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E’ stato presentato il nuovo Rapporto di Sintesi (SYR6) dell’IPCC, il Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite che coinvolge più di tremila università che monitorano i cambiamenti climatici in tutto il mondo. Il Report conferma, ancora una volta, che limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5° C entro la fine del secolo, come richiesto dall’Accordo di Parigi non è affatto semplice, ma il mondo ha a sua disposizione le tecnologie e le soluzioni per contenere le emissioni e adattarsi ai cambiamenti climatici. E’ però necessario, ha commentato il presidente dell’IPCC Hoesung Lee, che tutti i Paesi “intraprendano azioni più ambiziose e urgenti, garantendo un futuro sostenibile e vivibile per tutti”. Da quando per la prima volta nel 2018 l’IPCC ha lanciato l’appello a intensificare gli impegni per garantire il contenimento del surriscaldamento entro 1,5°C, ha continuato a esserci una forte crescita delle emissioni di gas serra che oggi rendono ancor più sfidante questo obiettivo. Il riscaldamento globale, a causa dell’eccessivo utilizzo dei combustibili fossili e dello sfruttamento delle risorse naturali, è oggi superiore di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali, il che ha provocato eventi metereologici sempre più intensi ed estremi, che impattano sugli ecosistemi e sulla sopravvivenza delle persone. E gli impatti sono molto più gravi per le comunità più vulnerabili, colpite fino a 15 volte di più delle altre regioni da inondazioni, siccità e tempeste, tanto che Aditi Mukherji, tra gli autori del Rapporto, parla dell’importanza della giustizia climatica perché “coloro che hanno contribuito meno al cambiamento climatico sono colpiti in modo sproporzionato”. Ridurre le emissioni in tutti i settori Intanto bisogna ridurre le emissioni del 43% entro il 2030 rispetto al 2019 se si vuole rispettare l’obiettivo di contenimento del riscaldamento entro 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali. La soluzione proposta dall’IPCC è lo “sviluppo resiliente al clima”, che richiede interventi volti a migliorare la qualità dell’aria integrati a quelli volti a ridurre le emissioni, con investimenti in rinnovabili, mobilità sostenibile, elettrificazione a basse emissioni di carbonio. Una delle priorità per garantire i progressi climatici, ha dichiarato Christopher Trisos, uno degli autori del Rapporto, è quella di aumentare i finanziamenti, soprattutto per le comunità a basso reddito. In questo senso avranno un ruolo importante sia i governi che gli investitori e le Banche. In un videomessaggio pubblicato lunedì scorso, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha descritto il rapporto come una “guida su come disinnescare la bomba a orologeria del clima”. Ha poi proposto ai paesi del G20, un “Patto di solidarietà per il clima”, in cui tutti i grandi emettitori sono tenuti a compiere sforzi supplementari per ridurre le emissioni e i Paesi più ricchi a mobilitare risorse finanziarie e tecniche per sostenere le economie emergenti, per garantire che le temperature globali non aumentino di oltre 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Questo rapporto mostra che al momento ci stiamo dirigendo verso un riscaldamento di 2,2-3,5 gradi, ha sottolineato Prof. Petteri Taalas, Segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale. “Un riscaldamento di 3 gradi avrebbe un impatto drammatico sulla salute umana, sulla biosfera, sulla sicurezza alimentare e sull’economia globale. Molti di questi rischi potrebbero essere evitati se rimanessimo entro 1,5 gradi di riscaldamento”. Il WMO pubblicherà tra poche settimane il suo rapporto sullo stato del clima globale, che mostrerà che tutti i parametri climatici si stanno muovendo nella direzione totalmente sbagliata: il riscaldamento e l’acidificazione degli oceani, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare, gli eventi di inondazione e siccità e le concentrazioni di anidride carbonica, metano e protossido di azoto. Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di Kyoto Club ha commentato che dal rapporto emerge che sia necessario tagliare della metà le emissioni di CO2, ma lo scorso anno, secondo i dati dell’Agenzia internazionale dell’energia, queste sono aumentate dell’1%. In occasione del prossimo vertice delle Nazioni Unite sul clima, Cop28, che si svolgerà a Dubai dal 30 novembre si valuteranno i progressi dei vari paesi nella riduzione delle emissioni di gas serra, “è certo che i Paesi che aderiscono all’Accordo sono ben lontani dai loro obiettivi: i governi dovrebbero agire velocemente, rinunciare ai combustibili fossili attraverso investimenti in energie rinnovabili e altre tecnologie a basse emissioni di carbonio, aumentare l’efficienza energetica, ripensare l’agricoltura e ripristinare foreste e paesaggi naturali degradati”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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