Eolica Expo Mediterranean Expo: dalla ricerca italiana la risposta per rendere l’eolico più efficiente

Nella giornata conclusiva di Eolica Expo Mediterranean 2011 è stata di scena l'eccellenza della ricerca italiana, protagonista a livello mondiale nello sviluppo di nuove tecnologie per migliorare l'efficienza dei generatori e dei parchi eolici. In un convegno sull'argomento, Roberto Frassine, docente del Politecnico di Milano e presidente di Assocompositi, ha spiegato come l'introduzione di nuovi materiali compositi consentirà di realizzare turbine eoliche più grandi e più leggere, e quindi più efficienti. «In questo ambito l'Italia è all'avanguardia – ha spiega Frassino -, con numerosi centri di ricerca di assoluta eccellenza. In particolare, nel settore eolico, si sta cominciando a ipotizzare l'impiego di fibre di carbonio, in luogo della fibra di vetro, per realizzare le pale di grandi dimensioni, lunghe anche fino a 100 metri, per le turbine di nuova generazione da 10 MW di potenza e oltre». Una dimostrazione delle tecniche costruttive adottate è stata allestita al padiglione 6 della Fiera di Roma, allo stand di Assocompositi, dove nei tre giorni della fiera è stata realizzata una pala eolica di piccole dimensioni in materiali compositi.

Sempre dal Politecnico di Milano, Dipartimento di Energia Aerospaziale, arriva l'annuncio di una nuova tecnologia che consente di creare modelli in scala ridotta per testare in galleria del vento le prestazioni delle grandi turbine eoliche. «Il sistema è in fase di sviluppo da oltre due anni – spiega Alessandro Croce del Politecnico di Milano – ed è stato sviluppato dal nostro dipartimento in collaborazione con l'azienda produttrice Vestas. Abbiamo superato le difficoltà tecniche per conferire ai modelli in scala esattamente le stesse caratteristiche di massa e aerodinamiche dei grandi aerogeneratori e da poco abbiamo iniziato in gallerie del vento a Milano anche i test di valutazione sui comportamenti delle turbine offshore. Poter studiare in galleria del vento gli aerogeneratori consentirà non solo di progettarli meglio, ma di testare in condizioni non pericolose tutte le situazioni limite di esercizio e anche di valutare le interferenze e le turbolenze che, in un parco eolico, si stabiliscono tra le varie turbine e riducono la produzione di energia elettrica».

«Si tratta di studi fondamentali che possono essere anche assistiti da sofisticati sistemi di raccolta e interpretazione dei dati di produzione e di esercizio – ha suggerito infine Mattia Boccolini, di GL Garrad-Hassan, gruppo specializzato nell'analisi e nella consulenza sui parchi eolici -. Secondo cifre in nostro possesso, infatti, tutte le centrali eoliche del mondo, nel 2010, hanno avuto perdite di guadagni per 500 milioni di euro a causa di inefficienze. Migliorare l'efficienza può significare, per esempio per una realtà italiana con circa 180 MW di eolico installato, un aumento degli introiti di circa 450 mila euro l'anno. Fondamentali in uno scenario in cui gli incentivi all'eolico tendono a ridursi sempre di più».

Una maggiore efficienza della tecnologia è anche un passo fondamentale per superare alcune situazioni che, in questo momento, rischiano di frenare lo sviluppo dell'eolico in Italia, a partire dalla Robin Hood Tax, introdotta dalla nuova manovra economica anche nel settore della produzione di energia. «Un danno per il settore eolico, ma anche per le stesse finanze dello Stato», è il commento dato all'unisono da diversi operatori che producono energia elettrica dal vento in Italia. «Per avere un'idea del danno – commenta Luigi De Simone di Icq Holding, società che realizza e controlla parchi eolici in tutte le regioni del Centro Sud – basti pensare che il giorno successivo all'introduzione del nuovo balzello, le società italiane del settore hanno perso sulle borse ben 5 miliardi di euro in termini di capitalizzazione. Di questi, ben 1,6 miliardi hanno riguardato imprese controllate direttamente dallo Stato, con una perdita per il Tesoro che probabilmente supera i benefici stessi della misura».

Ma il problema per le aziende del settore non è soltanto quello di pagare una nuova tassa. «La cosa peggiore – sottolinea Corrado Bacco di Edens – Edison Energie Speciali – è che mancano ancora i decreti attuativi del Decreto Legislativo 28/2011, che lo scorso marzo aveva modificato l'intero scenario delle rinnovabili in Italia, eolico compreso. La norma stabilisce che dal 2013 terminerà l'attuale sistema di incentivazione, basato sui certificati verdi, ma non definisce con chiarezza da cosa sarà rimpiazzato. Sappiamo inoltre che le concessioni per l'eolico saranno assegnate con un meccanismo ad asta, ma non è ancora chiaro come sarà strutturato. Imprese come le nostre, che programmano investimenti a lungo termine, non possono lavorare in questa situazione di incertezza». «A tutto questo si aggiunge l'incredibile frammentazione normativa – aggiunge Antonio Cammisecra di Enel Green Power – che pone scenari operativi differenti non solo da regione a regione, ma perfino a livello di territorio comunale. E poi ci sono i ritardi nelle autorizzazioni: noi alla fine di quest'anno porteremo finalmente a termine l'iter per un parco eolico che abbiamo iniziato nel 2001: ben 10 anni per avere un ok dalle autorità». «Il rischio concreto – conclude Carlo Di Primio di International Power Italia, società del gruppo Gdf-Suez – è che i gruppi che operano in Italia nell'eolico si rivolgano altrove, e abbandonino l'Italia per mirare i loro investimenti altrove».

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