V Conto energia, le reazioni delle Associazioni

Le associazioni delle rinnovabili e del fotovoltaico sono compatte nell'esprimere forti critiche ai testi definitivi del quinto Conto Energia e al Decreto per le altre rinnovabili 
 
Il Presidente di ISES ITALIA, G.B. Zorzoli parla di duro colpo alle prospettive di tutte le rinnovabili: "Il rifiuto del Governo di accogliere la quasi totalità dei miglioramenti al V Conto Energia e al Decreto sulle altre rinnovabili elettriche, proposti dalle Regioni e dalle associazioni di categoria, non si giustifica con la conclamata volontà di dare priorità alla promozione delle rinnovabili termiche e dell'efficienza energetica. Se questo fosse l'obiettivo, perché i relativi provvedimenti che, ai sensi del Decreto 28/2011, dovevano essere varati entro settembre dello scorso anno, ancora non sono pronti e supereranno quindi il già inqualificabile ritardo con cui è stato emanato il decreto sulle altre rinnovabili elettriche? Perché non si è dato vita nemmeno al fondo di garanzia, essenziale per lo sviluppo del teleriscaldamento a biomasse? Anche l'affermazione di voler lasciare maggiori margini di incentivazione all'efficienza energetica e alla produzione di calore è contraddetta non solo dall'esiguità degli incentivi specifici e del loro ammontare complessivo, che si ritrovano nelle bozze di decreto attualmente in circolazione, ma anche dal rifiuto di accettare le proposte di modifica ai decreti appena emanati che – ed erano la maggior parte – riguardavano esclusivamente la riduzione/eliminazione di ostacoli burocratici, al fine di ridurre i costi indiretti e di privilegiare le reali scelte imprenditoriali rispetto a manovre meramente speculative. Invece di un diniego, un Governo realmente interessato ad aumentare gli incentivi alle rinnovabili termiche e all'efficienza energetica a tali richieste avrebbe potuto contrapporre lo scambio fra la riduzione dei costi indiretti, prodotta dalle semplificazioni burocratiche, e una riduzione di pari entità agli incentivi per il fotovoltaico e le altre rinnovabili elettriche. Da questa vicenda ricevono un duro colpo non solo le prospettive di tutte le rinnovabili, ma, deprimendo un settore che negli ultimi anni ha svolto una funzione anticiclica, anche quelle di rilancio dell'economia italiana". 
 
Assosolare sottolinea che si tratta dell'ennesima occasione persa di valorizzare la filiera industriale,  "Venerdì sono stati firmati i Decreti Rinnovabili e Quinto Conto Energia con ulteriori sorprese per il settore delle Rinnovabili ed in particolare per quello del solare fotovoltaico. Il comparto – rimasto  palesemente inascoltato – aveva riposto le ultime razionali speranze nell'accoglimento delle richieste delle Regioni. Dalle richieste avanzate dalla Conferenza Stato-Regioni  sembrano essere scaturiti alcuni aggiustamenti peggiorativi anche rispetto alle bozze circolate lo scorso aprile.
Le tariffe sono addirittura state ulteriormente ridotte. Gli operatori affronteranno una  decurtazione del 50% rispetto a quanto si prospettava con il Quarto Conto Energia che sarebbe dovuto rimanere valido sino al 2016. Ma il problema per la filiera industriale delle rinnovabili non si ferma qui. Basta leggere le regole di accesso alle tariffe con il Registro obbligatorio per capire che le intenzioni "di semplificazione" burocratica, espresse nello stesso Decreto, risultano ampiamente smentite. Il GSE sarà nuovamente sommerso da migliaia di richieste per piccoli impianti: tutto il settore delle piccole e medie aziende, che stavano valutando la realizzazione di un impianto o di valorizzare le proprie coperture, si troveranno ben poche banche disposte a finanziarle.
L'intera struttura del Decreto genera incertezza sul risultato finale sia per l'accesso alle tariffe che per la dimensione della stessa. Gli impianti si potranno realizzare con capitali propri, ma il debito bancario dovrà aspettare la firma della Convenzione con il GSE con le tempistiche conseguenti e questo sarà purtroppo, l'unico modo per avere certezza dei ricavi futuri.
Capitolo a parte meritano le norme per i grandi impianti. In particolare per quelli di potenza superiore ad 1 MW: una "grid parity obbligata" con la scelta forzata di ricavare il corrispondente valore del "prezzo zonale orario" al posto della tariffa onnicomprensiva dal GSE, soprattutto nelle regioni del sud. Una norma che vedrà ulteriormente appesantito il GSE (che tra l'altro riceverà un contributo dai soggetti promotori che faranno richiesta di iscrizione al Registro) e che creerà ulteriore incertezza nella pur bassa redditività degli investimenti.
Se si fosse voluto favorire lo sviluppo di un mercato senza incentivi si sarebbe dovuto necessariamente accompagnare queste misure con una profonda ristrutturazione del mercato elettrico italiano, riconoscendo per tempo che è in atto su questo mercato, una profonda trasformazione per effetto dello sviluppo sia del fotovoltaico, sia delle altre fonti elettriche rinnovabili".
 
