Fotovoltaico plug and play: le rinnovabili a km zero esistono e sono a spina

Oltre al fotovoltaico tradizionale, le rinnovabili possono contare anche su micro impianti di produzione solare plug and play. Un’idea duttile e – finalmente – riconosciuta anche in Italia

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Fotovoltaico plug and play: le rinnovabili a km zero esistono e sono a spina

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Creare energia green, da fonti rinnovabili, a km zero con un’idea tanto semplice quanto geniale: un apparecchio micro fotovoltaico plug and play, a spina, quindi connetti e produci.

Un’ottima soluzione per fare efficienza energetica, innanzitutto, risparmiando sulla bolletta mediante la produzione di energia solare con una spesa contenuta senza necessità di richiedere autorizzazioni e poter sostenere i consumi di casa, contando su un impianto relativamente semplice e alla portata di tutti.

Nei Paesi del Nord Europa tale opzione è sviluppata, ma in Italia il mercato è ancora tutto da creare. Di recente si è affacciata Enel X, ma il precursore che ha di fatto aperto la via è Massimo Berti, fondatore e titolare di One Way Energy di Faenza (Ravenna).

Fotovoltaico plug and play: cos’è il microfotovoltaico a spina

Il sistema microfotovoltaico a spina, o fotovoltaico plug and play si compone di un modulo fotovoltaico, comprensivo di inverter dispositivi di sicurezza, cavo e spina schuko collegabile direttamente all’impianto elettrico dell’utente, usando una normale presa domestica.

È posizionabile ovunque, dal tetto al balcone. È modulare e autonomo, produce energia solare a km zero senza richiedere permessi di alcun tipo: «è sufficiente dichiararne l’utilizzo al distributore di Rete competente», specifica.

Si tratta, quindi, di un’idea semplice che Berti ha lanciato sin dal 2012. «Ricordo ancora che c’era un passaggio della norma dell’epoca nel quale si diceva che gli impianti di generazione sotto 1 kW di qualsiasi tipo per il sistema elettrico nazionale non erano considerati», racconta.

Il lavoro del titolare della One Way è stato quello di lavorare per creare un prodotto ingegnerizzabile, non un concept. In otto anni è riuscito non solo a farlo funzionare correttamente, ma a fare in modo che venisse “normato” per un suo utilizzo residenziale, dal Comitato Elettrotecnico Nazionale con la CEI 0.21-2019-4.

Microfotovoltaico e la norma CEI 0-21 2019*04

Ad agosto 2020 si è arrivati alla delibera di Arera, la 315/2020/R/eel, con cui l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente ha introdotto

“nuove modalità di connessione semplificate per gli impianti di produzione di potenza inferiore a 800 W, da installare presso punti di connessione in cui è già attivo un contratto di fornitura di energia elettrica in prelievo con potenza disponibile non inferiore alla potenza dell’impianto di produzione da connettere”.

Così sono stati di fatto sdoganati, anche gli impianti di produzione “Plug & Play”, con potenza attiva nominale inferiore o uguale a 350 W pronti alla connessione diretta tramite spina a una presa dedicata. Si tratta di impianti di produzione realizzati e utilizzabili assecondando la Norma CEI 0-21-2019.

Una fonte rinnovabile utilizzabile quando si vuole, lanciata da One Way Energy e tra l’altro riconosciuta da Legambiente col premio Buone Pratiche per l’Innovazione nel 2016.

Fotovoltaico plug and play: i vantaggi ambientali ed economici

Cosa significa contare su un micro fotovoltaico a spina? «Significa pensare a un impianto del genere come a una bicicletta a pedalata assistita: una soluzione intermedia che si pone tra un impianto fotovoltaico classico (bicicletta elettrica) e un impianto elettrico (bici classica), fornendo all’utente di quest’ultimo la possibilità di “assistere” ai suoi consumi quando c’è il sole e fornendo uno supporto prezioso di energia gratuita e pulita che altrimenti non ci sarebbe».

Fotovoltaico plug and play: le rinnovabili a km zero esistono e sono a spina

In un anno, rispettando i canoni minimi di insolazione, è possibile contare su una produzione di 400 kWh/annui (latitudine Roma), che inesorabilmente vanno in detrazione al consumo annuale dell’abitazione, ridimensionando gli importi in bolletta anche per chi si è appena affacciato alla mobilità elettrica.

