Giornata mondiale dell’acqua: Water for peace

L’acqua rappresenta uno dei problemi più seri dei nostri giorni, fonte di guerre di accaparramento, è l’oro nero del domani. Dobbiamo utilizzarla in modo più responsabile, garantendo al tempo stesso che le persone più povere non rimangano indietro. E’ necessario limitare il consumo delle acque in bottiglia più costose e inquinanti, promuovendo quello dell’acqua del rubinetto, sicura ed economica. Il 22 marzo la Giornata Mondiale dell’Acqua organizzata quest’anno sul tema “Water for peace”

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22 marzo, Giornata mondiale dell'acqua: Water for peace
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Il 22 marzo ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, ricorrenza lanciata dalle Nazioni Unite nel 1992, all’interno delle direttive dell’agenda 21, risultato della conferenza di Rio.

Il World Water Day vuole richiamare l’attenzione a livello globale sull’importanza di questa risorsa, preziosa ma non infinita, anche rispetto al tema del cambiamento climatico e sulle azioni da mettere in pratica per la sua salvaguardia: non possiamo permetterci di aspettare, i responsabili delle politiche climatiche devono mettere l’acqua, e la sua gestione sicura e sostenibile, al centro dei piani d’azione.  Sembra banale ricordarlo: l’acqua non è solo una risorsa da utilizzare, è un diritto e gli esseri umani ne hanno bisogno per sopravvivere, così come tutti i sistemi su cui facciamo affidamento: servizi igienici, sanità, istruzione, affari e industria.

Acqua: risorsa preziosa e fondamentale nella lotta al cambiamento climatico

Anche se il 70% del Pianeta è coperto da acqua, solo il 2,5% di questa è dolce e in gran parte si trova all’interno di calotte e ghiacciai, solo una minima parte infatti è direttamente accessibile nei nostri laghi e fiumi. Con l’aumento della popolazione a livello globale, cresce anche la domanda d’acqua, il che provoca un prelievo maggiore della disponibilità e un aumento dello stress idrico in molti paesi, Italia compresa.

22 marzo, giornata mondiale dell'acqua

L’acqua è sempre più sotto pressione. Gli impatti dei cambiamenti climatici sull’acqua si stanno aggravando, in molti Paesi l’accesso all’acqua potabile è distribuito in modo diseguale e ingiusto.

Il cambiamento climatico sta aumentando la variabilità del ciclo dell’acqua. Un’atmosfera più calda trattiene infatti più umidità, provocando un maggior numero di eventi meteorologici estremi. Da una parte aumentano gli episodi di precipitazioni più intense e di inondazioni; dall’altra si assiste a un aumento dell’evaporazione, che provoca terreni secchi e siccità più intense. Anche i ghiacciai e le coperture di ghiaccio si stanno riducendo a ritmi senza precedenti (secondo i dati della NASA ogni anno si perdono 300 miliardi di tonnellate di ghiaccio al Polo Nord e 130 miliardi al Polo Sud).

L’acqua è un bene prezioso e un fattore determinante per rispettare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, per la salute e la prosperità delle persone e del pianeta. Ma i nostri progressi rispetto ai target legati all’acqua sono fuori strada in maniera allarmante, mettendo a rischio l’intera Agenda per lo sviluppo sostenibile. Basti pensare che più di 100 paesi sono lontani dall’avere risorse idriche gestite in modo sostenibile entro il 2030.

Anche se l’accesso ad acqua potabile e servizi igienici gestiti in modo sicuro sono stati definiti dall’Obiettivo di sviluppo sostenibile 6 come diritti umani, miliardi di persone nel mondo ne sono attualmente escluse. Acqua e povertà sono strettamente legate. Senza la prima non c’è sviluppo e senza sviluppo è impossibile eliminare la povertà.

Secondo il Rapporto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, negli ultimi anni è aumentata la popolazione che a livello globale utilizza servizi di acqua potabile gestiti in modo sicuro. Tuttavia più di 600 milioni di persone ne sono prive,  la scarsità d’acqua colpisce ancora più del 40% della popolazione globale e circa  1,8 miliardi di persone utilizzano acqua “potabile” contaminata da escrementi. Inoltre a livello globale il 20% delle falde sono eccessivamente sfruttate.

