In Italia 14,7 miliardi di euro all’anno per incentivare le fossili. E le rinnovabili?

A livello globale i sussidi destinati alle fossili sono 5 volte maggiori di quelli destinati alle fonti rinnovabili

Proprio nei giorni in cui a Parigi i capi di Stato cercano un accordo che permetta di contenere entro i 2°C l’aumento della temperatura globale, spingendo la transizione verso un nuovo modello energetico che riduca il consumo di petrolio, carbone e gas, Legambiente denuncia che, secondo uno studio del Fondo Monetario Internazionale, nel 2015 i sussidi alle fonti fossili a livello globale sono stati pari a 5300 miliardi di dollari, ovvero 10 milioni di dollari al minuto. Rispetto al 2013 sono aumentati del 10,4% (con l’Europa che supera la media generale) e il FMI prevede un ulteriore incremento dell’11,6% con ben 231 miliardi di dollari di sostegno alle fonti fossili, in un settore sempre più in difficoltà per la crescente competitività delle fonti rinnovabili.
Secondo il Rapporto Green Growth Studies Energy dell’OCSE, la dipendenza dai combustibili fossili del sistema energetico mondiale ha prodotto l’84% delle emissioni di gas a effetto serra. Eppure l’utilizzo di fonti fossili, che sono la principale causa dei cambiamenti climatici, continua a ricevere sussidi, 5 volte maggiori di quelli destinati alle fonti rinnovabili.

L’International Energy Agency stima che nei Paesi emergenti o produttori di idrocarburi le fonti fossili nel 2013 sono state aiutate con oltre 550 miliardi di dollari, quattro volte quelli arrivati alle fonti rinnovabili. Naturalmente si tratta di aiuti destinati per lo più ai produttori petroliferi, che nel 2010 hanno ricevuto il 92% dei sussidi.

I principali network ambientalisti chiedono di abolire i sussidi alle fossili e di spingere sulla decarbonizzazione delle economie per fermare la crescita delle emissioni di gas serra e contenere entro i 2°C l’aumento della temperatura globale. 

Per quanto riguarda il nostro paese, per Legambiente siamo di fronte a un gravissimo caso di censura ed è chiara la volontà di fare in modo che di questo tema non si parli principalmente per tutelare coloro che beneficiano di questi sussidi, fermando la transizione verso l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili, che nel 2014 hanno garantito oltre il 38% dei consumi elettrici. Legambiente ha contato circa 14,7 miliardi di euro di sussidi alle fonti fossili tra diretti e indiretti, in forme diverse (esoneri dall’accisa, sconti, finanziamenti per opere, ecc,) distribuiti ad autotrasportatori, centrali per fonti fossili e imprese energivore, sconti e regali per le trivellazioni.

“La prima grande questione è la trasparenza sui numeri dei sussidi: il tema non esiste nel dibattito pubblico e politico e nel documento di Strategia Energetica Nazionale approvato nel 2013 l’argomento non compare. Eppure la Commissione Europea ha inviato nel 2015 al Governo italiano (le Country Specific Reccomendations), si bacchetta il nostro Paese proprio per il ritardo nell’introdurre tasse modulate secondo il principio del “chi inquina paga”, come la carbon tax, e nel rimuovere aiuti dannosi per l’ambiente, come quelli alle fossili”.

“E’ inaccettabile – sottolinea Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – che vi sia ancora una censura sui numeri dei sussidi da parte del governo e dell’Autorità per l’energia che in questi anni ben altro atteggiamento hanno avuto nei confronti degli incentivi alle fonti rinnovabili che, come è noto, contribuiscono a ridurre i gas serra e “funzionano”.

Legambiente ha presentato tre proposte per un’Italia finalmente libera dalle fonti fossili e che guardi sempre di più alle rinnovabili e all’efficienza energetica. Prima di tutto è necessario eliminare tutti i sussidi diretti e indiretti per le fonti fossili. In particolare occorre abolire tutte le esenzioni alle accise sui prodotti energetici da sostituire con una rimodulazione, a parità di aliquota media, con una componente proporzionale al contenuto energetico e una proporzionale alle emissioni climalteranti. Le risorse generate dovranno andare all’innovazione nei diversi settori, spingere interventi di efficienza energetica, ripensare le politiche in materia di trasporti per interventi capaci di fornire un alternativa più efficiente per lo spostamento delle persone e delle merci. La seconda proposta riguarda l’introduzione di una carbon tax sulla produzione termoelettrica da differenziare sulla base delle emissioni di CO2 prodotte dagli impianti. Infine per Legambiente è fondamentale premiare l’autoproduzione da rinnovabili e la riduzione dei consumi. In questo modo diventa possibile sviluppare le rinnovabili senza incentivi e realizzare risparmi in bolletta, riducendo complessivamente la domanda di energia 

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