L’economia riparte da innovazione ed edilizia efficiente

Necessario stabilizzare gli ecobonus e definire una politica industriale legata a risparmio energetico e sostenibilità

Confindustria e Ance hanno presentato in conferenza stampa una serie di proposte congiunte per il Governo in vista della Legge di Stabilità, in grado di ridare slancio all’economia italiana, a partire da un settore strategico come quello dell’edilizia.
Secondo i dati Ance, tra il 2007 e il 2014 il settore delle costruzioni ha vissuto un calo degli investimenti del 34% e l’occupazione diretta, tra il 2008 e il 2014 si è ridotta del 30,5% (-470 mila unità).

Inoltre, considerando che il patrimonio immobiliare italiano è vecchio ed energivoro, è necessario puntare sulla riqualificazione edilizia ad alta efficienza energetica, capace di migliorare la qualità della vita dei cittadini e di garantire sviluppo e occupazione.

Confindustria ed Ance ribadiscono che le costruzioni, oggi e ancor più in prospettiva, sono una filiera industriale tecnologicamente avanzata e in grado di rispondere ai nuovi bisogni immobiliari, residenziali e non-residenziali; un’industria orientata alla qualità, all’efficienza, alla sostenibilità e all’innovazione, più al recupero che al consumo del territorio. “Il pacchetto di proposte che qui presentiamo insieme a Confindustria, ha sottolineato il presidente di Ance, Claudio De Albertis, mira proprio a cogliere questi importanti obiettivi, utilizzando la leva fiscale per ridurre il consumo di energia e promuovere la competitività delle imprese. Dobbiamo incentivare un processo di sostituzione di tutti quegli edifici che, costruiti  prima degli anni ’70, sono obsoleti ed energivori”. Di qui la proposta di detassare l’acquisto di case ad alta efficienza energetica, di estendere al 2016 il bonus del 65% per la riqualificazione energetica e introdurre un’imposta di registro fissa per chi rottama un vecchio edificio”.

“La ripresa è dietro l’angolo e noi vediamo con ottimismo alle prossime sfide del mercato perché le imprese che ce l’hanno fatta sono ben attrezzate e sono consapevoli della necessità di promuovere un processo di industrializzazione dei propri prodotti che, allo stesso modo di quanto avviene in altri settori industriali, hanno una data di produzione e una di scadenza, con costi di esercizio e di gestione ben precisi”, aggiunge De Albertis.

Ance e Confindustraia plaudono alla proposta del Governo di eliminare la TASI sulla prima casa, ma sottolinenao che si tratta del primo passo di un lungo percorso a sostegno del settore immobiliare. I due presidenti, Giorgio Squinzi e Claudio De Albertis, sono concordi nel sostenere la necessità che il governo definisca una vera e propria strategia fiscale che incentivi il mercato immobiliare e gli investimenti in efficienza energetica, poiché sostenere una produzione edilizia ad alto contenuto tecnologico, per i suoi effetti positivi, è in grado di innescare una vera e propria “crescita industriale”.

Le proposte di Ance – Confindustria:

Incentivi al mercato residenziale e alla riqualificazione urbana. Si propone di introdurre forme di parziale detassazione degli acquisti di abitazioni nuove in classe energetica elevata effettuati fino al 2018, anche in un’ottica di equiparazione fiscale dell’acquisto del «nuovo», all’acquisto dell’«usato». Si potrebbe riconoscere all’acquirente un credito d’imposta pari al 50% dell’IVA pagata sull’acquisto. Contestualmente, sempre per gli acquisti effettuati sino al 2018, dovrebbe prevedersi l’esenzione triennale dall’IMU, dalla TASI o dalla futura “Local tax”.

Nell’ottica, poi, di incentivare la “rottamazione dei vecchi fabbricati” e la loro sostituzione con edifici di “nuova generazione”, si propone l’applicazione, a carico delle imprese acquirenti, delle imposte di registro, ipotecaria e catastale in misura fissa (pari a 200 euro ciascuna, per un totale di 600 euro, anziché la misura ordinaria del registro pari al 9% del valore dichiarato nel rogito più 100 euro di ipotecaria e catastale), a condizione che le imprese acquirenti si impegnino alla riqualificazione energetica degli stessi e alla conseguente reimmisione sul mercato entro 5 anni.

Bonus ristrutturazioni ed efficienza energetica: Il settore dell’edilizia, negli anni di crisi, ha tratto un sostegno indispensabile dalle misure volte alla riqualificazione del patrimonio abitativo; misure che hanno anche favorito l’emersione del sommerso. Le stime relative all’andamento delle ristrutturazioni indicano una crescita del 2% nel 2015 rispetto al 2014. Alla luce di tale trend e degli obiettivi sui cambiamenti climatici, è essenziale estendere anche per il 2016 il bonus del 65% per la riqualificazione energetica degli edifici e stabilizzare il potenziamento del bonus per le ristrutturazioni edilizie.
Nelle stime del Governo operate con la Legge di Stabilità 2015, gli effetti finanziari complessivi delle proroghe agli incentivi per interventi edilizi e di efficientamento producevano un recupero di gettito pari a 19 milioni di euro.

