Crescita record per gli interventi di efficienza energetica, ma solo per le famiglie agiate

Da gennaio 2021 gli interventi di efficientamento in Italia sono aumentati del 514% ma, da quanto emerge dal Rapporto di Legambiente “Civico 5.0: edizione edilizia popolare”, hanno interessato quasi esclusivamente le famiglie più benestanti. Sono più di 2 milioni le famiglie colpite da povertà energetica. Le proposte per migliorare il Superbonus 110%.

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Crescita record per gli interventi di efficienza energetica, ma solo per le famiglie agiate
Img timothy green da Pixabay

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Il Rapporto pubblicato da Legambiente “Civico 5.0: edizione edilizia popolare” segnala che il Superbonus 110% sta funzionando ma solo per alcune categorie di famiglie e che in Italia il problema della povertà energetica sta affliggendo sempre più persone.

Se infatti da inizio anno gli interventi di efficientamento sono aumentati del 514%, questi hanno interessato quasi esclusivamente le famiglie agiate, mentre sono troppo pochi i lavori che hanno riguardato l’edilizia pubblica e ancora più scarsi quelli realizzati nelle periferie.

In particolare dallo Studio emerge che sono più di due milioni i nuclei familiari colpiti da povertà energetica, gravati in particolare dalla spesa termica, che può superare i 3 mila euro annui, e dai consumi energetici, pari a oltre mille euro all’anno, mentre mancano strumenti di supporto che agevolino l’accesso agli incentivi per le famiglie in difficoltà, che non potrebbero sostenere gli extra costi legati agli eventuali interventi.

I dati sono stati elaborati all’interno della campagna Civico 5.0 promossa da Legambiente, che ha coinvolto 38 famiglie, di cui 9 in edilizia popolare, a Torino, Modena, Roma, Napoli e Reggio Calabria, con l’obiettivo di analizzare i problemi di efficientamento nei condomini, considerando dispersioni termiche, sprechi elettrici, inquinamento indoor e acustico, proponendo possibili soluzioni.

Un patrimonio edilizio da riqualificare

Legambiente nel Rapporto ricorda che in Italia abbiamo un patrimonio edilizio vecchio ed energivoro: degli oltre 12 milioni di edifici residenziali, il 60% è stato costruito da più di 45 anni, in assenza di qualsiasi normativa sulla sicurezza statica e l’efficienza energetica.
Il settore è responsabile del 27% delle emissioni climalteranti e del 28% dei consumi, con 47 Mtep di energia (in crescita) e una spesa di 40,8 miliardi di euro per le famiglie.

Nel nostro paese ci sono più di 836 mila edifici di edilizia popolare, oltre il 45% sono nel Nord Italia, il 34,4% nel Sud e il 20,3% nel Centro; circa un terzo degli inquilini sono anziani e naturalmente per la maggior parte si tratta di famiglie a basso reddito, inferiore a 10 mila euro che per il 10% viene utilizzato per i consumi energetici (fonte Federcasa 2016).

E’ facile capire che, nonostante gli sprechi energetici di gran parte di questo patrimonio immobiliare, queste famiglie non abbiano le capacità né le risorse per realizzare interventi di efficientamento energetico delle proprie abitazioni, nonostante dispersioni termiche, costi elettrici, inquinamento indoor e problemi di umidità siano maggiori rispetto alla media nazionale. Situazioni di fragilità che non fanno che peggiorare la precarietà energetica di questi nuclei.

Il patrimonio abitativo residenziale privato non ne esce molto meglio: molti edifici sono mal coibentati e poco efficienti, con un aumento delle bollette – secondo il rapporto la spesa media è stata di spesa media di 557 euro l’anno – e dei consumi – dai dati dell’Istat emerge che nel 2019 i consumi elettrici hanno contato per il 35% sul bilancio energetico familiare – e la percezione di un basso comfort abitativo.

Ma non solo, i dati su qualità dell’aria e inquinamento acustico sono tutt’altro che positivi: viviamo in case insalubri (con tutto ciò che questo significa per la nostra salute) e troppo rumorose a causa della scarsa fonoassorbenza delle pareti.

Le criticità del Superbonus

In questo quadro il Superbonus 110% rappresenta un’opportunità importante ma, sottolinea Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente bisogna superare alcune criticità perché “diventi un reale volano per l’innovazione del settore edilizio e delle filiere che vi ruotano attorno, senza venire meno al suo ruolo prioritario nella riduzione delle emissioni”.

Prima di tutto secondo l’associazione ambientalista è necessario prorogarlo oltre il 2023, almeno fino al 2025, per garantire un vero sostegno all’incentivazione profonda degli edifici. Inoltre è considerato insufficiente il salto di due classi di livello energetico, la proposta di Legambiente è di garantire la riduzione dei consumi energetici di almeno il 50% o il raggiungimento della classe A. Le caldaie a gas dovrebbero essere escluse e le pratiche burocratiche dovrebbero essere semplificate, andrebbero strutturati in maniera diversa gli strumenti finanziari connessi alla cessione del credito, creando un fondo di credito a tasso agevolato per le famiglie in difficoltà. Bisognerebbe formare personale in grado di gestire tutto il processo, incentivando le aziende a trasformare o innovarsi. Si dovrebbe partire da interventi negli edifici di edilizia popolare o in quelli che si trovano in quartieri disagiati.

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