Arriva il nuovo Piano per l’ex Ilva, 4,7 miliardi in 10 anni per la decarbonizzazione

Presentate dai vertici di Acciaierie d’Italia le Linee guida per la transizione ecologica dell’Ilva al tavolo del ministero dello Sviluppo economico. Giorgetti: “Non è semplice. Il governo farà la sua parte mettendo ordine in un pacchetto di norme e di strumenti che consentano di gestire la fase della transizione”. La relazione delle Nazioni Unite sull’inquinamento: “Il governo dovrebbe garantire il diritto alla vita

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Arriva il nuovo Piano per l’ex Ilva, 4,7 miliardi in 10 anni per la decarbonizzazione
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Il nuovo Piano industriale per l’ex Ilva prevede un investimento complessivo di 4,7 miliardi di euro. Prevede quatto target da raggiungere nei prossimi 10 anni per la decarbonizzazione, e per riportare a livelli di produttività su una quota di 8 milioni di tonnellate di acciaio e alla piena occupazione al 2025.
E’ questa la base su cui poggiano le Linee guida per l’ex Ilva illustrate dai vertici aziendali di Acciaierie d’Italia al tavolo ad hoc del ministero dello Sviluppo economico; dove hanno partecipato anche il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il ministro del Lavoro Andrea Orlando, i governatori della Puglia Michele Emiliano e della Liguria Giovanni Toti, i rappresentanti del ministero della Transizione ecologica e del ministro del Sud, Invitalia, e i sindacati nazionali metalmeccanici.

I 4 obiettivi del piano

Il Piano si articolerà su quattro obiettivi che dovranno garantire nei prossimi anni la continuità produttiva attraverso il ritorno alla piena occupazione dei lavoratori entro il 2025, il raggiungimento della sostenibilità ambientale nella produzione di acciaio con il passaggio dal carbone all’idrogeno e con l’utilizzo di forni elettrici.

Tra le Linee guida del Piano c’è anche il perseguimento degli “obiettivi di sostenibilità economica per ottenere un prodotto competitivo sul mercato, per qualità e per costo, che consenta di raggiungere i livelli di crescita produttiva prevista in 8 milioni di tonnellate al 2025”. Entro il 2025 – viene spiegato – “gli investimenti in tecnologie innovative, alcuni già avviati, consentiranno già una riduzione di circa il 40% di CO2 e del 30% delle polveri sottili”.

“Il Piano presentato è realistico ma non semplice – osserva Giorgetti – il passaggio all’idrogeno e la gestione e le conseguenze degli aspetti occupazionali hanno bisogno di tempo. Il quadro delineato oggi è più complicato di quanto ci aspettassimo, serve fiducia e speranza da parte di tutti coloro che oggi siedono a questo tavolo. Il governo farà la sua parte, continuerà a lavorare con spirito costruttivo mettendo ordine in un pacchetto di norme e di strumenti che consentano di gestire la fase di transizione verso il green di un settore strategico quale quello dell’acciaio”.

La relazione delle Nazioni Unite

Un Piano che arriva giusto a poche ore di distanza dalla relazione delle Nazioni Unite, messa a punto da un inviato speciale dopo la visita in Italia dal 30 novembre al 13 dicembre: “Lo stabilimento Ilva in Puglia è il più grande impianto siderurgico d’Europa – si legge nel documento che sarà presentato alla 51esima sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a settembre del 2022 – per 60 anni ha emesso polveri sottili, diossine cancerogene e altre sostanze pericolose che hanno causato un livello di inquinamento intollerabile. I rapporti medici affermano che l’inquinamento ha causato un’incidenza di cancro, malattie respiratorie, così come malattie cardiovascolari e neurologiche nei lavoratori dell’azienda e nei residenti della città di Taranto”. La preoccupazione si rivolge poi verso “i livelli allarmanti di emissioni di CO2 dell’impianto. E’ classificato come il primo emettitore di CO2 in Italia. L’impianto dovrebbe smettere di bruciare carbone per la produzione di elettricità”. L’analisi prende in considerazione anche la fase attuale: “Adesso che lo Stato è diventato uno dei comproprietari dello stabilimento, dovrebbe accelerare la bonifica dei siti contaminati, così come la trasformazione dell’Ilva in modo che la contaminazione dello stabilimento cessi di mettere in pericolo la salute umana e l’ambiente. Il governo dovrebbe garantire che qualsiasi attività dell’Ilva, e qualsiasi nuova autorizzazione, rispetti i livelli di qualità dell’aria secondo i parametri aggiornati dall’Organizzazione mondiale della sanità”. E’ necessario – conclude la relazione – “chiarire questa questione che ha grandi implicazioni per la capacità dei residenti di Taranto di godere dei loro diritti alla vita, alla salute e a un ambiente sano”.

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