I sussidi alle fossili incompatibili con il target climatico di Parigi

Il rapporto di BloombergNEF e Bloomberg Philanthropies rivela che i paesi membri del G-20, tra il 2015 e il 2019, hanno dato più di 3,3 trilioni di dollari in sussidi per carbone, petrolio, gas ed energia da combustibili fossili. Serve più coraggio per rispettare l’impegno della COP21 di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5°

I sussidi alle fossili incompatibili con il target climatico di Parigi

Bloomberg Philanthropies e BloombergNEF hanno pubblicato il Rapporto “Climate Policy Factbook” che valuta i progressi che i paesi membri del G-20, responsabili di quasi tre quarti delle emissioni globali, stanno compiendo per passare a un’economia a basse emissioni di carbonio. Obiettivo dello studio è individuare  le priorità politiche considerando i negoziati internazionali sul clima, tra cui il vertice del G-20, le riunioni ministeriali, la 75a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e la COP26.

Il Rapporto evidenzia le tre aree in cui è necessaria un’azione immediata e coraggiosa da parte di molti molti paesi del G-20, per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, in linea con il target di Parigi:

  • 1) eliminare gradualmente il sostegno ai combustibili fossili,
  • 2) dare un prezzo alle emissioni
  • 3) incoraggiare la divulgazione dei rischi climatici

Sono molte le associazioni che stanno sostenendo un appello per un’azione climatica forte, a partire da queste tre aree. Tra queste la Net Zero Assets Owners Alliance, di cui fanno parte investitori internazionali impegnati nella transizione energetica, è favorevole all’adozione di meccanismi di carbon pricing per regolare le emissioni a livello globale.

Günther Thallinger, membro del Consiglio di gestione di Allianz SE e presidente della Net-Zero Asset Owner Alliance, ha sottolineato che le scelte politiche in molti dei paesi del G-20 “non sono sufficienti a guidare l’economia reale verso la transizione a emissioni net zero per raggiungere 1,5°C”. Alcuni paesi hanno definito obiettivi per raggiungere le 0 emissioni al 2050, ma è necessario affiancare piani rigorosi e attuabili di riduzione delle emissioni al 2030, attraverso per esempio la definizione di un prezzo crescente sul carbonio.

Tutto il mondo sa che è prioritario, per gli obiettivi della COP26 e per accelerare la transizione verso l’energia pulita, eliminare gradualmente il sostegno ai combustibili fossili, in particolare al carbone, e spostare i finanziamenti verso le energie rinnovabili. Tuttavia, il rapporto rileva che i governi di tutti i 19 paesi membri del G-20 continuano a sostenere la produzione e il consumo di combustibili fossili.

Nonostante tutti i Governi abbiano presentato piani climatici ambiziosi per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi, gli stessi hanno continuato a fornire sostegno al carbone, al petrolio, al gas e all’energia da combustibili fossili, con finanziamenti, tra il 2015 e il 2019 pari a 3,3 trilioni di dollari. Una somma che oggi potrebbe finanziare 4.232 GW di nuove centrali solari – oltre 3,5 volte la dimensione dell’attuale rete elettrica degli Stati Uniti.

Supporto finanziario alle fonti fossili nei paesi del G20 tra il 2015 e il 2019

Nel complesso le Nazioni del G-20 nel 2019, con 636 miliardi di dollari di sostegno diretto ai combustibili fossili – shanno tagliato del 10% i finanziamenti alle fossili rispetto al 2015, con 8 Paesi che si sono impegnati più degli altri (Argentina, Germania, Italia, Arabia Saudita, Sud Africa, Corea del Sud, Turchia e Regno Unito). Otto Stati membri hanno invece aumentato il proprio sostegno ai combustibili fossili – in particolare Australia, Canada e Stati Uniti.

Per quanto riguarda le politiche dell’emission pricing, 12 paesi del G-20 hanno stabilito dei prezzi a livello nazionale per le emissioni di gas a effetto serra attraverso una carbon tax, in particolare Francia e Germania. In altri paesi, come gli Stati Uniti, sono stati definiti prezzi del carbonio troppo bassi e, in alcuni casi, non sono stati ancora fissati (Arabia Saudita, Russia e Brasile).

Aumento degli investimenti nella transizione energetica nei prossimi dieci anni per raggiungere le 0 emissioni

Sempre BloombergNEF (BNEF) ha pubblicato il New Energy Outlook 2021 (NEO) che stima che raggiungere le emissioni nette di carbonio entro il 2050 richiederà ben 173 trilioni di dollari di investimenti nella transizione energetica. Il percorso è diverso a seconda dei 3 scenari ipotizzati che raggiungono il net-zero basandosi su un diverso mix di tecnologie.

La transizione energetica richiede investimenti molto sostanziali nelle infrastrutture, tra 92 e 173 trilioni di dollari nei prossimi trent’anni. Il che significa che l’investimento annuale dovrà più che raddoppiare. Cuore della transizione sono le energie rinnovabili e l’elettrificazione. Il settore energetico è quello che deve fare i maggiori progressi nel prossimo decennio, riducendo le emissioni del 57% rispetto al 2019 entro il 2030, e dell’89% entro il 2040.

Circa l’83% dell’energia primaria è attualmente costituita da combustibili fossili, mentre l’eolico e il solare fotovoltaico rappresentano l’1,3%. Nello Scenario Verde di BNEF, che dà la priorità all’elettricità pulita e all’idrogeno verde, l’eolico e il solare crescono fino al 15% dell’energia primaria nel 2030, e al 70% nel 2050. Al contrario, i combustibili fossili calano di circa il 7% all’anno, e rappresentano solo il 10% dell’offerta entro il 2050. Lo scenario Rosso dà invece la priorità al nucleare e il Grigio prevede che gas e carbone continuino ad essere utilizzati.

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