Mercato degli impianti: quali sono gli ultimi trend e quali saranno i futuri sviluppi?

La tenuta del residenziale e i buoni risultati dell’ultimo trimestre mitigano gli effetti negativi causati dal lockdown nel settore impianti. Gli studi condotti da Assoclima e CRESME confermano in modo evidente il trend negativo degli ultimi tempi, ma allo stesso tempo lasciano ben sperare per i prossimi mesi poiché è prevista una decisa ripresa per il settore anche grazie alle politiche degli incentivi che il governo ha varato e che si spera estenderà

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Mercato impianti: gli ultimi trend e i futuri sviluppi

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È stata pubblicata l’indagine statistica di Assoclima sul mercato della climatizzazione 2020. Risulta chiaro che la pandemia ha comportato risultati negativi anche in questo comparto. Ma se si analizzano bene tutti i dati, si può constatare che, nonostante tutto, il settore ha tenuto, soprattutto nel residenziale e che le aspettative per il futuro sono incoraggianti, anche grazie agli incentivi varati dal governo, in primis quello riferito al superbonus 110%.

Oltre ai disagi e ai forti rallentamenti economici però abbiamo vissuto anche un periodo di forte cambiamento delle abitudini delle persone e delle stesse aziende che hanno cercato di gestire questo lungo periodo di lavoro da casa ipotizzando nuovi scenari digitali. Per proseguire in modo veloce, cercando di recuperare il tempo e il denaro persi, diventa quindi importante analizzare più fattori contemporaneamente, come dimostrano i dati analizzati da CRESME, e ripensare a tutti quegli aspetti “fragili” della nostra organizzazione sociale e ambientale in modo più approfondito.

L’analisi di Assoclima

L’indagine statistica presentata da Assoclima prende in considerazione i dati in Italia di produzione, importazione, esportazione e mercato, di climatizzatori monoblocco, monosplit e multisplit, sistemi VRF, roof top, unità di trattamento aria, gruppi frigoriferi con condensazione ad aria e ad acqua, pompe di calore, unità terminali e aerotermi.

“Il Superbonus 110% è l’iniziativa più attuale e conosciuta, ma non è la sola; sono sotto gli occhi di tutti la recente nascita del Ministero per la Transizione Ecologica e la forte volontà del Governo italiano e dell’Europa di accelerare le misure del Green Deal. Come Associazione possiamo contribuire al cambiamento facendo al meglio quello che sappiamo fare: lavorare sul continuo miglioramento dei nostri prodotti, sulla normativa tecnica, sulla legislazione energetica e ambientale per alzare sempre più l’asticella dei requisiti prestazionali di ciò che viene immesso sul mercato, e su una maggiore sensibilizzazione di una platea sempre più ampia di soggetti”. Così Luca Binaghi, Presidente di Assoclima Costruttori Sistemi di Climatizzazione, all’apertura del webinar organizzato dall’Associazione nell’ambito di MCE Live+Digital, dedicato alla presentazione dei risultati dell’indagine statistica annuale sul mercato dei componenti per sistemi di climatizzazione.

L’edizione 2020, alla quale hanno partecipato 41 aziende, ha evidenziato un valore del mercato Italia di poco superiore al miliardo e mezzo di euro, in calo del 7,7% rispetto all’anno precedente, e una diminuzione della produzione nazionale, passata da 762 milioni di Euro nel 2019 a 712,3 nel 2020.

Dopo cinque anni di crescita, il 2020 ha quindi visto un generale rallentamento del fatturato Italia, con perdite percentuali più o meno rilevanti in funzione delle tipologie di prodotti e delle taglie di potenza. Per il comparto dell’espansione diretta, l’indagine ha rilevato un trend negativo per quasi tutte le tipologie di prodotti: monosplit, multisplit, sistemi VRF e condizionatori roof top; in controtendenza e quindi con percentuali positive solo i climatizzatori monoblocco e trasferibili.

