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William Gillett direttore di EASAC, programma Energia del Consiglio delle accademie scientifiche europee, in un comunicato sottolinea che non è possibile contare su sviluppi lineari e su una transizione energetica costante nei prossimi 30 anni, fino al 2050. L’UE deve prevedere una revisione ambiziosa della direttiva europea sulle rinnovabili: “l’evidenza scientifica mostra che ci restano meno di 15 anni per evitare un futuro cupo”. Il rapporto speciale dell’IPCC ha dimostrato che, senza una rapida riduzione delle emissioni di gas serra nei prossimi 10-15 anni, la temperatura media globale aumenterà oltre 1,5-2 gradi, e gli effetti sul nostro clima saranno disastrosi, prosegue la nota. “Naturalmente, i ricercatori continueranno a lavorare su ciò che può essere fatto dopo il 2030, ma la legislazione energetica dell’UE di oggi dovrebbe prevedere un chiaro focus su ciò che deve essere fatto prima di quella data”. Considerando che l’uso di combustibili fossili nell’industria, negli edifici e nei trasporti rappresenta la maggior fonte di emissioni di gas serra nell’UE, alla base della revisione della direttiva sulle energie rinnovabili deve esserci l’obiettivo di massimizzare le riduzioni delle emissioni di gas serra prima del 2030, aumentando l’uso di energie rinnovabili e ottimizzando le misure di efficienza energetica in questi settori. Fra le proposte dell’Easac per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, l’esclusivo uso di biomasse rinnovabili, con tempi di recupero del carbonio inferiori a 10-15 anni; la revisione della definizione di Edifici a energia quasi 0 (NZEB) che dovrebbe essere uniformata per non generare dubbi, valutando il consumo energetico finale annuale dell’edificio (kWh/m2.anno), l’uso di energia rinnovabile, cogenerazione e calore di scarto da fonti esterne (come il teleriscaldamento) e autoconsumo; ottimizzare l’integrazione delle rinnovabili con i sistemi di riscaldamento efficienti come le pompe di calore. L’EASAC è formata dalle accademie scientifiche nazionali degli Stati membri dell’UE – Norvegia, Svizzera e Regno Unito – che collaborano nel dare consigli ai responsabili politici europei, fornendo una consulenza indipendente basata su prove scientifiche. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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