Sono questi i principali temi di cui si è discusso durante la Conferenza ONU 2023 sull’acqua, che si è svolta a New York nel marzo dello scorso anno e che si è conclusa con l’obiettivo di accelerare nel biennio 2024-2025 gli sforzi internazionali per affrontare la crisi idrica globale e i progressi dell’SDG 6, adottando l’Agenda d’azione per l’acqua quale impegno da parte di governi, imprese e comunità per raggiungere gli obiettivi e i traguardi globali relativi all’acqua e ai servizi igienici. La salute e la prosperità pubblica, i sistemi alimentari ed energetici, la produttività economica e l’integrità ambientale dipendono tutti da un ciclo dell’acqua ben funzionante e gestito in modo equo.

I numeri dell’acqua

L’acqua si muove continuamente tra l’atmosfera, la terra e gli oceani attraverso l’evaporazione, la condensazione, le precipitazioni e il deflusso, influenzando i modelli meteorologici e climatici.

I numeri dell'acqua

  • L’agricoltura utilizza circa il 70% delle risorse idriche naturali.
  • Nel 2022, oltre il 50% dei bacini idrografici e dei serbatoi globali presentava deviazioni dalle condizioni normali.
  • Circa la metà della popolazione mondiale sperimenta una grave carenza idrica per almeno una parte dell’anno.
  • La siccità tra il 1970 e il 2019 ha causato oltre 700.000 morti e oltre 260 miliardi di dollari di perdite economiche.
  • Tra il 2001 e il 2018, circa il 74% di tutti i disastri naturali sono stati legati all’acqua.
  • Circa 1,8 miliardi di persone nel mondo sono esposte a un rischio significativo di alluvione.

I cambiamenti nel ciclo dell’acqua possono avere un impatto significativo sui modelli di precipitazione, su siccità, inondazioni e disponibilità generale di risorse idriche.
Il monitoraggio e la valutazione dei cambiamenti nel ciclo dell’acqua sono dunque cruciali per la pianificazione dei sistemi di mitigazione e adattamento degli impatti dei cambiamenti climatici.
I dati relativi alla portata dei fiumi, all’immagazzinamento dei laghi e all’afflusso dei bacini idrici, ai livelli delle acque sotterranee, al contenuto di umidità del suolo, ai tassi di evapotraspirazione, alla copertura nevosa e agli eventi legati all’acqua sono preziose fonti di informazione.

Un impegno che coinvolge anche i cittadini

In Italia con 220 litri in media abitante al giorno, deteniamo il triste primato di sprecare più acqua rispetto agli altri paesi d’Europa (la media 165 litri). Il WWF fa notare che a questo consumo diretto si deve aggiungere quello indiretto legato all’”acqua nascosta” utilizzata per produrre i beni che utilizziamo e il nostro cibo, “ogni fase produttiva può consumare acqua, La somma di tutti questi consumi rappresenta l’impronta idrica quotidiana, per il 90% determinata dal cibo che mangiamo. In Italia abbiamo una delle impronte idriche più alte d’Europa”.

Cosa possiamo fare come cittadini per consumare meno acqua nel rispetto ambientale

Tutti noi siamo coinvolti e possiamo agire per aiutare a risolvere la crisi idrica, attraverso semplici azioni:

  • Risparmiare acqua facendo docce brevi e non il bagno e facendo attenzione a non lasciare aperti i rubinetti per esempio quando ci si lava i denti
  • Intervenire velocemente in caso di perdite d’acqua nei rubinetti, nello scarico del WC o nelle tubature
  • Smettere di inquinare: non gettare negli scarichi rifiuti alimentari, oli esausti, medicinali e sostanze chimiche
  • Acquistare alimenti locali, a filiera corta e realizzati con meno acqua
  • Recuperare l’acqua piovana e utilizzarla per esempio per bagnare le piante
  • Riutilizzare l’acqua di cottura o del deumidificatore
  • Usare lavatrice e lavapiatti solo a pieno carico

Anche se l’attenzione a questi temi è certamente aumentata, i margini di miglioramento sono ampi: secondo una ricerca svolta lo scorso anno da SodaStream, marchio specializzato in sistemi di gasatura domestica, è ancora molto alta per esempio la % di persone che sciacquano i piatti sotto l’acqua corrente prima di metterli in lavastoviglie e sono meno del 50% gli intervistati dotati di rubinetti di ultima generazione, con tecnologia a risparmio idrico.

