Dossier Legambiente sui sussidi alle fonti fossili

L’associazione chiede trasparenza da parte del governo, dell’Autorità per l’energia e della neonata Autorità dei trasporti

Legambiente nel Rapporto Stop sussidi alle fonti fossili fa un’analisi dettagliata delle principali voci di sussidio alle fonti fossili nel nostro paese, con importi e riferimenti di legge, per evitare che, in Italia, si continui a negarne l’esistenza. L’Associazione sottolinea infatti che nel documento di Strategia Energetica Nazionale approvato nel 2013, il tema dei sussidi alle fonti fossili addirittura non compare. 

 “E’ inaccettabile che nel nostro paese la contabilità dei sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili non esista – sottolinea il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – e che vi sia una censura su questi numeri da parte del governo e dell’Autorità per l’energia, che in questi anni hanno avuto ben altro atteggiamento nei confronti degli incentivi alle fonti rinnovabili. Persino nei report internazionali la nostra situazione viene rappresentata come quella di un paese che ignora i dati o li censura. Chiediamo al governo un’operazione di trasparenza – dice Cogliati Dezza – e poi di avere il coraggio e la lungimiranza di mettersi a capo di una coalizione internazionale per cancellare questi sussidi”.

Nella Conferenza sul clima che si è conclusa a Lima, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha affermato che “Esiste ancora una possibilità di restare al di sotto della soglia dei 2 gradi di aumento della temperatura. Abbiamo un anno per esercitare la nostra azione collettiva ed essere all’altezza delle nostre responsabilità di fronte al cambiamento climatico”.

Decidere di annullare i sussidi rappresenta una straordinaria occasione sia per dimostrare che si vuole sul serio fare della green economy, la strada maestra per uscire dalla crisi, ancor di più in un paese come l’Italia che è importatore di fonti fossili.

La spesa nazionale per l’approvvigionamento di energia dall’estero, sottolinea il Rapporto, costituita dal saldo fra l’esborso per le importazioni e gli introiti derivanti dalle esportazioni, nel 2013 è stata pari a 55,8 miliardi di euro (era di 64,8 miliardi nel 2012 e 62,7 nel 2011).

Risorse pubbliche tali da meritare di entrare pienamente nel dibattito affinché si possano riorientare verso interventi realmente utili, capaci di contribuire alla sicurezza del territorio con interventi di adattamento ai cambiamenti climatici e di aiutare le famiglie attraverso l’efficienza energetica. Invertendo un trend che ha visto la spesa annua delle famiglie per l’elettricità passare dal 2003 a oggi da 338 a 521 euro, con un aumento quasi del 54%. In particolare, è lievitata la voce legata al prezzo delle fonti fossili, passata da 106,6 euro a 293,96. “Negli ultimi due anni, però, tutta l’attenzione mediatica e politica – si legge nel comunicato – si è concentrata sul peso crescente della componente legata agli incentivi alle rinnovabili. Fonti energetiche che – contrariamente a quelle fossili che inquinano l’aria, danneggiano la salute e sono la principale causa dei cambiamenti climatici – contribuiscono a ridurre i gas serra e stanno dando prova di funzionare davvero, visto che nei primi 10 mesi del 2014, con 87 TWh generati, hanno garantito in Italia il 34% della domanda dei consumi elettrici e raggiunto il 39% della produzione netta”.

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