neri Roncucci, Elisa Corneli – studiano da anni le possibili biomasse utilizzabili per produrre energia elettrica, termica e biocarburanti, ma il problema centrale resta in ogni caso la necessità di incrementare la sostenibilità delle filiere, in linea con gli obiettivi della Commissione europea ribaditi anche nel recente “pacchetto clima”, che prevede di ridurre del 40 per cento l’emissione di gas serra e di raggiungere la quota del 27% di energia prodotta da fonti rinnovabili, entro il 2030.

 

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