La giornata mondiale dell’acqua 2024

La Giornata mondiale dell’acqua, organizzata quest’anno sul tema “Water for peace“, si propone di accelerare il cambiamento, coinvolgendo cittadini, imprese e istituzioni, per risolvere la crisi idrica e igienico-sanitaria. L’acqua riguarda tutti noi che dobbiamo agire singolarmente e come parte di una comunità cambiando il modo in cui la utilizziamo, consumiamo e gestiamo nella vostra vita.

La giornata mondiale dell'acqua 2024

Con l’aumento degli impatti dei cambiamenti climatici e la crescita della popolazione, è urgente unire le forze, all’interno dei Paesi e tra di essi, per proteggere e conservare la nostra risorsa più preziosa, facendola diventare anche un simbolo di pace.

Ma non solo: l’acqua può creare pace o scatenare conflitti, quando è scarsa, inquinata o se le persone non ne hanno un accesso equo. In Siria per esempio le infrastrutture del sistema idrico sono state pesantemente danneggiate a causa della guerra, con un conseguente peggioramento delle emergenze sanitarie.

Le guerre dovute alla scarsità di acqua negli anni sono aumentate, passando da 220 nel decennio 2000-2009, a 620 tra il 2010 e il 2019. Tra il 2000 e il 2023, sono stati 1.385 i conflitti in cui la risorsa idrica è stata un fattore scatenante o un’arma contro le popolazioni (fonte Pacific Institute). E la siccità dovuta al cambiamento climatico sta facendo aumentare le zone a rischio desertificazione, che in Italia potrebbero riguardare il 20% della superficie totale.

Nel corso dei conflitti la risorsa idrica diventa spesso un mezzo per ottenere o mantenere il controllo sul territorio e sulle popolazioni o per fare pressione sui gruppi avversari.

Più di 3 miliardi di persone nel mondo dipendono dall’acqua che attraversa i confini nazionali, ma solo 24 Paesi hanno accordi di cooperazione transfrontaliera per le risorse idriche condivise, il che minaccia la stabilità sociale e internazionale. I governi dovrebbero invece cooperare sulle acque transfrontaliere a livello bilaterale, regionale o globale, ad esempio sottoscrivendo e attuando la Convenzione delle Nazioni Unite sull’acqua e la Convenzione sui corsi d’acqua.

L’acqua può essere anche un elemento di pace e di collaborazione attraverso un approccio alla gestione integrata delle risorse idriche e la promozione di un’economia circolare che soddisfi i diritti delle persone. A questo proposito è fondamentale che i Paesi sviluppino accordi per gestire pacificamente le risorse idriche nei confini nazionali e internazionali.

L’ONU ha attivato la campagna globale Play your part! (Fai la tua parte) invitando chiunque a partecipare, dai singoli alle famiglie, dalle aziende ai governi, scoprendo il legame tra acqua e pace.

Tante le iniziative organizzate in Italia

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua del 22 marzo, Gruppo CAP, green utility che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, organizza diverse attività durante tutta la settimana, nell’ambito della Water Week. Tanti gli eventi, workshop, incontri di divulgazione e di formazione, per promuovere un uso consapevole della risorsa idrica.

Un tema molto importante per Gruppo CAP che nell’ambito del proprio piano di sostenibilità, sta realizzando importanti progetti legati all’acqua, grazie anche ai anche finanziamenti del PNRR: riduzione delle perdite di rete, maggior collaborazione con Comuni e aziende agricole del territorio per il riutilizzo delle acque depurate, preservazione e monitoraggio delle falde.

Tra i molti progetti segnaliamo Città Spugna, realizzato in collaborazione con la Città metropolitana di Milano, che prevede la realizzazione di 90 interventi di drenaggio urbano sostenibile in 32 Comuni molto cementificati.

La direttiva acqua potabile

Il 6 marzo 2023 è stato pubblicato in  GU il Decreto Legislativo 23 febbraio 2023 n.18,Attuazione della Direttiva UE 2020/2184 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, con l’obiettivo di proteggere la salute dai possibili effetti negativi dovuti alla contaminazione delle acque non salubri e garantire un maggior accesso alle acque destinate al consumo umano.

