Economia circolare, dalla Commissione nuove misure per la crescita sostenibile

Il nuovo pacchetto adottato dovrebbe stimolare la crescita economica sostenibile e la creazione di nuovi posti di lavoro

La Commissione Europea ha adottato un nuovo e ambizioso pacchetto di misure sull’economia circolare con l’obiettivo di aiutare le imprese e i consumatori europei a effettuare la transizione verso un’economia circolare e forte, che permetta di rafforzare la competitività, creare posti di lavoro e generare una crescita sostenibile. Si tratta, nelle intenzioni dei legislatori, della più importante normativa ambientale varata dall’Unione negli ultimi anni; in particolare attraverso un maggior ricorso al riciclaggio e al riutilizzo, le azioni proposte costituiscono “l’anello mancante” nel ciclo di vita dei prodotti, a beneficio sia dell’ambiente che dell’economia. Si trarrà così il massimo valore e il massimo uso da materie prime, prodotti e rifiuti, promuovendo risparmi di energia e riducendo le emissioni di gas a effetto serra. Le proposte della Commissione riguardano l’intero ciclo di vita: dalla produzione e il consumo fino alla gestione dei rifiuti e al mercato per le materie prime secondarie. La transizione sarà finanziata dai fondi SIE, da 650 milioni di EUR provenienti da “Orizzonte 2020” (il programma di finanziamento dell’UE per la ricerca e l’innovazione) e da 5,5 miliardi di EUR provenienti dai fondi strutturali per la gestione dei rifiuti, e mediante investimenti nell’economia circolare a livello nazionale. Porterà per il settore produttivo risparmi pari a 600 miliardi di euro e circa il 2-4 % di taglio annuale di emissioni climalteranti.

Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente ha così commentato: “Il pacchetto europeo sull’Economia Circolare è una base strategica per il futuro, ambiziosa e pienamente coerente con gli elevati target fissati dall’Ue per la Cop21 di Parigi. L’Italia lavorerà su questo provvedimento con spirito propositivo, consapevole delle sue criticità e dei suoi punti di forza, nell’ottica di accelerare la transizione economica verso un modello pienamente circolare, che punti sulla leva ambientale per generare crescita sostenibile e nuove opportunità lavorative. Sull’efficienza energetica, gli obiettivi di riciclo e rigenerazione, cosi come in materia di progettazione eco-compatibile e di riduzione drastica degli sprechi alimentari, vediamo già molte buone proposte: la definizione di un testo in grado di indirizzare l’economia europea in senso circolare – conclude Galletti – sarà il grande obiettivo del nostro Continente nel post Conferenza di Parigi”.

Il primo Vicepresidente Frans Timmermans, responsabile per lo Sviluppo sostenibile, che ha presieduto il gruppo centrale di coordinamento del progetto, ha dichiarato: “Il nostro pianeta e la nostra economia non sopravviveranno se continueremo a seguire i dettami del “prendi, trasforma, usa e getta”. L’economia circolare si prefigge di ridurre i rifiuti e proteggere l’ambiente, ma presuppone anche una profonda trasformazione del modo in cui funziona la nostra intera economia. Ripensiamo il nostro modo di produrre, lavorare e acquistare: creeremo nuove opportunità e nuovi posti di lavoro. Il pacchetto odierno propone un percorso credibile e ambizioso per una migliore gestione dei rifiuti in Europa, sostenuto da azioni che riguardano l’intero ciclo dei prodotti; contiene sia una normativa intelligente sia incentivi a livello UE che aiuteranno le imprese e i consumatori – ma anche le autorità nazionali e locali – a guidare questa trasformazione”.

La comunicazione adottata oggi comprende un calendario preciso per le azioni proposte e un piano per un quadro di monitoraggio semplice ed efficace per l’economia circolare. In particolare le azioni chiave adottate oggi o da realizzare nel corso del mandato dell’attuale Commissione includono:

  • finanziamenti per oltre 650 milioni di EUR provenienti da Orizzonte 2020 e per 5,5 miliardi di EUR dai fondi strutturali;
  • azioni per ridurre i rifiuti alimentari, compresa una metodologia comune di misurazione, una migliore indicazione della data di consumo, e strumenti per raggiungere l’obiettivo di sviluppo sostenibile globale di ridurre della metà i rifiuti alimentari entro il 2030;
  • lo sviluppo di norme di qualità per le materie prime secondarie al fine di aumentare la fiducia degli operatori nel mercato unico;
  • misure nell’ambito del piano di lavoro 2015-2017 sulla progettazione ecocompatibile per promuovere la riparabilità, longevità e riciclabilità dei prodotti, oltre che l’efficienza energetica;
  • la revisione del regolamento relativo ai concimi, per agevolare il riconoscimento dei concimi organici e di quelli ricavati dai rifiuti nel mercato unico e sostenere il ruolo dei bionutrienti;
  • una strategia per le materie plastiche nell’economia circolare, che affronta questioni legate a riciclabilità, biodegradabilità, presenza di sostanze pericolose nelle materie plastiche e, nell’ambito degli obiettivi di sviluppo sostenibile, l’obiettivo di ridurre in modo significativo i rifiuti marini;
  • una serie di azioni in materia di riutilizzo delle acque, tra cui una proposta legislativa sulle prescrizioni minime per il riutilizzo delle acque reflue.

Non completamente soddisfatta Legambiente che, attraverso le parole della direttrice generale Rossella Muroni fa notare che il pacchetto presentato oggi dalla Commissione Juncker è fortemente depotenziato rispetto al progetto iniziale: “L’obiettivo di riciclo dei rifiuti urbani, che era del 70% al 2030 nella prima proposta, scende al 65%. Calano anche l’obiettivo di riciclo degli imballaggi al 2030. Scendono anche gli obiettivi sulla riduzione del conferimento in discarica. E’ evidente che il pacchetto di misure, così com’è congegnato, non va nella giusta direzione, sia per la mancanza di misure cogenti e tempistiche strette, sia perché fissa obiettivi che in una buona parte dei paesi sono già realtà. In questo modo – prosegue Muroni – rischia di non fare scattare quella mole di lavoro e di prodotto interno lordo che la proposta intende promuovere. E’ anche un pessimo segnale rispetto alla Conferenza sul clima che si sta svolgendo a Parigi. Perché per ridurre le nostre emissioni di gas serra e contenere l’aumento della temperatura del pianeta sotto ai due gradi centigradi servono fatti e non proclami”.

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