Sostegno degli investimenti in efficienza energetica di imprese e pubbliche amministrazioni: gli obiettivi assunti dall’Italia in materia di cambiamenti climatici e di riduzione delle emissioni di CO2 possono essere favoriti da un meccanismo che promuova gli investimenti in nuove tecnologie da parte di imprese e pubbliche amministrazioni. Confindustria e ANCE propongono di potenziare il meccanismo già collaudato della nuova Sabatini, incentivando in termini addizionali anche il profilo dell’efficienza energetica del rinnovo di impianti, macchinari e attrezzature, attraverso l’opportuno adattamento delle norme che regolano l’incentivo, sia dal punto di vista dei beni agevolabili che del meccanismo di funzionamento.

Per quel che riguarda l’efficienza energetica del patrimonio pubblico, si dovrebbe puntare all’ampliamento dell’utilizzo delle Energy Service Company (ESCo), ovvero dei soggetti specializzati nella realizzazione di progetti complessi di efficientamento energetico degli edifici. Lo stesso strumento potrebbe favorire interventi complessi di efficienza energetica anche nel patrimonio privato.

Rent to buy: le misure di natura fiscale adottate per agevolare le formule contrattuali del rent to buy, quali valide modalità alternative all’acquisto immediato della proprietà, sono oggi limitate agli alloggi sociali. Bisognerebbe estenderne l’ambito applicativo a tutte le formule miste di locazione/vendita. Si tratta di strumenti che favoriscono, soprattutto nell’attuale congiuntura economica, l’acquisto della prima casa e, al contempo, incrementano la domanda nel mercato immobiliare con positivi effetti sul gettito erariale e sull’occupazione. Per incentivare tali formule contrattuali occorre superare l’attuale trattamento fiscale che, invece, tende ad ostacolarne l’utilizzo, in quanto il momento impositivo è anticipato rispetto al momento di effettivo trasferimento della proprietà. 

Deducibilità dell’IMU dalle imposte sui redditi e dall’IRAP: la limitata deducibilità dell’IMU (per il 20%) dalle sole imposte sui redditi e la sua totale indeducibilità dall’IRAP pone problemi di incostituzionalità per contrarietà al principio di capacità contributiva. Secondo tale principio, infatti, tutti i costi compresi quelli fiscali che gravano sull’impiego dei fattori produttivi e che sono necessari per la produzione del reddito o del valore aggiunto, devono essere considerati rilevanti in sede di determinazione dell’effettiva ricchezza o valore aggiunto prodotti dall’impresa.

Esenzione IMU e TASI delle aree fabbricabili e degli immobili invenduti e non locati dalle imprese di costruzione (“immobili merce”). Le imposte patrimoniali, IMU e TASI, colpiscono anche le aree ed i fabbricati costruiti per la vendita e inutilizzati delle imprese di costruzione, colpite doppiamente sia dalla crisi del mercato, che dall’imposta su beni invenduti.
L’esclusione dell’IMU per i fabbricati costruiti per la vendita (in vigore da dicembre 2013) non si applica, infatti, alle aree destinate alla costruzione, facenti parte anch’esse del “magazzino” delle imprese edili. Si tratta di aree costituenti “beni merce” delle imprese di costruzione, per le quali, così come per i fabbricati destinati alla vendita, è illegittima la tassazione IMU. Per quanto attiene alle aree, poi, la TASI si aggiunge all’IMU, con un’evidente duplicazione d’imposta. Allo stesso modo, l’introduzione della TASI ha comportato effetti deleteri su tutti i “beni merce” delle imprese di costruzioni, sui quali è stata sostanzialmente reintrodotta un’imposta patrimoniale, camuffata da imposta sui servizi, tra l’altro non fruiti da tali fabbricati.

Macchinari imbullonati: modificare la disciplina catastale (articolo 1- quinquies del DL n. 44/2005), per definire regole più chiare per la determinazione della rendita catastale degli immobili produttivi speciali appartenenti ai gruppi catastali D ed E, mediante stima diretta. La misura sarebbe volta a specificare che sono esclusi dalla rendita catastale i macchinari, i congegni, le attrezzature e gli altri impianti funzionali allo specifico processo produttivo. Le nuove regole dovrebbero applicarsi alle variazioni catastali successive alla data di entrata in vigore delle nuove disposizioni, ciò al fine di non impattare sui bilanci pubblici.

Incentivi fiscali per il recupero a fini produttivi di immobili dismessi: in seguito alla crisi è enormemente cresciuto il patrimonio immobiliare delle imprese inutilizzato stimabile in circa 100 mila capannoni non impiegati nell’attività produttiva. Al fine di favorire il riutilizzo del capitale immobiliare inutilizzato, anche in relazione agli obiettivi di riduzione del consumo del suolo, Confindustria propone un abbattimento totale dell’IMU sugli immobili industriali acquistati o affittati per uso produttivo perla fase di avviamento (ad esempio 3 anni dalla data di acquisto). In alternativa è riconosciuto al soggetto acquirente o locatario di un immobile dismesso un credito di imposta a valere sull’IRES e sull’IRAP generate sul reddito prodotto dall’impresa acquirente.

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