La direttiva acqua potabile

Anima Confindustria con le sue associazioni (Aqua Italia, Acism, Assopompe e Avr), ha contribuito ai lavori e al recepimento della direttiva europea, arrivando a definire un testo che stabilisce quali sono i requisiti minimi che le acque potabili devono rispettare, quali le azioni di monitoraggio che i gestori idropotabili, le autorità ambientali e sanitarie devono mettere in pratica, le sanzioni per il mancato rispetto degli obblighi previsti e i requisiti minimi per i reagenti chimici e i materiali filtranti attivi e passivi da utilizzare nel trattamento delle acque. Sono stati introdotti nuovi limiti per le sostanze considerate pericolose tra cui Pfas, cromo e clorati, è stata inserita la rilevazione del parametro legionella sull’acqua fredda e si considera la qualità dei materiali e prodotti in contatto con acqua potabile come fonte di possibile inquinamento. Infine per promuovere l’uso dell’acqua potabile si prevede l’installazione di erogatori negli edifici prioritari, quali aeroporti e stazioni, e negli edifici pubblici.

Il presidente di Anima Confindustria Marco Nocivelli ha spiegato che il recepimento della nuova direttiva acqua potabile (che ha recepito la direttiva 2020/2184/Ue) assicura una maggiore tutela per la la filiera e il consumatore finale:

“L’esito del lavoro di Anima e delle sue associazioni è una legge che promuove un’acqua destinata al consumo umano di maggiore qualità per tutta la popolazione, con l’ausilio di strumenti moderni per tutelarla fino al punto di erogazione, valorizzando tutti gli interventi che consentono di incrementare il corretto consumo dell’acqua di rubinetto (una vera risorsa a km zero), nonché il risparmio e l’efficienza per le famiglie italiane”.

La direttiva  18/2023 prevede che da quest’estate anche gli stabilimenti balneari (circa 7000 quelli presenti in Italia) eroghino acqua potabile sulle spiagge, a tutela della sicurezza e salute dei bagnanti. Una situazione che secondo Marco Maurelli, Presidente di Federbalneari Italia, rischia di mettere sotto stress il sistema idrico e gli imprenditori, considerando “l’approvvigionamento dalle falde acquifere anche solo per l’uso di acqua nelle docce e che in molti casi è impossibile dotarsi di acqua potabile a ridosso della battigia, a meno che le docce non siano collegate alla rete idrica”. C’è inoltre un problema di iter burocratico da rispettare e dell’impossibilità di avviare i lavori a stagione già iniziata. Senza dimenticare, conclude Maurelli, il problema etico che si pone nell’utilizzare l’acqua potabile non per essere bevuta, ma per risciacquarsi dalla sabbia, a fronte della grave siccità che vive anche il nostro paese. Secondo Federbalneari sarebbe più corretto continuare a sfruttare, per le docce,  i pozzi artesiani di acqua dolce non potabile regolarmente autorizzati sul demanio marittimo.

La dispersione idrica lungo la rete

Quello della dispersione idrica lungo la rete è un problema molto serio e costante in Italia: secondo i dati dell’Istat del 2020, il 47,9% dell’acqua delle reti idriche pubbliche italiane non raggiunge infatti gli utenti finali.

Dispersione idrica lungo la rete nei capoluoghi in Italia

Le cause sono diverse ma la principale è che la rete idrica in Italia è vecchia: il 25% ha più di 50 anni e il 60% più di 30.

Un aiuto per le multiutility e i gestori italiani di reti idriche, perché possano iniziare ad agire per limitare le perdite e migliorare l’efficienza, arriva dai 900 milioni stanziati dal PNRR per il potenziamento della rete di distribuzione idrica soprattutto nel Mezzogiorno dove i problemi sono ancora più seri. Una situazione che comporta oneri importanti: l’Italia versa infatti 165mila € al giorno come sanzione all’UE a causa di diverse infrazioni in materia di infrastrutture idriche, tra cui mancanza dei sistemi di depurazione e filtraggio delle acque reflue e il loro riuso (Fonte: Rapporto Water Economy in Italy realizzato da Proger con la collaborazione della Fondazione Earth and Water Agenda).

Un problema che negli ultimi anni è stato aggravato dal cambiamento climatico e dall’aumento della siccità che, secondo i dati di ISPRA , sta provocando una riduzione annua della disponibilità idrica che nell’ultimo trentennio è stata di circa il 19% rispetto al periodo precedente.

Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) evidenzia che per risolvere le criticità, il fabbisogno di investimenti del settore idrico nel nostro paese è di circa 6 miliardi di euro e “servono risorse aggiuntive per 1,3 miliardi di euro l’anno fino al 2026”.

