Il riscaldamento degli edifici maggior responsabile dell’inquinamento

Il patrimonio edilizio in Italia è responsabile di più del 50% delle emissioni, quali sono gli interventi possibili per migliorare ambiente e qualità della vita

Il riscaldamento degli edifici maggior responsabile dell'inquinamento 1

In occasione della 4a edizione del forum Energia di ENGIE “Rigeneriamo le città. Migliorare la qualità dell’aria con l’efficienza energetica”, il Politecnico di Milano ha presentato uno studio dedicato all’inquinamento in 5 città italiane, in particolare al ruolo delle tecnologie per il riscaldamento delle abitazioni e ai sistemi di trasporto sulla qualità dell’aria.

Per quanto le politiche nazionali sembrino maggiormente concentrate sulla mobilità, in realtà bisognerebbe impegnarsi di più sugli edifici, responsabili di più del 50% delle emissioni di CO2.

È verosimile che nei prossimi anni le emissioni dei sistemi di trasporto urbano continueranno a ridursi, grazie all’adozione di veicoli sempre meno inquinanti o ibridi, in modo molto più rilevante rispetto a quelle degli impianti termici, grazie ai provvedimenti normativi finalizzati alla riduzione del parco circolante più inquinante.

Considerando che in Italia il 56% degli edifici è nella classe di efficienza energetica più bassa (G) e solo il 2% in classe A, è dunque evidente che nel nostro paese sia una proprità l’intervento per efficientare i sistemi di riscaldamento degli edifici, per ridurre l’emissione di CO2, migliorare la qualità dell’aria, proteggere la salute dei cittadini.

A livello europeo l’Unione europea ha da tempo definito delle politiche specifiche per l’efficienza energetica degli edifici tra cui la 2012/27 UE approvata lo scorso giugno dal Parlamento europeo.

Dall’analisi del Politecnico sui dati delle città di Milano, Genova, Firenze, Parma e Perugia, emerge che, pur con alcune differenze per le singole specificità tra i Comuni oggetto d’analisi, il parco edilizio è vetusto, circa il 55% delle abitazioni ha infatti più di 40 anni, e gli impianti termici sono responsabili di una percentuale molto alta di emissioni giornaliere di CO2 che, in inverno, varia tra il 47 e il 75%. E’ significativamente alto anche il ruolo degli impianti di riscaldamento degli edifici rispetto alle emissioni giornaliere nei mesi freddi di particolato PM10 e PM2,5, i maggiori inquinanti a livello locale.

Lo studio ha anche stimato il bilancio costi-benefici collegato alla scelta di sostituzione degli impianti di riscaldamento degli edifici con sistemi ad alta efficienza energetica. Sono state analizzate tre diverse soluzioni per l’efficienza energetica: caldaie a condensazione, pompe di calore e sistemi di telecontrollo. Dall’analisi emerge che potrebbero esserci importanti diminuzioni delle emissioni nei mesi invernali fino a circa il 30% per la CO2 e fino al 50% per le emissioni di particolato, soprattutto laddove ci siano impianti a legna.

Nella città di Milano, ad esempio, sostituendo il 10% circa degli impianti più vecchi e meno efficienti con impianti più moderni (caldaie a gas a condensazione e pompe di calore), si otterrebbe un contributo in termini di riduzione di emissioni giornaliere analogo ad un blocco del traffico per 6 settimane.

A ciò va aggiunto che i tempi di ritorno dell’investimento su interventi di efficientamento di questo tipo non sono eccessivamente lunghi, si va dai 6 ai 12 anni, anche se l’indicatore considera solo il risparmio economico nei consumi e non altre esternalità in termini ambientali e di salute per gli abitantio delle città.

Per migliorare la qualità dell’aria intervenendo nell’efficientamento energetico degli edifici è necessario un approccio integrato che preveda  norme certe, semplificazione della burocrazia e un piano di sviluppo edilizio che abbia chiari obiettivi di riqualificazione del parimonio edilizio esistente.

Dalla giornata di lavori è emerso che interventi, anche limitati, sui sistemi di riscaldamento e condizionamento degli edifici, nei soli 20 capoluoghi di Regione, diminuirebbero le emissioni dal 10% al 50% creando ricadute positive sulle imprese Italiane attive nella filiera dell’efficienza energetica sino a 1 miliardo di euro di volume d’affari.

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