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Lady von der Leyen, è la risposta alle marce sul clima, per riconciliare l’economia e il Pianeta. Per l’Ue è come “l’uomo sulla Luna”. L’obiettivo è combattere l’inquinamento, creare occupazione e rafforzare l’innovazione attraverso una road map con 50 passi. In particolare con un aumento del 15% dei target di riduzione di gas serra al 2030 e una vasta mobilitazione di investimenti pubblici e privati. A gennaio il primo passo con la messa a punto di strumenti finanziari e il Fondo di transizione per smuovere 100 miliardi di euro all’anno in sette anni. Per il premier Conte “il rilancio della crescita e dell’occupazione e il sostegno alla green economy rappresentano obiettivi prioritari. L’Italia è in prima fila per la transizione energetica. Ci batteremo perché alcuni dei fondi possano essere utilizzati nei vari settori industriali, come per esempio per l’Ilva” a cura di Tommaso Tetro Indice degli argomenti: Investimenti e norme Lady Ursula Come l’uomo sulla luna I settori e le risorse L’Italia, la Germania, la Francia e la flessibilità Il vertice Ue, via libera o quasi Pochi anni ancora, trenta per l’esattezza, per un Piano che punta a un’Europa a emissioni zero entro il 2050, con un aumento del 15% dei target di riduzione di gas serra al 2030 (dall’attuale 40 al 55%), e una vasta mobilitazione di investimenti pubblici e privati per il clima e l’ambiente pari a 260 miliardi di euro all’anno. Questo il planning del Piano anti-CO2 targato Ursula von der Leyen, il Green deal della nuova commissione Ue. Investimenti e norme A gennaio il primo passo: un programma di investimenti che contemplerà anche strumenti finanziari per coinvolgere le aree europee più dipendenti dalle fonti fossili, e che prenderà il nome di Fondo di transizione equa; l’intenzione è smuovere 100 miliardi di euro in sette anni. Poi, nel 2021 toccherà alla legislazione sul clima approvata negli ultimi cinque anni, che subirà un aggiornamento. In questa fase di revisione l’Ue metterà a punto un meccanismo per tutelare l’industria europea (per i settori più sensibili alla transizione ecologica) dalla concorrenza con altri Paesi in cui i criteri ambientali sono meno severi. Lady Ursula “Sono i popoli europei che ci hanno chiamato ad un’azione decisiva sul cambiamento climatico, sono scesi in strada, e oggi siamo qui per loro, a dirgli che abbiamo ascoltato; ecco la risposta – ha detto von der Leyen presentando il Green deal al Parlamento Ue e ricordando anche i tanti ragazzi scesi in piazza per i fridays for future, il movimento ispirato alla protesta della giovane svedese Greta Thunberg – uno dei pilastri è la proposta della prima legge europea sul clima che fissa regole chiare cosicché innovatori e investitori possano programmare gli investimenti a lungo termine. L’Ue sarà un modello; ogni Paese deve trovare la sua strada ma l’obiettivo deve essere uguale per tutti e il cambiamento deve essere incoraggiato, non ostacolato. Se le aziende rispettano l’ambiente e investono in tecnologie verdi non è possibile che siano svantaggiate dalla concorrenza sleale da quelle che inquinano, per questo applicheremo un meccanismo di adattamento delle emissioni”. Nessuno resti indietro Mettendo in atto la “nuova strategia di crescita” del Green deal, con der Leyen non ha dubbi: “Dobbiamo essere sicuri che nessuno resti indietro, perché o questa strategia funziona per tutti, o per nessuno. Perciò il Meccanismo per una transizione equa ha l’ambizione di mobilitare 100 miliardi per le regioni e i settori più vulnerabili”. Il meccanismo per la transizione Si tratta di un nuovo Meccanismo che dovrà supportare il passaggio verso l’uso di fonti rinnovabili delle “regioni e dei settori più colpiti dalla transizione perché dipendono da fonti fossili o da processi che richiedono un uso intensivo del carbone”. In attesa di saperne di più, l’esecutivo ha anticipato che “userà una combinazione di diverse