Si dimette Federica Guidi travolta da scandalo petrolio

Intercettata mentre rassicura il compagno Gianluca Gemelli sull’approvazione di un emendamento favorevole all’impianto in Basilicata

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Sullo sfondo del referendum antitrivelle del 17 aprile uno scandalo ha colpito il Governo e ha portato alle dimissioni del ministro delle Sviluppo Economico Federica Guidi, per le intercettazioni relative all’emendamento passato in Legge di Stabilità a favore dell’impianto petrolifero di Tempa Rossa in Basilicata e alla necessità di smaltire il petrolio a Taranto.

Il sito per lo sfruttamento del giacimento, su cui è attiva la Total, si estende nel territorio di vari comuni, e a regime avrà una capacità produttiva giornaliera di circa 50.000 barili di petrolio.

Il Premier Renzi non ha mai nascosto di considerare il progetto strategico per l’Italia, nonostante la posizione contraria delle associazioni ambientaliste che temono gli impatti sull’inquinamento e del comune di Taranto che nel piano regolatore portuale ha vietato le opere nella raffineria Eni.

I passaggi politici

Nel corso di una lunga notte durante l’approvazione dello Sblocca Italia l’emendamento del MISE, che rendeva strategico il progetto Tempa Rossa, viene ritirato e dichiarato inammissibile, ma uscito dalla porta rientra dalla finestra e nella Legge di Stabilità viene inserita una norma ad hoc per sbloccare il progetto che viene approvata con la fiducia.

Nelle intercettazioni pubblicate la ministra Guidi, informa in una telefonata al compagno Gianluca Gemelli, che ha degli interessi nel progetto, che l’emendamento è stato approvato, e “se è d’accordo Maria Elena” passerà al Senato. A sua volta Gemelli scrive un messaggio al dirigente della Total per rassicurarlo che Tempa Rossa sia stata inserita come emendamento del Governo nella Legge di Stabilità.  

Se Federica Guidi si è dimessa, si apre il capitolo dedicato al ministro delle Riforme Boschi coinvolta dalle intercettazioni, che dopo lo scandalo per la banca Etruria è nuovamente nel mirino delle opposizioni, perché a quanto pare d’accordo a inserire l’emendamento in legge di Stabilità, ma che per il momento prende le distanze dalle polemiche e si dice estranea ai fatti. 

Il Premier Matteo Renzi ha intanto  assunto ad interim la carica di Ministro dello Sviluppo Economico.

L’impressione che il Governo appoggi le grosse compagnie petrolifere è sempre più forte e più chiaro l’invito di Renzi a non andare a votare il 17 aprile. E sempre più forte è il nostro sostegno al referndum anti trivelle che vi invitiamo a non saltare, votando SI’ per dare un segnale chiaro al Governo che si possa e debba puntare sulle rinnovabili.

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