Anche il comparto idronico ha subìto complessivamente gli effetti della pandemia registrando però una perdita più contenuta del fatturato Italia per le apparecchiature con condensazione ad aria, mentre sono risultate negative le performance delle apparecchiature con condensazione ad acqua. Non si è invece arrestata la crescita delle macchine a pompa di calore con potenze inferiori a 17 kW: dalle rilevazioni di Assoclima sono emersi incrementi percentuali sia per le aria-acqua sia per le acqua-acqua.

Alcune aziende del comparto hanno dichiarato di aver perso molto fatturato dato il rallentamento in questi mesi delle installazioni nel settore terziario, ma di averlo in qualche modo recuperato – o per lo meno di aver conseguito dei traguardi abbastanza soddisfacenti – dall’incremento delle richieste di forniture di apparecchiature per il settore ospedaliero e sanitario. Allo stesso tempo però nonostante tutte le difficoltà riscontrate in questi ultimi mesi, per le unità terminali il 2020 non può essere considerato un anno negativo in assoluto perché i mercati esteri non hanno avuto le percentuali di decremento del mercato interno e quindi l’export per i produttori italiani di ventilconvettori rappresenta  una voce importante del fatturato.

Stefano Bellò, Presidente della Commissione Marketing e Comunicazione di Assoclima ha sottolineato: “Gli ultimi dati dell’ENEA sugli interventi del 110% mettono in evidenza una crescita del numero di beneficiari, anche per gli interventi trainanti che riguardano i soli impianti. Questa prevalenza della parte impiantistica in qualche modo è in linea con quanto ci aspettavamo; a questo punto, però, riteniamo che debba essere fatto uno sforzo in più da parte del legislatore per promuovere una vera e propria sostituzione qualificata degli apparecchi. La vera forza propulsiva delle misure incentivanti è attesa nei prossimi mesi e sarà fondamentale fare in modo che vi sia una reale semplificazione. Abbiamo un’occasione storica per accelerare sugli obiettivi del Green Deal e non possiamo farci scappare l’opportunità di utilizzare il meccanismo del Superbonus per premiare la tecnologia delle pompe di calore, che è a tutti gli effetti la tecnologia principale in ottica di rinnovabili e decarbonizzazione”.

I dati del Cresme

Secondo il 7° Rapporto Congiunturale e Previsionale pubblicato dal Cresme, la ripresa del mercato, a partire dal 2021, dovrebbe essere molto intensa grazie alla spinta propulsiva data dagli incentivi fiscali. Gli impianti per la climatizzazione ambientale in particolare, costituendo elemento trainante degli incentivi, saranno interessati da un incremento che stima complessivamente pari al +12,0%.

Secondo il Cresme, la crisi sanitaria ha impattato duramente anche sul mercato europeo degli impianti. Rispetto al 2019 il valore della produzione ha perso circa 30 miliardi di euro (valutati a valori costanti 2019). Il dato fa riferimento alla UE-24 più la Norvegia e il Regno Unito, e include: installazioni elettriche, 1 installazione di impianti per la climatizzazione, impianti idraulici e altri impianti per l’edilizia, oltre alla costruzione di impianti per le telecomunicazioni, impianti per la produzione e distribuzione di energia elettrica e impianti idrici.

Mercato impianti climatizzazione in Europa 2009-2021

La crisi delle costruzioni indotta dall’emergenza sanitaria, si è quindi riflessa anche sulla domanda di impiantistica, sebbene il calo stimato per la produzione settoriale si mostri di entità inferiore rispetto a quello del totale delle costruzioni (-6,4% per gli impianti, contro il -7,8%).

Prima della crisi sanitaria, il mercato dell’impiantistica veniva da un quinquennio di crescita eccezionale; tra 2014 e 2019 la domanda era cresciuta, in media, del 2,7% ogni anno; il livello del mercato nel 2019, circa 252 miliardi di euro, aveva rappresentato il punto più alto del decennio.

Il mercato europeo degli impianti interrompe quindi il suo trend espansivo alimentato, da una parte, dalla domanda di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili e dallo sviluppo del settore della riqualificazione edilizia in ambito di efficientamento energetico, dall’altra dall’espansione del settore infrastrutturale nei paesi dell’Est Europeo.