fonti di finanziamento: bilancio Ue, bilanci nazionali, Bei e incentivi agli investimenti privati”; ne farà parte anche il nuovo Fondo per la transizione equa che sarà “implementato all’interno della politica di coesione, e sarà accompagnato da un’assistenza tecnica su misura” e da una maggiore flessibilità nell’applicazione delle norme sugli aiuti di Stato. Lo strumento in questione sarà cofinanziato dagli Stati membri e dovrebbe attrarre nuovi investimenti sfruttando l’effetto leva dei fondi. Inoltre si continuerà a lavorare per dare “più forza alle comunità locali e regionali attraverso l’Iniziativa urbana europea e il coordinamento con il patto dei sindaci per il clima”. E in questo contesto un’attenzione particolare sarà riservata alle regioni più periferiche e alle isole tenendo in considerazione la loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici e ai disastri naturali. Come l’uomo sulla luna Per l’Europa – ha spiegato von der Leyen – il Green deal è come “l’uomo sulla Luna. Il nostro obiettivo è riconciliare l’economia con il Pianeta, e tagliare le emissioni creando occupazione e rafforzando l’innovazione”. Da una parte c’è “l’obiettivo di diventare a impatto zero per il clima entro il 2050, e dall’altra una road map con 50 azioni per arrivarci. Sono convinta che il vecchio modello di crescita basato su combustibili fossili e inquinamento sia fuori dal tempo e dal mondo. Il Green deal è un progetto ambizioso ma dobbiamo stare molto attenti a valutare l’impatto ed ogni singolo passo che intraprendiamo”. Le divisioni sul Piano Il Green deal però – come viene fatto notare da chi non crede nel Piano – nella sostanza non è ancora pieno di dettagli concreti e sta già accendendo i contrasti tra i vari Paesi, divisi su chi richiede gli aiuti ‘verdi’ e su chi li dovrà finanziare (e che non ha poi così tanta voglia di dover pagare per veder crescere altre economie). Anche sui 50 step le indicazioni sembrano ancora piuttosto vaghe. E per esempio, l’esclusione degli investimenti dal calcolo del deficit – che al momento ancora manca – è qualcosa su cui si sta già lavorando, soprattutto per rendere più digeribile questo programma. La posizione italiana è proprio in favore di quella che viene definita la “golden rule”, cioè la possibilità di slegare gli investimenti dedicati all’ambiente dal Patto di stabilità e crescita e in ogni caso per un’ampia flessibilità sulle spese ‘verdi’. I settori C’è anche spazio a una serie di azioni in tutti i settori per i prossimi due anni, dai trasporti all’agricoltura (per esempio nuovi obiettivi di riduzione di pesticidi, fertilizzanti), dall’energia (la mobilità sostenibile su tutti) all’ambiente (con una nuova strategia per la biodiversità e le foreste). Il tutto in una chiave di miglioramento dell’efficienza energetica e di incremento delle fonti rinnovabili, di riciclo per i rifiuti (anche una revisione del pacchetto dedicato all’economia circolare e al riutilizzo dei materiali), e di lotta all’inquinamento dell’aria. Le risorse Per alimentare il Fondo da 260 miliardi, la proposta della commissione è che l’Ue contribuisca con il 30% del fondo InvestEU, con il rafforzamento del Fondo di modernizzazione dell’Ets (il sistema di scambio di quote di CO2) e con la collaborazione della Banca europea degli investimenti. Il nuovo Fondo da 100 miliardi invece – ha spiegato il vicepresidente Frans Timmermans – aiuterà non solo quelli che sono ancora molto dipendenti dalle fonti fossili ma anche chi ha industrie in difficoltà o emergenze sociali, con il rischio di un aumento della disoccupazione (leggi ex Ilva, che qualche interesse in merito potrebbe averlo…). La principale regola del gioco in questo caso sarà la “solidarietà”, essenziale per affrontare la transizione ecologica, economica e sociale. L’Italia e la flessibilità “Il rilancio della crescita e dell’occupazione, soprattutto giovanile e la lotta al cambiamento climatico e il sostegno alla ‘green