Giornata mondiale delle api, tutti noi dipendiamo dalla loro sopravvivenza

Dalle api dipende il 35% della produzione agricola mondiale per un valore economico stimato di 22 miliardi soltanto per l’Europa. Domani 20 maggio si celebra la Giornata mondiale delle api: operose come pochi altri esseri viventi, queste instancabili sentinelle dell’ambiente, con l’impollinazione rendono uno dei servizi ecosistemici più importanti al benessere umano. Eppure le api e altri impollinatori, come farfalle, pipistrelli e colibrì, sono sempre più minacciati dalle attività umane.

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20 maggio giornata mondiale delle api

Le api sono i più importanti impollinatori al mondo (anche se ne esistono altri, come farfalle, pipistrelli e colibrì), quelle domestiche e selvatiche sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul Pianeta. Più della metà del consumo mondiale di grassi e oli viene da piante impollinate da animali.

Le api svolgono dunque un ruolo fondamentale per la sopravvivenza del pianeta e dell’uomo, eppure gli ultimi dati del WWF ci dicono che il 40% degli insetti impollinatori nel mondo è a rischio estinzione, con le conseguenze che questo comporta anche per la tutela della biodiversità.

Secondo i dati, inoltre, negli ultimi 30 anni in Europa si è perso il 70% della biomassa degli insetti volatori, per la maggior parte preziosi nel garantire il servizio ecosistemico dell’impollinazione.

Un problema certamente non nuovo che sta peggiorando. La Giornata mondiale delle api è stata infatti istituita per la prima volta dalle Nazioni Unite il 20 maggio del 2017, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli impollinatori, sulle minacce che devono affrontare e sul loro contributo allo sviluppo sostenibile. Da allora il 20 maggio vengono festeggiate in tutto il Pianeta.

L’importanza delle api per la vita sulla Terra

Il ‘lavoro’ delle api, che le fa svolazzare senza sosta, è necessario al ciclo delle piante con fiore e a quelle della vegetazione ‘buona’ a diventare cibo o altri prodotti.

Solo le api selvatiche sono un vero e proprio esercito di oltre 20mila specie; e tutte sono pronte a garantire l’impollinazione per una ricaduta benefica sul 35% dell’agricoltura mondiale. Quasi il 90% delle specie di piante da fiore selvatiche del mondo dipende interamente, o almeno in parte, dall’impollinazione, così come oltre il 75% delle colture alimentari mondiali e il 35% dei terreni agricoli globali. Gli impollinatori non solo contribuiscono direttamente alla sicurezza alimentare, ma sono fondamentali per la conservazione della biodiversità.

Nella sola Europa l’84% delle principali colture destinate a esser mangiate dagli uomini, per esempio frutta e verdura, hanno bisogno delle api.

Inoltre delle 1.400 specie vegetali che servono a produrre il nostro cibo e i prodotti dell’industria derivati dalle piante, quasi l’80% richiede l’impollinazione e si stima che l’87% delle piante selvatiche in fiore del mondo, circa 308.000 specie, dipendano, almeno in parte, dall’impollinazione.

Negli ultimi 50 anni il volume della produzione agricola è aumentato del 30% grazie al loro diretto contributo. Parecchi raccolti a livello globale, come per esempio caffè e cacao rappresentano anche un’importante fonte di reddito per i Paesi in via di sviluppo.

Senza le api non avremmo più caffè, cioccolata, miele e molti altri cibi che fanno parte della nostra quotidianità. Il cioccolato, per esempio, deriva dai semi dell’albero del cacao, e il valore mondiale annuo della sua raccolta è di 5,7 miliardi di dollari. Ma non solo cioccolato, le api naturalmente fanno pensare al miele, quelle domestiche dei Paesi occidentali ne producono 1,6 milioni di tonnellate.

Uno dei "bee-hotel" installati presso la tenuta Monini di Perolla, in provincia di Grosseto
Uno dei “bee-hotel” installati presso la tenuta

Interessante a questo proposito il progetto di ricerca voluto da Monini, azienda produttrice di olio da anni impegnata nella protezione delle api, realizzato in collaborazione con LifeGate e dell’Università di Bologna: il progetto ha previsto la piantumazione di 400 mila piante nel Bosco Monini di Perolla, in provincia di Grosseto, su terreni prevalentemente abbandonati, a cui è seguita la valutazione dell’impatto in termini di biodiversità grazie all’installazione di apiari biomonitorati e all’insediamento di diverse popolazioni di api e impollinatori. I risultati hanno dimostrato un aumento della biodiversità nella tenuta, in termini di varietà vegetali e animali, il significativo sviluppo delle famiglie di api mellifere, con produzione di miele in eccesso.

Api: una specie a rischio estinzione

Gli attuali tassi di estinzione delle specie di impollinatori sono da 100 a 1.000 volte superiori alla norma a causa dell’impatto umano. Quasi il 35% degli impollinatori invertebrati, in particolare api e farfalle, e circa il 17% degli impollinatori vertebrati, come i pipistrelli, rischiano l’estinzione a livello globale.