Per Agostino Re Rebaudengo presidente di Aper i nuovi decreti rappresentano una scelta recessiva per il paese: "Seppur con grave ritardo nella loro emanazione finalmente gli operatori possono conoscere i contenuti definitivi dei decreti che ridisegneranno il settore delle rinnovabili nel loro complesso, uscendo così da una situazione di totale incertezza che durava ormai da troppo tempo. Ad una prima analisi apprendiamo che, nonostante qualche lieve miglioramento, le numerose proposte sollecitate da Bruxelles, così come le richieste esplicitamente avanzate sia dalla Conferenza Unificata sia da APER, non sono state accolte se non in minima parte. Permangono infatti dei gravi elementi che ci preoccupano, a partire dall'assenza di un periodo transitorio adeguato a tutelare gli investimenti in corso fino alla mancata opportunità di sviluppo per le filiere produttive. Soprattutto rileviamo che non è stata prevista alcuna reale misura di semplificazione volta a ridurre gli "extra costi" subiti dal settore a causa della burocrazia, ma addirittura sono stati introdotti ulteriori meccanismi quali le aste, i contingenti annuali di potenza per i nuovi impianti e per i rifacimenti di quelli esistenti, l'introduzione dei registri anche per gli impianti di piccola taglia. Nessun accenno infine a politiche di supporto per il raggiungimento della grid parity: stupisce che i decreti non contemplino infatti la possibilità dell'innalzamento del limite dello scambio sul posto e l'implementazione dei SEU, che potrebbero al contrario rappresentare un nuovo paradigma di sviluppo per la generazione distribuita. Misure queste ultime che contrastano palesemente con gli obiettivi europei sia in tema di energie rinnovabili sia di efficienza energetica, e ancor di più con quelli di recupero di produttività del nostro Paese. Siamo un settore industriale di primaria importanza per il tessuto economico italiano: i continui e repentini cambi delle regole del gioco e la mancanza di una lungimirante politica energetica nazionale rischiano di portare alla crisi anche il nostro comparto che al contrario, fino ad oggi, ha garantito sviluppo e occupazione".
 
Azione Energia Solare sottolinea che "questo V° Contro Energia rappresenta la pietra tombale per molte aziende Italiane, l'ennesima opportunità, che viene gettata al vento, di creare un settore industriale fortee in grado di competere sui mercati internazionali. Mentre la Germania ha appena varato un nuovo poderoso Conto Energia che darà forza alle già vitali aziende tedesche, il nostro governo miope e succube, che si riempie la bocca con roboanti proclami nei quali si teorizza di sviluppo, decreta la fine del solo settore industriale che in questi anni è cresciuto, in controtendenza con tutto il mondoimprenditoriale e produttivo. Azione Energia Solare, insieme ad altre associazioni, aveva proposto ipotesi di sviluppo che,  A COSTO ZERO, avrebbero consentito un grande incremento di questo settore. Sarebbe bastato ad esempio defiscalizzare gli utili derivanti dai grandi impianti per consentire un serio avvio di installazioni in grid-parity, che avrebbe consentito una forte crescita del mercato, la creazione di posti di lavoro per operatori ed aziende, senza alcun costo per i contribuenti e con un introito importante per l'erario. 
Perché non si è fatto questo? Perché lo scopo mai confessato, ma di tutta evidenza del ministro Passera, è stato, da sempre, quello di favorire le aziende produttrici di energia da fonti fossili ed i loro fornitori, legati da interessi enormi con i principali istituti bancari italiani e questi interessi prevedono e pretendono che le fonti rinnovabili non diano un apporto significativo al sistema energetico Italiano".
 
 

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