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A cura di: Tommaso Tautonico Indice degli argomenti: Biocabine aerodinamiche resistenti alla siccità Efficienza energetica, comfort termico e riciclo delle acque Il costante aumento di emissioni di gas serra in atmosfera ha come conseguenza l’aumento globale delle temperature. Un cambiamento che trasformerà ecosistemi e paesaggi, costringendo i moderni sistemi di costruzione ad adattarsi alle nuove condizioni. Per questo gli architetti sono chiamati a pensare nuove alternative per migliorare la qualità della vita, in possibili scenari dove le condizioni climatiche potrebbero diventare estreme e le risorse naturali ancora più scarse di oggi. Lo studio di architettura W-LAB ha valutato come le persone potrebbero sopravvivere in uno scenario post-cambiamento climatico ed ha progettato un habitat futuristico a basso impatto ambientale, per un clima desertico, sfruttando le tecnologie esistenti e gli attuali metodi di biocostruzione. Biocabine aerodinamiche resistenti alla siccità Il progetto proposto da W-LAB consiste in una distribuzione radiale di singole unità abitative (biocabine), circondate da piante resistenti alla siccità che creano una barriera in grado di offrire riparo e comfort. Le singole biocabine hanno forma aerodinamica che riduce l’attrito del vento, migliora la stabilità, minimizza i rumori, le vibrazioni e l’erosione del luogo. I futuri progetti architettonici dovranno far fronte a climi estremi e lavorare attivamente come produttori di risorse piuttosto che come consumatori passivi. Per questo le biocabine di W-LAB contengono spazi flessibili in base alle diverse esigenze dell’utente, consentendo loro di lavorare anche da casa, fare sport e coltivare la terra per il proprio sostentamento. I residenti di questo residence futuristico, grazie ad una connessione internet a banda larga, sono sempre aggiornati sugli ultimi sviluppi tecnologici, e in qualsiasi momento i droni possono consegnare merci e prodotti direttamente in loco. Efficienza energetica, comfort termico e riciclo delle acque Strutture ombreggianti, insieme alla vegetazione che circonda le unità abitative offrono un comfort termico ottimale, creano ombra negli spazi circostanti e mitigano l’effetto isola di calore grazie all’oasi artificiale centrale del residence. In questo modo, grazie al processo di raffrescamento evaporativo, gli spazi esterni sono climatizzati in maniera passiva. Gli architetti hanno proposto due modi per ottenere l’acqua per il consumo quotidiano e per le funzioni di raffreddamento evaporativo. La prima soluzione è legata ai captatori di nebbia situati sulle dune, che catturano l’umidità e la nebbia costiera, mentre il secondo sistema prevede l’utilizzo di impianti modulari di desalinizzazione dell’acqua. Ogni unità è dotata di impianto per il riciclo dell’acqua da destinare all’irrigazione delle piante. La produzione di energia deriva direttamente dalla radiazione solare e dall’energia eolica, abbastanza abbondanti e costanti nel clima desertico. Tutte le cabine sono completamente autonome, evitando la necessità di reti elettriche generali e la loro conseguente manutenzione. All’interno, ampio spazio ai materiali di costruzione di natura organica tipici dei luoghi desertici. Le piante, come l’agave, sono una fonte di legno e fibre, fungono da elementi strutturali, rivestimenti, pavimenti e da isolamento. L’interno delle biocabine ospita spazi per piccole serre e fioriere che possono essere utilizzate per il sostentamento degli abitanti. Per evitare pilastri o fondamenta permanenti, vengono utilizzati pali a vite removibili, da riutilizzare una volta terminato il ciclo di vita della cabina, riducendo così ulteriormente l’impatto sull’ecosistema. Img by W-LAB Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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