Se questa tendenza continua, le colture nutrienti, come frutta, noci e molti ortaggi, saranno sempre più sostituite da colture di base come riso, mais e patate, con il risultato di una dieta squilibrata.

Le pratiche agricole intensive, il cambiamento di destinazione d’uso dei terreni, la monocoltura, i pesticidi (in particolare per l’impiego di molecole chimiche di sintesi, come i neonicotinoidi) e le temperature più elevate associate al cambiamento climatico pongono problemi alle popolazioni di api e, di conseguenza, alla qualità del cibo che coltiviamo. Tutti questi fattori rappresentano infatti una grave minaccia per gli impollinatori, riducendo il loro accesso al cibo e ai siti di nidificazione, esponendoli a sostanze chimiche nocive e indebolendo il loro sistema immunitario.

Il loro declino ha una diretta conseguenza sull’economia: la produzione agricola europea resa possibile grazie agli impollinatori vale infatti 15 miliardi di euro l’anno. E in questo momento, in Europa, è a rischio estinzione una specie di api su dieci. Si tratta di un pericolo che non risparmia l’Italia.

Oltre all’elevato calo nelle popolazioni di api da miele domestica, la nuova lista rossa europea indica che il 9% di tutte le specie di api europee sono a rischio di estinzione.

Nella lista rossa delle api italiane minacciate pubblicata dall’Unione internazionale per la protezione della natura nel 2018, delle 151 specie di api native in Italia 21 sono a rischio di estinzione: 5 sono in pericolo critico di estinzione e non sono state ritrovate di recente, altre 2 sono in pericolo critico, 10 specie sono in pericolo, 4 sono vulnerabili; e altre 13 sono vicine allo stato di minaccia.

Proprio per questo la giornata delle api 2023 è organizzata sul tema “Bee engaged in pollinator-friendly agricultural production”, con l’obiettivo di invitare tutti ad agire a sostegno di una produzione agricola rispettosa degli impollinatori.

Le azioni per celebrare le api

La cerimonia della Giornata mondiale delle api, che si terrà in forma ibrida presso la sede della FAO oggi, 19 maggio, sarà un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di adottare pratiche di produzione agricola rispettose degli impollinatori, contribuendo al contempo alla resilienza, alla sostenibilità e all’efficienza dei sistemi agroalimentari.

Per celebrare il ruolo di falene, farfalle, api, mosche, coleotteri, vespe, piante e fiori, sono organizzate varie iniziative. Una di queste è “Flora Adora Exhibition”, il giardino onirico di Matteo Cibic che fino al 21 maggio presso Al Naviglio di Milano, ospita 10 opere dell’artista, animali sgargianti, piante animate e multicolore, con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema della biodiversità.

Flora Adora Exhibition, a Milano fino al 21 maggio 2023
Flora Adora Exhibition

Da Usseglio, comune in provincia di Torino che fa parte del progetto CittaslowBee, impegnato nella difesa delle api, che gode del patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica e del sostegno delle Città del Miele, parte il sentiero degli impollinatori che arriva a Stupinigi attraverso un corridoio ecologico creato proprio a difesa degli insetti impollinatori. Ogni 250 metri infatti, sono state poste su tetti o balconi, aiuole, parchi o giardini stazioni di polline, ovvero dei vasi di fiori e piante mellifere, produttrici di nettare o altre sostanze utili alle api.

Nel Comune di Acquapendente invece è stato riportato in vita l’antico metodo di apicoltura  di “case per api naturali”, del tipo “kenia top bar” che permette la proliferazione in sicurezza delle api.

Il quaderno dell’Ispra sul declino delle api

In occasione della Giornata mondiale delle api 2020 l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha pubblicato un ‘quaderno’ on-line – ‘Il declino delle api e degli altri impollinatori. Le risposte alle domande più frequenti – in cui si racconta del declino delle api e di altri impollinatori: una specie su dieci di api e farfalle europee è minacciata di estinzione e una specie su tre ha la propria popolazione in declino.

In tutta l’Unione Europea, Regno Unito compreso, 17 milioni di alveari e 600mila apicoltori producono ogni anno circa 250mila tonnellate di miele. Calcolando l’ambito di ricaduta degli effetti delle api, e quindi le colture agrarie interessate dall’impollinazione – che, come abbiamo detto, includono cereali, frutta e verdura, essenziali per le diete animali e l’alimentazione umana, nonché combustibili, e fibre come il cotone e il lino e alcuni materiali da costruzione – secondo l’Ispra la produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione animale rappresenta un valore economico più alto di quanto ritenuto finora che viene stimato tra 235 e 577 miliardi di dollari. E in base alla rete di ricerca internazionale, coordinata dall’Istituto di apicoltura dell’università di Berna, la morte in massa di api in Europa è un problema grave e in aumento di anno in anno; i dati disponibili mettono in evidenza un aumento dal 5%-10% al 25%-40% nelle morti invernali delle api, e crescenti morie durante il periodo primaverile e in estate.

