Ambiente, semplificazioni e infrastrutture, il Piano Colao per l’Italia resiliente

In sei grandi capitoli arriva il lavoro della task-force del governo per la rinascita del Paese, consegnato nelle mani del premier Giuseppe Conte. Una fotografia del Paese che sarà in 6 macro-settori, con 6 corrispondenti obiettivi, per la Fase 3. Un elaborato fatto da 121 pagine e oltre 100 progetti dal titolo ‘Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022’. Cuore del documento, come recita la copertina del Piano, “un’Italia più forte, resiliente ed equa”. Tre gli obiettivi trasversali, l’innovazione, la rivoluzione verde, e l’inclusione.

Ambiente, semplificazioni e infrastrutture, il Piano Colao per l’Italia resiliente

Indice degli argomenti:

L’ambiente e le infrastrutture come “volano del rilancio”, le imprese e il lavoro come “motore dell’economia”.

Sono in tutto sei i capitoli scritti dalla task-force del governo che compongono il Piano di rinascita del Paese, declinato da Vittorio Colao e consegnato nelle mani del premier Giuseppe Conte.

Per l’Italia che resiste, si adatta e cambia – risorgendo dalle ceneri economiche lasciate dalla pandemia coronavirus – le fondamenta del programma poggiano su imprese e lavoro, infrastrutture e ambiente, turismo, arte e cultura (brand), Pubblica amministrazione (alleata dei cittadini), istruzione ricerca e competenze (fattori chiave dello sviluppo), individui e famiglie (società più inclusiva e equa).

6 macro-settori per 6 obiettivi per il rilancio del paese

Una fotografia del Paese che sarà; di quello che dovrà fare in 6 macro-settori, con 6 corrispondenti obiettivi, per la Fase 3.

Un elaborato fatto da 121 pagine e oltre 100 progetti per disegnare quella che dovrebbe essere la ritrovata crescita dei prossimi due anni, come recita il titolo (‘Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022’).

Cuore del documento, come spiega la copertina del Piano, “un’Italia più forte, resiliente ed equa”. Le proposte non hanno una gerarchia ma ognuna ha una sua funzionalità rispetto all’altra; tenendo naturalmente presente che alcuni interventi hanno un respiro di necessità e urgenza, e dovranno essere immediati (in alcuni casi anche per rispondere dei prossimi fondi europei), altri hanno soltanto bisogno di impegno ‘politico’ non gravando sulle casse dello Stato, e altri ancora offrono una visione di medio lungo periodo per intraprendere un percorso di riforme. Per ogni attività viene fornita anche un’indicazione delle fonti delle risorse, che si dividono in ‘principalmente pubblico’, ‘principalmente privato’ e ‘no funding’.

Ma come sbagliarsi, siamo in Italia? E allora, non sono mancate le polemiche anche se, a ben guardare, il piano sembra per certi versi quantomeno ‘non criticabile’; se non, forse, per le sanatorie fiscali e sull’uso dei contanti che prendono il nome di ‘voluntary disclosure’, così come sono state messe in evidenza anche da mister spending review, Carlo Cottarelli, che le ha bollate come la ‘peggior tradizione dell’economia’, oltre al fatto che non si parla di quanto potrebbe costare, e che sicuramente – avverte l’economista – ‘non sono noccioline’.

In verità però le proposte riescono a mettere a terra la gran parte delle azioni e degli interventi richiesti dalle forze politiche negli ultimi mesi. Tra le indicazioni del Piano Colao trovano spazio, a livello più generale, il rinvio del saldo delle imposte del 2019 e l’acconto per il 2020, così come il consiglio di escludere il ‘contagio Covid-19’ dalla responsabilità penale del datore di lavoro per le imprese non sanitarie, e quello di neutralizzare fiscalmente, almeno in modo temporaneo, il costo di interventi organizzativi per l’adozione dei protocolli di sicurezza; c’è anche la richiesta di definire e adottare un codice etico per la Pubblica amministrazione sullo smart working, e la necessità di consentire (in deroga) il rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza almeno per l’intero 2020, oltre all’esigenza di incentivare il rientro in Italia di quelle attività ritenute ad alto valore aggiunto.

Non poteva mancare poi una risposta – con cui è alle prese anche il governo nella scrittura del prossimo decreto Semplificazioni – al bisogno di infrastrutture del Paese, snellendo la burocrazia, aprendo i cantieri e puntando a vero e sano processo di investimenti. Si punta molto sul digitale, e quello che viene ritenuto un ‘indispensabile’ sviluppo delle tecnologie 5G.

Per poi passare a una mappa dei temi in linea con il Green deal che, ormai è risaputo, in Europa è ritenuto la chiave passepartout per aprire tutte le porte che il futuro ci pone davanti.

Per trasformare le reti infrastrutturali dell’energia, di telecomunicazioni, e rendere l’ambiente un ‘volano’ di rilancio, il Piano prevede l’identificazione chiara di “interesse strategico” e la creazione di un presidio di esecuzione per garantire la rimozione degli ostacoli per la realizzazione, anche attraverso “leggi o protocolli nazionali non opponibili da enti locali”. Inoltre, la parte di pianificazione dovrebbe avvenire attraverso una unità con sede a Palazzo Chigi, direttamente legata alla presidenza del consiglio.

La necessità di semplificazione, per esempio per l’apertura dei cantieri già pronti a partire, arriva in particolare sull’applicazione del Codice appalti, per i progetti relativi alle infrastrutture di “interesse strategico” in linea con le Direttive europee e contemporaneamente rivedendo la normativa in un Codice ex-novo, impostato proprio sui principi Ue.

Un ambito riguarda poi la negoziazione di un’estensione delle concessioni equilibrata e condizionata ad un piano di investimenti espliciti e vincolanti nei settori delle autostrade, del gas, geotermico e idroelettrico; azione che viene rilevato – dovranno essere “coerenti” con le macro-direttive del Green deal europeo.

Il piano Colao e l’ambiente

Entrando nel dettaglio serve definire un piano di investimento che punti all’aumento e alla conservazione delle aree verdi, alla tutela del territorio e alla salvaguardia degli ecosistemi nazionali.

Diventa fondamentale poi contrastare il consumo di suolo, e portare avanti la lotta al dissesto idrogeologico pensando per esempio a obiettivi legati alla conservazione e al ripristino del capitale naturale che facciano da filtro a tutte le strategie e le politiche con ricadute di questo tipo.

Inoltre, secondo la task-force, bisogna favorire l’attivazione di progetti di economia circolare; e propone di incentivare il rinnovo del parco mezzi del Trasporto pubblico locale con un minor impatto ambientale.

L’innovazione, la rivoluzione verde, e l’inclusione. Sono quelli che nel Piano possono essere identificati come i tre obiettivi trasversali, e spuntano fuori dal documento in copertina: “digitalizzazione e innovazione; rivoluzione verde; parità di genere e inclusione”.

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