Con una spesa di circa 600 euro, con questo tipo di risparmio energetico ottenuto – corrispondente a 50/80 euro l’anno in consumi evitati – e con l’incentivo ottenibile grazie al bonus ristrutturazione (detrazione fiscale al 50%) al netto del recupero fiscale del 50% si può rientrare nella spesa in meno di tre anni. Inoltre, come impianto trainato, è ammissibile all’incentivo previsto dal Superbonus 110%.

Dalla sua può contare il totale svincolo da richieste o permessi alle autorità comunali competenti in urbanistica ed edilizia privata, adottabile in parti comuni condominiali, ma anche in strutture commerciali stagionali, chioschi ed edicole. Anche da idee come queste passa la transizione energetica…

Gli aspetti da considerare per un plug and play sicuro

L’esigenza di contare su un impianto fotovoltaico plug and play e su un apporto energetico per soddisfare alcune utenze domestiche sta spingendo molti a pensare all’installazione. Ma occorre considerare molto attentamente la sicurezza. Il pannello sul balcone è pensabile? «Sarebbe consigliabile non farlo: il davanzale è pensato per garantire la sicurezza delle persone e tutt’al più per permettere di porre delle fioriere. Nulla più o quasi. C’è un fattore importante, a livello giuridico, che pochi sottolineano: di fronte a un evento estremo il rischio è considerevole», segnala Massimo Berti. «Per fugare ogni dubbio l’ideale sarebbe contare sul parere di un perito che certificasse l’accoppiamento dei tre elementi: balcone – ringhiera – fotovoltaico. Tuttavia nessuno lo fa semplicemente perché nessuno è tenuto a farlo. Così si rimane in una sorta di “zona grigia” in cui ci agire».

Fotovoltaico plug and play: le rinnovabili a km zero esistono e sono a spina

C’è comunque una possibilità da contemplare per pensare di installare il pannello al balcone contando su un sufficiente grado di sicurezza: un’infrastruttura che poggia su montanti con un’inclinazione ad assetto variabile, retraibile a filo ringhiera, così da ridurre drasticamente i carichi. «Se si considerano le nuove norme tecniche per le costruzioni (Decreto Ministeriale 14 gennaio 2008) il valore dei carichi d’esercizio per i balconi è di 2 Kn/m. In termini di resistenza alla spinta significa 200 kg al metro lineare. Ma questo è solo uno dei parametri: lo scenario da immaginare è più complesso e richiederebbe l’esecuzione di prove sul campo. Va valutato caso per caso e un sopralluogo è bene farlo sempre».

Quanti pannelli plug & play si possono installare in un’abitazione? E nei centri storici?

La già citata delibera 315/2020/R/eel ha introdotto “nuove modalità di connessione semplificate per gli impianti di produzione di potenza inferiore a 800 W”, aprendo di fatto agli impianti di produzione “Plug & Play”, con potenza attiva nominale inferiore o uguale a 350 W pronti alla connessione diretta tramite spina a una presa dedicata. Ma va specificato che il fotovoltaico plug and play è un sistema di connessione ammesso con questa modalità, che permette a una persona non abilitata (il proprietario dell’impianto) di collegarlo in tutta sicurezza e senza dover avere competenze tecniche. Non solo: il micro fotovoltaico a spina permette allo stesso proprietario di registrare sul portale online il proprio impianto, divenendo produttore a tutti gli effetti col mini fotovoltaico.

«Questo tipo di impianto deve considerare due aspetti prioritari: l’uso della spina e la potenza massima di 350 W. All’interno di questa soglia è possibile avere l’elemento cablato oppure 2/3 moduli più piccoli e altrettanti inverter. Se non è provvisto di spina non è più “Plug & Play” e se si superano i 350 W rientra nei piccoli impianti fotovoltaici. In questo caso serve l’abilitazione di un elettricista per realizzare l’impianto oltre all’asseverazione e la trasmissione dei dati al distributore».

Per quanto riguarda i centri storici, anche in questo caso vale la pena considerare caso per caso e soprattutto essere a conoscenza dei regolamenti comunali. «Se il sito in cui installare il pannello non è esposto alla vista è possibile pensare all’installazione, viceversa diventa difficile. Anche in questo caso è una delle “zone grigie” su cui non servirebbe maggiore chiarezza», conclude Berti.


Articolo aggiornato, prima pubblicazione 2/3/2021

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