Ambientalisti critici su decreto legislativo Valutazione di Impatto Ambientale

20 associazioni ambientaliste denunciano la scarsa trasparenza delle procedure e la disinformazione dei cittadini sul Dlgs VIA

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Sono 20 le associazioni ambientaliste (Accademia Kronos, AIIG, Associazione Ambiente e Lavoro, CTS, ENPA, FAI, Federazione Pro Natura, FIAB, Geeenpeace Italia, Gruppo di Intervento Giuridico, Gruppi di Ricerca Ecologica, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Marevivo, Mountain Wilderness, Rangers d’Italia, SIGEA, VAS, WWF) che hanno scritto Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, evidenziando le criticità dello schema di decreto legislativo della riforma della VIA (Atto di Governo n. 401), che il Governo ha trasmesso a metà marzo e su cui le Commissioni Ambiente di Camere e Senato si esprimeranno con un parere entro il 25 aprile.

Le associazioni denunciano che il Governo non ha rispettato l’impegno assunto di escludere “le opache procedure accelerate e semplificate derivanti dalle legge Obiettivo, che tanti danni hanno creato alle casse dello Stato e all’ambiente”. Procedure poco trasparenti che invece vengono riproposte e addirittura estese a tutte le opere, non solo alle infrastrutture strategiche.

Dopo aver già inutilmente chiesto audizioni ai presidenti delle due Commissioni Ermete Realacci alla Camera e Giuseppe Francesco Marinello al Senato, oggi le associazioni ambientaliste chiedono al Governo un intervento che garantisca maggiore trasparenza e partecipazione del pubblico e degli enti locali e al Ministero dell’Ambiente l’apertura di un tavolo di confronto tecnico con le organizzazioni della società civile sulla nuova normativa.

In particolare nel comunicato si fa notare come come sia stato tradito lo spirito della Direttiva 2014/52/UE che l’AG n. 401 intende recepire, che dovrebbe rafforzare i capisaldi della procedura di VIA per renderla più trasparente, tramite un rafforzamento della qualità delle informazioni rese disponibili al pubblico per favorirne la sua partecipazione. Purtroppo le modifiche introdotte vanno proprio nella direzione opposta: “non fornendo informazioni adeguate e complete al pubblico, né garantendo la sua effettiva partecipazione, rendendo più opaca, approssimativa e fallace la nuova procedura, rispetto a quella vigente, favorendo, ogni volta che sia possibile, il proponente il progetto”.

Nella lettera le associazioni ambientaliste rilevano: “Il modello seguito nell’AG n. 401 nella modifica delle procedure di VIA vigenti ricalca per molti versi l’impostazione dalla normativa speciale per le infrastrutture strategiche derivante dalla legge Obiettivo, che sia la legge delega 11/2016, che il nuovo Codice Appalti (DLgs n. 50/2016) hanno inteso espressamente superare considerati i danni provocati dal 2001 al 2015 – come è stato ricordato a suo tempo dal Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio e dal presidente dell’ANAC, Raffaele Cantone -.”

Tra i punti più critici le associazioni contestano: “la scelta contenuta nell’AG n. 401 di effettuare la valutazione di impatto ambientale sul progetto di fattibilità, invece che su quello definitivo, con un blando monitoraggio delle condizioni ambientali contenute nel provvedimento di VIA nelle fasi successive di progettazione, sottrae informazioni fondamentali al pubblico (sul dettaglio tecnico del progetto e sugli impatti sull’ambiente e sulle aree a vario titolo vincolate) e impegna, con un primo atto autorizzativo, l’amministrazione pubblica competente nei confronti del proponente con il rischio concreto (come è avvenuto nei 15 anni di applicazione della legge Obiettivo) che si abbiano variazioni, anche sostanziali, del progetto, dei relative impatti ambientali e delle misure di compensazione e mitigazione necessarie. Variazioni che fanno lievitare i costi delle opere provocando un danno erariale allo Stato, nonché danni all’ambiente e alla comunità.

Per questo le associazioni ambientaliste chiedono nella loro lettera al Ministro del’Ambiente un serio e radicale ripensamento su molte delle disposizioni dell’AG n. 401 che, invece di costituire quel passo avanti, atteso e perseguito dal legislatore comunitario, costituiscono un passo indietro anche rispetto allo stesso testo vigente del DLgs n. 152/2006 (Testo Unico sull’Ambiente).

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