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Ispra ha pubblicato il National Inventory Report 2023 delle emissioni di gas serra e di altri inquinanti da cui emerge che, dopo il calo durante la pandemia, nel 2021 c’è stato un aumento dell’8,5% delle emissioni di gas serra rispetto all’anno precedente. La buona notizia è che, rispetto ai dati del 1990, si registra però una diminuzione del 20% grazie anche allo sviluppo di energie rinnovabili ed efficienza energetica e al passaggio verso combustibili a minor contenuto di carbonio. La cattiva è che attualmente le emissioni sono di 11 Milioni di tonnellate superiori all’obiettivo fissato per il 2021. E le stime non fanno presagire nulla di buono: ci si attende infatti una continua crescita delle emissioni per i prossimi anni (per il 2022 le stime parlano di un +0,1% di emissioni, a fronte di un aumento previsto del PIL pari all’1,7%), tanto che le prospettive al 2030 non sono rosee, soprattutto nel settori trasporti e riscaldamento e con un probabile disallineamento “rispetto agli obiettivi stabiliti dall’Effort Sharing che nel 2030 potrebbe superare i 15 Milioni di tonnellate. Secondo la Commissione europea al 2030 le emissioni Effort sharing di gas serra dovrebbero ridursi del 43.7% rispetto ai livelli del 2005, mentre i nostri scenari ci indicano una riduzione di meno del 30%“. Dal report emerge che metà delle emissioni sono da attribuire alla produzione di energia e dei trasporti, per quanto il settore energetico abbia registrato un calo del 21,8% dal 1990 al 2021 grazie alla diminuzione delle emissioni legate alle industrie energetiche, manifatturiere e delle costruzioni. Un calo a cui è corrisposto un aumento produzione di energia termoelettrica e dei consumi di energia. In crescita anche le rinnovabili, la cui quota rispetto al consumo finale lordo nel 2021 è stata del 19% (nel 2020 era pari al 20%). I dati delle emissioni in UE I dati pubblicati dall’Agenzia europea per l’ambiente (AEA) nel Report “Annual EU greenhouse gas inventory 1990-2021 and inventory report 2023“, confermano che la ripresa economica del 2021 abbia aumentato le emissioni di gas serra dell’UE (+6,2% nel 2021 rispetto al 2020), ma il loro livello è rimasto inferiore a quello precedente alla pandemia COVID-19. Nel complesso, l’UE ha ridotto le proprie emissioni del 30% dal 1990. Hanno contribuito alla crescita delle emissioni l’aumento dell’uso del carbone nel settore energetico e la maggiore domanda di trasporti. Rispetto al 1990 le emissioni di gas serra dei 27 Stati membri dell’UE sono diminuite di circa il 30%, mentre l’economia è cresciuta del 61%. Un calo legato al crescente utilizzo delle energie rinnovabili, alla diminuzione dell’uso del carbone, al miglioramento dell’efficienza energetica e a temperature invernali più miti. Nonostante l’aumento del 2021, l’uso del carbone nella produzione pubblica di elettricità e calore si è dimezzato nell’UE dal 1990. 11/05/2022 Nel 2021 le emissioni tornano a salire, quasi il 7% in più sul 2020 I dati del nuovo rapporto dell’Ispra con le prime stime sull’anno passato. Il bilancio del 2020 parla di un calo delle emissioni dell’8,9% rispetto al 2019. L’obiettivo è arrivare a zero entro il 2050. La ricetta è meno carbone e più energie rinnovabili. Le emissioni dei gas serra sull’altalena. Se nel 2020, l’anno del lockdown, sono scese di quasi il 9% rispetto al 2019, nel 2021 sono risalite sfiorando un incremento del 7%. E’ questo il quadro disegnato dal nuovo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). I dati – che fanno il punto della situazione italiana sull’andamento dei gas serra e degli altri inquinanti dal 1990 al 2020 – sono disponibili on-line sul sito dell’Ispra (‘Inventario nazionale delle emissioni di gas serra’). I nuovi numeri sono stati presentati insieme al documento dedicato al dettaglio del consumo di energia nei vari settori produttivi e nel sistema elettrico (‘Indicatori di efficienza e decarbonizzazione del sistema energetico nazionale e del settore elettrico’), da cui emerge un incremento dell’efficienza energetica e una progressiva decarbonizzazione dell’economia nazionale. In base ai dati disponibili per il 2021, ci si attende un incremento delle emissioni di gas serra a livello nazionale del 6,8% rispetto al 2020. Un aumento che si accoppia in modo quasi speculare alla crescita prevista del Pil pari al 6,5%. La causa di questo andamento è per via della crescita delle emissioni in particolare per l’industria (9,1%) e per i trasporti (15,7%). Anche per produrre energia, nonostante la riduzione nell’uso del carbone (-35,2%), si stima un aumento del 2,2% a causa degli incrementi per tutti gli altri vettori energetici. Naturalmente i livelli di gas serra per il 2021 – spiega l’Istituto – sono la diretta conseguenza della ripresa della mobilità e delle attività economiche; anche se – viene spiegato – questo non altera la tendenza alla riduzione delle emissioni e di miglioramento dell’efficienza energetica registrato negli ultimi anni. Nel 2020 calo delle emissioni dell’8,9% Per quanto riguarda invece i dati acquisiti, nel 2020 le emissioni di gas serra sono diminuite del 27% rispetto al 1990, passando da 520 a 381 milioni di tonnellate di CO2. Il calo rispetto è dell’8,9% rispetto al 2019, grazie alla crescita negli ultimi anni della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico soprattutto), all’incremento dell’efficienza energetica per l’industria e alla riduzione dell’uso del carbone. Ma, come è immaginabile, anche alla pandemia da Covid-19 che ha portato due anni fa a un periodo di blocco delle attività. La produzione di energia e i trasporti sono responsabili di circa la metà delle emissioni nazionali di gas serra. Insieme registrano, complessivamente, una diminuzione del 16,4% rispetto al 1990. Rispetto al 1990, diminuiscono le emissioni provenienti dal settore delle industrie energetiche del 41% nel 2020, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica, da 178,6 Terawattora (TWh) a 181,3 TWh, e dei consumi di energia elettrica, da 218,7 TWh a 283,8 TWh. Nel 2020 la quota di energia rinnovabile è pari al 20,4% rispetto al consumo finale lordo, un valore superiore all’obiettivo del 17%, e più che triplicata rispetto al 2004 quando era al 6,3% del consumo finale lordo di energia. Infine – ricorda l’Ispra – il 2020 è stato un anno importante di verifica, per l’Italia e l’Unione europea, perché chiude il secondo periodo del protocollo di Kyoto. 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