Calcolo delle prestazioni energetiche, l’Unicmi chiede di togliere il coefficiente H’t

L’Associazione chiede l’avvio di un tavolo tecnico con il Mise per cercare soluzioni che sostengano il comparto industriale italiano delle facciate continue

L’Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche, dell’Involucro e dei serramenti – UNICMI, ha presentato una mozione, che sarà trasmessa per condivisione agli organismi di rappresentanza degli Architetti e degli Ingegneri oltre che alla Presidenza dell’ANCE, per lo stralcio del coefficiente globale di scambio termico H’t per le parti di involucro vetrato, introdotto dal Decreto “Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici” del 26/06/2015.
In una nota si legge che “L’introduzione del coefficiente H’t rischia non solo di provocare gravi conseguenze per il comparto industriale italiano delle facciate continue (un settore che vale 500 milioni di euro di fatturato del Made in Italy nel mondo e oltre 1 miliardo di euro rappresentato dall’indotto della filiera industriale dell’involucro) ma anche di porre enormi limiti progettuali all’architettura e di condizionare i valori del mercato immobiliare italiano”.
Vari i punti critici riscontrati rispetto al giusto principio di efficienza energetica dell’involucro. Innanzitutto il limite per il coefficiente H’t è significativamente basso e difficilmente raggiungibile con i sistemi di facciate continue, anche le più avanzate, attualmente utilizzate nel settore delle costruzioni. Questo comporta un aggravio di costi significativo, difficilmente giustificabile dal miglioramento prestazionale della facciata in un’ottica di costi/benefici e di tempi di ritorno dell’investimento.
Dal punto di vista esclusivamente prestazionale, un valore di H’t molto basso potrebbe inoltre non essere garanzia di efficienza energetica dell’edificio. Uno scambio termico eccessivamente basso, potrebbe risultare critico in edifici ad uso terziario e commerciale, impedendo lo smaltimento di carichi interni, che graverebbero quindi sull’impianto di condizionamento.
Il coefficiente H’t così definito è da applicarsi su nuove costruzioni o ristrutturazioni indipendentemente dalla destinazione d’uso e dalla tecnologia costruttiva adottata. “Questa concezione è limitativa e anacronistica, poiché non è pensabile che edifici a torre o per uffici debbano obbligatoriamente essere realizzati con sistemi a cappotto di notevole ingombro e superficie e (poche) triple vetrate, che costituirebbero peraltro un incremento dei carichi gravanti sulla struttura portante dell’edificio, con le relative conseguenze, soprattutto se già esistenti”.
Il grande rischio segnalato dall’Unicmi è che committenti e investitori, scoraggiati da probabili extra-costi, rinuncino a intervenire sul patrimonio edilizio esistente. “Fra la committenza, sta infatti passando il pericoloso concetto per cui il legislatore, fissando un’asticella troppo alta e onerosa, scoraggi e blocchi gli interventi con richieste ‘estreme’ e difficilmente sostenibili finanziariamente, piuttosto che incoraggiare efficientamenti più graduali, con obiettivi realistici e realizzabili”.

L’Assemblea UNICMI oltre allo stralcio coefficiente globale di scambio termico H’t, propone l’avvio di un tavolo tecnico di confronto con il Ministero dello Sviluppo Economico finalizzato ad una analisi della tematica e alla ricerca di soluzioni condivise e sostenibili.

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