economy’ – rileva il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – rappresentano obiettivi prioritari e necessitano di segnali forti e chiari da parte dell’Europa. L’Italia è in prima fila per la transizione energetica, abbiamo una posizione di leadership per il Green New Deal. Ci batteremo perché alcuni dei fondi possano essere utilizzati per la transizione energetica nei vari settori industriali. L’Ilva rientra in questa logica. Per quanto riguarda le regole sulla flessibilità, quelle esistenti, siamo assolutamente favorevoli al fatto che la flessibilità venga utilizzata e spesa per gli investimenti green. L’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 è di assoluta priorità: culturale, sociale ed economica. Ma proprio per questo dobbiamo lavorare insieme per sviluppare tecnologie che facilitino la transizione climatica. Camminare fianco a fianco, ricorrendo anche a strumenti finanziari che consentano di gestire l’impatto sociale ed economico che questi obiettivi comportano. Poniamoci l’obiettivo di governare questa transizione e fare da capofila a livello globale”. La Germania con Lady Ursula “La Germania sostiene le idee che von der Leyen ha messo in campo con il Green deal – dice Angela Merkel – spero che ci sia un forte segnale affinché l’Europa diventi a impatto climatico neutrale nel 2050. Credo che il Green deal sia molto ambizioso e molto impegnativo. Oggi i leader Ue devono capire se tutti gli Stati membri possono impegnarsi per centrare l’obiettivo”. La Francia e il nucleare “Il Green deal riprende molte idee che la Francia ha sempre difeso, faremo di tutto per convincere i partner che è indispensabile – aggiunge il presidente francese Emmanuel Macron – dobbiamo trovare un buon meccanismo di transizione, il nucleare può fare parte del mix. Il bilancio Ue deve preservare le politiche che fanno la forza dell’Ue, come quelle agricole e di coesione, e poi dobbiamo finanziare il digitale, l’intelligenza artificiale, la migrazione”. Gentiloni e la crescita “La proposta fatta da von der Leyen credo sia l’unica oggi rilevante – osserva il nostrano commissario Paolo Gentiloni – l’unica che possa aiutarci a rilanciare la crescita nei nostri Paesi, a creare nuove occasioni di lavoro e a rispondere alle grandi sfide ambientali; non è una decisione che si prende in poche ore, sarà una road map, un percorso a più tappe”. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che annuncia per ottobre la prima Cop dei giovani a Milano con Greta Thunberg ospite d’onore, è soddisfatto del Green new deal europeo: avrà “un grande impatto positivo. La speranza è che questo sia veramente l’inizio della transizione ecologica per l’economia europea. L’auspicio è che, in linea con il pensiero di Gentiloni, “gli investimenti green non siano più calcolati ai fini del rispetto del Patto di stabilità. Il nostro governo ha già previsto nella legge di Stabilità 56 miliardi pluriennali per il Green deal italiano”. Per il ministro avremo una vera e propria “rivoluzione” nei trasporti e nell’industria. Ma avverte, si tratterà di “un passaggio graduale”. Il vertice Ue, via libera o quasi Dopo una lunga discussione notturna, all’indomani della proposta verde di Lady Ursula, il vertice Ue ha raggiunto un accordo a 27 per fissare al 2050 il raggiungimento dell’obiettivo della neutralità climatica dell’Unione. La soluzione è quella di un compromesso che ha consentito di superare le resistenze della Polonia; in questo modo Varsavia avrà tempo fino a giugno 2020 per decidere se aderire alla strategia destinata a fare dell’Ue la prima area al mondo a zero emissioni. Dopo la riunione, von der Leyen ha messo in evidenza come “gli sforzi da realizzare saranno enormi” ma che è necessario “trasformare questi sforzi in opportunità perché l’Ue vuole essere all’avanguardia nella lotta ai cambiamenti climatici”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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