L’associazione ha individuato 8 proposte, attuabili nel breve (4), medio (2) e lungo periodo (2),  che potrebbero aiutare l’adattamento infrastrutturale delle reti idriche:

  • favorire il riuso efficiente delle acque reflue depurate, una soluzione efficiente e sostenibile al momento poco utilizzata
  • contrastare la progressiva salinizzazione della falda dovuta alla maggiore siccità, che rende le acque non potabili e inutilizzabili in agricoltura
  • diversificazione delle strategie di approvvigionamento, attraverso per esempio pratiche di dissalazione. E’ però necessario semplificare le procedure e gli iter autorizzativi
  • sostenere il completamento dell’affidamento del Servizio Idrico Integrato a gestori industriali in tutto il Paese
  • rafforzare il ruolo di pianificazione e governance dei 7 distretti idrografici
  • semplificare le procedure autorizzative per realizzare gli investimenti
  • promuovere l’uso efficiente dell’acqua, riducendo le perdite lungo la rete, introducendo incentivi e meccanismi di sostegno, istituendo la Giornata Nazionale del Risparmio Idrico e dell’uso razionale dell’acqua
  • velocizzare e semplificare la realizzazione delle opere infrastrutturali strategiche

Il WWF sottolinea che per risolvere la crisi idrica è necessario partire dalle cause legate alla crisi climatica, pianificando un Piano di adattamento ai cambiamenti climatici con tecnologie basate sulla natura (Nature Based Solutions) “per una corretta ricarica delle falde, per creare aree di laminazione naturale, per favorire processi di autodepurazione  e per ridurre in generale la vulnerabilità del nostro territorio”.

Tra le priorità segnalate dall’associazione ambientalista vanno riviste le concessioni idriche, dando priorità agli usi idropotabili, all’agricoltura e all’ambiente; inoltre vanno rinaturalizzati i fiumi e la rete idrica superficiale ripristinando le zone umide e tutelando la biodiversità. Bisogna sostenere l’agricoltura biologica e privilegiare le colture che richiedono una ridotta irrigazione.

WeWorld, associazione italiana indipendente, ha pubblicato Flowing Futures, Atlante sull’accesso e la disponibilità di acqua a livello globale e le conseguenze per i diritti umani. Si tratta di un documento importante perché, come sottolinea Anna Crescenti, esperta WASH di WeWorld, “i servizi legati all’acqua sono più che semplici rubinetti: acqua potabile sicura e servizi sanitari e igienici sono essenziali per garantire la salute e il benessere delle persone, contribuendo al miglioramento di altri aspetti della vita individuale e comunitaria, come i mezzi di sussistenza, il lavoro, l’alloggio e l’istruzione, da un lato e, dall’altro, lo sviluppo di comunità resilienti e di un ambiente sano, anche in Italia”.

Tra le sfide che riguardano il nostro paese, l’Atlante evidenzia in particolare:

  • Sono 157 i litri per abitante al giorno dispersi nella rete: una quantità sufficiente a coprire il fabbisogno idrico di oltre 43 milioni di persone per un intero anno.
  • Quasi 7 milioni di persone non sono collegate alla rete fognaria pubblica: 40 comuni con 386.000 residenti, soprattutto in Sicilia ne sono del tutto privi.
  • Nel 2022 il 9,7% delle famiglie (quasi 2,5 milioni di persone) ha lamentato irregolarità nel servizio di approvvigionamento idrico; circa il 70% al Sud, soprattutto in Calabria e Sicilia.
  • Il servizio pubblico di depurazione delle acque reflue urbane è assente in 296 comuni, dove risiedono 1,3 milioni di abitanti. Un problema maggiore nel sud Italia

Tra le tecnologie disponibili la start up Pipecare ha sviluppato diverse soluzioni innovative che permettono di realizzare interventi di efficientamento della rete con il minimo impatto. Tra queste la tecnologia “Talr” – “Trenchless, Automated, Leakage e Repair” – permette di aggiustare le falle delle reti pubbliche, distribuite lungo sezioni di tubazioni fino a circa 500 metri, senza scavi e senza doverle localizzare puntualmente, assicurando una riduzione importante delle perdite in breve tempo, senza che siano necessari interventi strutturali. Si tratta di una tecnologia brevettata che prevede l’uso di PIG-Train, un composto a base vegetale-alimentare, che sigilla tutti i punti di perdita lungo la tubazione in pressione. Il composto viene introdotto e estratto attraverso i punti di innesto ed è poi spinto dall’acqua di rete, assicurando riparazioni della durata di 15 anni.