Nel 2021, in uno scenario di ripresa dell’attività edilizia, nell’ipotesi di un progressivo miglioramento delle condizioni sanitarie, il valore della produzione riferito all’impiantistica dovrebbe recuperare, ma la crescita potrebbe non essere sufficiente a riportare il mercato al livello del 2019.

Anche il commercio internazionale nel 2020, a causa dello shock economico causato dalla pandemia e dalle interruzioni nelle catene di valore globali dovute ai diversi lockdown nazionali, ha perso circa 1,4 miliardi di euro di esportazioni di prodotti italiani per l’impiantistica (-7,8%).

Cosa ci attende

Le previsioni elaborate per il periodo 2021 – 2023 presentano uno scenario base secondo il quale il mercato dovrebbe fare un salto di scala nel 2021 con il +12,6% complessivo per poi continuare a crescere su tassi più contenuti nel 2022 (+5,4%) e nel 2023 (+1,7%). Sulle previsioni, ovviamente, ha un ruolo determinante l’entrata a regime degli interventi agevolati fiscalmente attraverso il superbonus 110%. L’affermazione di questo strumento appare, nei primi mesi del 2021, un fattore determinante per gli impianti di climatizzazione ambientale, coinvolti come elementi trainanti necessari alla attivazione dell’incentivo.

Proprio in funzione della forte domanda di interventi legati al superbonus 110% è stato formulato un ulteriore scenario che prevede un 2021 con un incremento del +18,1%; un 2022 con +4,3% e un 2023 con +1,0%.

L’impatto della pandemia non può essere tradotto soltanto nella chiusura dei cantieri nei periodi di lockdown. Va comunque tenuto presente che il contesto in cui esso si inserisce è quello di una profonda e rapida transizione: mutamento dei cicli produttivi; trasformazione digitale; mutamento della struttura demografica; crisi climatica; politica degli incentivi; ecc. Per questo l’impatto sarà di lunga durata, e il mondo della progettazione, della produzione, della realizzazione, gestione e manutenzione degli immobili è in parte collegato a un necessario ripensamento di quegli aspetti “fragili” della nostra organizzazione sociale e ambientale. I driver nell’edilizia in generale e nell’impiantistica per l’edilizia, indotti dalla crisi sanitaria, dovranno fare i conti con le questioni esasperate, o semplicemente sottolineate, dalla pandemia.

Prima dell’arrivo della pandemia, il cosiddetto “smart working” era poco utilizzato in Italia, valeva solo per poche categorie professionali. I dati dell’ISTAT ci suggeriscono che grazie all’implementazione di soluzioni informatiche e organizzative, una fetta di imprese italiane è riuscita nel giro di poche settimane a estendere forme lavorative in precedenza limitate a una piccola minoranza a quote considerevoli di personale, ottenendo nella maggior parte dei casi maggiore produttività.

In definitiva, si deve prendere atto che tutto oramai è cambiato e quindi anche gli ambienti abitativi e non residenziali devono essere sempre più multitasking. Il lavoro da casa rappresenta sicuramente un elemento che sta ridisegnando il ruolo della casa e le necessità tecnologiche dei suoi abitanti, in primis il comfort ambientale, la sicurezza e l’efficienza degli impianti.

La qualità degli edifici e dell’aria indoor (IAQ) è uno dei temi riportati all’attenzione dalla attuale crisi sanitaria. Le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità parlano di 4,3 milioni di decessi l’anno in tutto il mondo riconducibili alla pessima qualità dell’aria che respiriamo all’interno degli ambienti confinati. E oggi, un cattivo isolamento termico soprattutto senza una adeguata ventilazione o un efficace trattamento dell’aria indoor, potrebbe comportare un drastico aumento di queste patologie. Allo stesso modo, il potenziamento della ricerca verso soluzioni di sostenibilità ambientale, anche in particolare nell’ambito della cd. economia circolare, possono comportare una tendenza al rinnovo del parco impianti.

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