La strategia europea e la proposta salva-api

La commissione Europea ha presentato una strategia Farm to fork, per sostenere un’agricoltura sostenibile, con obiettivi per la riduzione dei pesticidi e l’incremento dell’agricoltura biologica, per esempio destinando almeno il 10% della superficie delle aziende agricole europee a infrastrutture verdi, funzionali al mantenimento della biodiversità.

Dal 2020 c’è anche uno strumento in più: l’Iniziativa dei cittadini europei (Ice), dal titolo ‘Save bees and farmers. Verso un’agricoltura favorevole alle api per un ambiente sano’.

Si tratta di una proposta di direttiva europea di iniziativa popolare – promossa anche da Cambia la Terra, il progetto voluto da FederBio e sostenuto da Legambiente, Lipu, Medici per l’ambiente e Wwf – e può essere presentata al Parlamento europeo (se raggiunge, come detto, un milione di firme in almeno 7 Paesi dell’Unione).

L’obiettivo è di eliminare i pesticidi di sintesi dai campi entro il 2035, cominciando dalle sostanze più pericolose, ed inserendo dei target per gradi, il primo per un taglio dell’80% entro il 2030; inoltre punta al ripristino degli ecosistemi naturali nelle aree agricole.

Urbanizzazione e api: uno studio su Milano

Il dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca ha realizzato una ricerca che mostra l’impatto dell’urbanizzazione del paesaggio e del clima sugli impollinatori e sull’ecosistema di impollinazione.

Lo studio attento delle dinamiche urbane e dei contesti limitrofi è necessario per poter restituire informazioni riguardanti il servizio ecosistemico di impollinazione di una data area e sviluppare una pianificazione e gestione di paesaggi urbani più attenti all’ambiente.

Urbanizzazione e api: uno studio su Milano
Bombus argillaceus: foto di Paolo Biella

Lo studio dell’Università meneghina, dal titolo “City climate and landscape structure shape pollinators, nectar and transported pollen along a gradient of urbanization”, di recente pubblicato sul Journal of Applied Ecology, attraverso campionamenti svolti da maggio a luglio del 2019, ha dimostrato come la variazione della cementificazione del paesaggio incida sull’attività svolta dalle api.

Focus della ricerca, appunto, è l’effetto dell’urbanizzazione del paesaggio e del clima su due gruppi di impollinatori, api selvatiche e sirfidi, sulle risorse floreali a loro disposizione e sul polline trasportato per impollinare le piante.

La ricerca ha interessato 40 siti collocati principalmente nella città metropolitana di Milano, includendo aree semi-naturali a basso impatto a aree con diversi livelli di edificato.

Gli effetti dell’urbanizzazione sono risultati in generale negativi per la presenza di impollinatori.

«Le aree suburbane erano le più ricche» spiega Paolo Biella, ricercatore di Ecologia dell’ateneo milanese. «Le abbondanze di impollinatori hanno raggiunto il picco quando il paesaggio era occupato dal 22 per cento di superfici cementate, con la rilevazione di oltre 100 individui in 24 ore, e sono poi diminuite con la crescente urbanizzazione. Inoltre, la presenza era influenzata dalla distanza tra le aree verdi e dall’ampiezza del parco urbano: più erano distanti le aree o più era grande il parco, meno erano le api selvatiche e i sirfidi rilevati».

Siti particolarmente ricchi di impollinatori si sono rivelati, nella cintura periurbana di Milano, Cesano Boscone, Cuggiono, San Bovio e Vimodrone; nella città di Milano, invece, parco Nord, il parco Segantini e la Collina dei Ciliegi, in zona Bicocca.

A influire negativamente sulla minore presenza di impollinatori non è stata solo la mancanza di verde e di risorse floreali, ma anche il clima locale.

«Gli impollinatori sono diminuiti nelle aree più urbane che hanno infatti minime variazioni di temperatura tra la primavera e l’estate, che si mantiene alta più a lungo rispetto a aree semiurbane o agricole».

Ad influenzare il comportamento delle api anche la disponibilità di nettare, che aumentava proporzionalmente alla copertura cementata e alle precipitazioni.

«I nettari delle città erano meno consumati dagli impollinatori, meno presenti, e le piante erano più produttive, forse avvantaggiate dalle più copiose precipitazioni».

L’urbanizzazione incide anche sul servizio ecosistemico di impollinazione.

«Nel polline trasportato dagli impollinatori abbiamo trovato progressivamente meno specie di piante al crescere delle aree cementificate e il polline di città conteneva un’elevata incidenza di piante esotiche e ornamentali, suggerendo comunità vegetali molto antropizzate».

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