Nuovi incentivi: conviene ancora la riqualificazione energetica degli edifici?

Un’analisi di MCE Lab calcola i tempi di ammortamento degli investimenti e sottolinea come la riqualificazione energetica non sia più rimandabile

Nuovi incentivi: conviene ancora la riqualificazione energetica del patrimonio?

Il tema degli incentivi legati alla riqualificazione energetica degli edifici è di grande attualità. Il recente Decreto Aiuti Quater, infatti, ha ridotto le agevolazioni e anche il Superbonus, con lo stop alla cessione del credito e la riduzione dal 110 al 90% per tutto il 2023 e poi gradualmente a scendere ancora, ha un futuro incerto. La Direttiva EPBD IV prevista dal Green Deal dell’Unione Europea, invece, porterà a introdurre un incentivo destinato a rimanere costante negli anni a venire. In questo scenario, riqualificare conviene ancora? Secondo l’analisi di MCE Lab, coordinato dal professor Giuliano Dall’O’, la risposta è sì. Partendo dal presupposto che la gestione più efficiente dell’energia non è solo un trend, ma una vera e propria necessità se si vuole raggiungere la decarbonizzazione al 2050, l’analisi entra poi nel dettaglio di costi e investimenti.

Come calcolare la convenienza

La convenienza di un investimento in efficienza energetica dipende da due elementi: il costo dell’intervento al netto degli eventuali incentivi e la quantità di energia risparmiata, che incide positivamente sulle bollette. A quest’ultimo aspetto oggi, visti i problemi di caro energia, le persone sono particolarmente sensibili.

Per quanto riguarda i costi, secondo l’analisi il passaggio dalla classe G alla classe E non dovrebbe risultare particolarmente oneroso. In molti casi basterebbe sostituire il generatore di calore, controllare la temperatura in modo smart e installare serramenti di nuova generazione. La stima è compresa tra 12.000 e 18.000 € per appartamento. Con l’incentivo del 70% previsto nel 2024 la spesa scenderebbe a 3.600 € – 5.400 €.

Secondo i calcoli di MCE Lab, l’investimento si ammortizzerebbe in un circa 7 – 10 anni, se il costo dell’energia non crescerà ancora.

Nuovi incentivi: conviene ancora la riqualificazione energetica del patrimonio?

Il passaggio dalla classe G alla classe D potrebbe invece essere più oneroso in quanto potrebbero essere necessari interventi di isolamento termico dell’involucro (cappotto, isolamento del sottotetto e/o delle pareti esterne applicando l’isolamento dall’interno). Si parla quindi di una spesa compresa tra i 30.000 e 40.000 €, che con l’incentivo del 70% (previsto fino al 2024) scenderebbe a 9.000 € – 12.000 €.

La volontà di ridurre i consumi è forte

Secondo uno studio condotto da ANGAISA (l’associazione dei distributori idrotermosanitari) per Nomisma, negli ultimi 12 mesi circa 4 italiani su 10 hanno effettuato interventi di ristrutturazione o miglioramento della propria abitazione. Il 61% di questi interventi concerneva proprio l’efficientamento energetico e riguardava sia la parte strutturale dell’edificio (ad esempio isolamenti termici e sostituzione serramenti) sia gli impiantisti (climatizzazione.).

Il 50% del campione ha deciso di intervenire spinta anche degli incentivi, ma per il 48% il motivo principale era la volontà di ridurre i consumi. La spesa media sostenuta per gli interventi di riqualificazione energetica è stata stimata in 5.500 € per gli impianti, e 13.800 € se comprendeva anche interventi all’involucro. Il 51% di chi ha agito ha sottolineato che senza bonus non avrebbero fatto nulla.

In Italia 9 milioni di edifici da riqualificare

Secondo la bozza della Direttiva EPBD IV, al 2030 tutti gli edifici residenziali dovrebbero essere portati alla classe energetica E; mentre dal 2033 dovrebbero essere portati alla classe D. In Italia questo interesserebbe circa 9 milioni di edifici, praticamente tre su quattro.

In Italia 9 milioni di edifici da riqualificare

Il patrimonio edilizio è centrale nella lotta al riscaldamento climatico in quanto gli edifici non efficienti hanno un alto impatto ambientale. Utilizzano il 40% dell’energia dell’Ue e producono il 36% delle emissioni di gas serra; rappresentano il 50% dell’estrazione di materie prime, il 40% del consumo energetico, il 36% delle emissioni di CO2 e il 21% del consumo di acqua.

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