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A cura di:La Redazione Indice degli argomenti: Povertà energetica, cos’è Quanti italiani colpisce L’efficienza energetica in edilizia può ridurre la povertà Un grave problema colpisce oltre 2,3 milioni di italiani. Si chiama povertà energetica ed è un fenomeno che nel nostro paese continua ad aumentare, anche se non è conosciuto molto. Cresce però la consapevolezza in tutta Europa e la Commissione europea ha sostenuto la nascita di una rete specializzata di soggetti esperti che possano lavorare a comprenderlo, monitorandolo costantemente. Per questo è nato l’EU Energy Poverty Observatory con cui collabora il Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE), organismo che ha già pubblicato due Rapporti sulla situazione in Italia. Povertà energetica, cos’è Ma cos’è esattamente l’energy poverty? A livello europeo si è cercato di definirla attraverso due concetti alternativi. Nel primo caso indica la difficoltà di una famiglia ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici; nel secondo “l’acquisto dei servizi energetici cui necessita, implica una distrazione di risorse (in termini di spesa o di reddito) superiore a un valore socialmente accettabile”. Si tratta di un problema considerevole, perché l’energia, tanto quanto lo sono la casa, il cibo e le bevande, è un merit good, ovvero “un bene il cui consumo determina esternalità positive così rilevanti da farne considerare opportuno l’accesso indipendentemente dalla capacità di pagare dell’individuo”. In pratica, riscaldamento, raffreddamento, illuminazione ed energia per gli elettrodomestici sono ritenuti servizi essenziali per garantire un tenore di vita dignitoso e la salute dei cittadini. D’altronde, chi di noi potrebbe farne a meno? Ci sono poi almeno due ragioni per cui la povertà energetica merita un’attenzione particolare, ragioni collegate ai cambiamenti climatici e alla transizione energetica. Quanti italiani colpisce Secondo gli ultimi dati pubblicati da ENEA per il Rapporto annuale dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE), fra il 2016 e il 2018 sono aumentate di 40mila le famiglie colpite da energy poverty, una crescita dello 0,1% annuo. Significa che ne soffrono quasi nove famiglie su cento, più precisamente l’8,8% del totale. I dati, elaborati utilizzando l’indice del PNIEC, il Piano Nazionale Energia e Clima, evidenziano che la situazione è particolarmente sensibile nelle regioni del Sud (soprattutto Campania, Calabria e Sicilia dove la percentuale delle famiglie in povertà energetica varia dal 13% e il 22%), nei piccoli centri, nelle famiglie di più di 5 persone, in quelle in cui il capofamiglia ha meno di 35 anni o è una donna di più di 50 anni. L’efficienza energetica in edilizia può ridurre la povertà Posta questa situazione e definito il problema, occorre cercare di risolverlo. E qui gli interventi pensati nei vari Paesi europei si sono concentrati su tre categorie: azioni per l’efficienza energetica delle abitazioni; azioni per la riduzione dei prezzi finali; azioni per il sostegno al reddito. Focalizziamo l’attenzione sugli interventi di efficientamento energetico delle abitazioni. Essi sono particolarmente importanti, specie per chi versa in energy poverty in aree dalle condizioni climatiche particolarmente avverse per buona parte dell’anno, ma molto può esser fatto nella direzione del risparmio energetico anche nelle altre aree.Tra gli strumenti adottati per elevare l’efficienza energetica delle abitazioni si segnalano i regolamenti che rendono obbligatori standard costruttivi nelle abitazioni nuove e sussidi per i miglioramenti nell’efficienza energetica dell’abitazione. Altrettanto importanti possono rivelarsi meccanismi che prevedono l’installazione di sistemi di riscaldamento/impianti elettrici efficienti da parte dei fornitori del servizio ed i cui costi sono ripagati dai consumatori nel tempo attraverso il contratto di fornitura. Può contribuire a migliorare la situazione istituire energy tutor in grado di consigliare specifiche azioni da effettuare per migliorare l’efficienza energetica dell’abitazione. Si segnalano anche le azioni suggerite ai proprietari di case volte a ridurre i costi dell’investimento – come le detrazioni fiscali per riqualificazione energetica e per ristrutturazioni – oppure a qualificare l’investimento effettuato: in questo caso un esempio potrebbe essere il rilascio di certificati di efficienza energetica a seguito dell’intervento, utili per l’affitto della proprietà. “Ad oggi – sottolinea Ilaria Bertini, direttrice del dipartimento ENEA per l’Efficienza energetica – possono contribuire a contrastare questo fenomeno le detrazioni fiscali per la riqualificazione degli immobili (Ecobonus e Superbonus 110%) e il Conto Termico. Un ulteriore impulso è atteso dal Recovery Plan, nel quale al momento sono previsti circa 30 miliardi di euro in progetti di efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”. Articolo aggiornato Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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