Come funziona la tecnologia “Talr”per aggiustare le falle delle reti idriche pubbliche senza interventi invasivi
Configurazione intervento di riparazione perdite NO-DIG con tecnologia TALR.

Per fare un esempio la tecnologia è stata scelta per riparare senza blocchi del traffico una tubazione in ghisa/piombo lunga 530 metri, della rete idrica di Publiacqua, a Pistoia.

La Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) evidenzia che relativamente al problema delle perdite della rete idrica, in Italia si investe molto poco sulla manutenzione rispetto ad altri paesi, parliamo di solo 48 euro a cittadino contro una media UE di 100 euro. “Per colmare questo gap sarebbero necessari 12 miliardi di euro cui si dovrebbero aggiungere 6 miliardi l’anno per la depurazione e la manutenzione della rete idrica”.  A fronte di ciò il PNRR ha destinato solo  2,8 miliardi di euro al sistema acqua.

Per affrontare l’emergenza idrica dovuta alla siccità è allo studio del Governo un decreto legge che prevede la nomina di un commissario straordinario, una cabina di regia fra i ministri interessati e la semplificazione delle procedure per gli interventi urgenti. D’intesa con le Regioni e gli Enti territoriali verrà fissato  un piano idrico straordinario nazionale, in modo da programmare le priorità di intervento.

Il presidente Sima, Alessandro Miani spiega che la presenza di circa 700 operatori che gestiscono la distribuzione dell’acqua, creano una forte frammentazione “appesantendo il processo burocratico complessivo e allontanando gli investitori privati, sempre più importanti negli inteventi di ammodernamento”.

Naturalmente non si può non considerare il problema della siccità che diventa ogni anno più serio e richiede per esempio l’utilizzo di tecnologie moderne in agricoltura, capaci di abbattere i consumi idrici fino al -30%.  “Come Sima siamo favorevoli alla nomina di un commissario straordinario che abbia poteri in grado di superare la burocrazia e realizzare progetti di lunga durata, partendo dall’ammodernamento delle condutture, che in Italia per 500mila chilometri contengono ancora amianto, e da un piano di invasi che sullo stile leonardiano garantisca disponibilità idrica nei mesi più caldi e a rischio siccità”.

L’acqua del rubinetto è ottima, ma gli italiani bevono l’acqua in bottiglia

Il 22 marzo 2023, in occasione della giornata mondiale dell’acqua è stata presentata la quarta edizione del Libro Bianco “Valore Acqua per l’Italia” curato dalla Community Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti. Lo Studio  conferma che in Italia la qualità dell’acqua del rubinetto è ottima, con l’85% che viene prelevata da fonti sotterranee protette, deteniamo il primato tra i grandi paesi europei, ma solo il 29,5% dei cittadini, che amano definirsi sostenibili, beve acqua del rubinetto, percentuale più bassa al Sud e tra le persone di una certa età, i giovani si mostrano infatti più sensibili e attenti. Secondo i dati del Censis, con 208 litro pro capite l’anno siamo i primi consumatori in Europa di acqua in bottiglia, contro una media di 106 litri. A livello mondiale siamo secondi solo al Messico.

Certo va detto che la sicurezza dell’acquedotto è garantita fino al proprio contatore, da lì è responsabilità dei singoli cittadini la manutenzione  e l’igienizzazione delle tubature.

Italiani primi consumatori in Europa di acqua in bottiglia

Il che significa, spiega sempre Utilitalia, un impatto importante su territorio e rifiuti: con 30 milioni di bottiglie di plastica e 7 di vetro utilizzate quotidianamente, ogni anno 13,5 miliardi di bottiglie diventano rifiuti da gestire.

Tutti noi quotidianamente consumiamo moltissima acqua, 220 litri pro capite, ma da una parte sottostimiamo questo dato e dall’altra l’88,4% degli italiani non conosce il costo unitario dell’acqua o lo ritiene troppo alto, quando, al contrario, con 2,10 €/m3 abbiamo una delle tariffe più basse in Europa (in Danimarca per esempio si superano i 9 Euro al m3).

Il problema delle microplastiche

Alcuni recenti studi statunitensi hanno evidenziato il rischio, bevendo acqua in bottiglia, di ingerire anche microplastiche, frammenti molto piccoli, di dimensioni comprese tra 5 mm e 0,1 µm, e nanoplastiche, di dimensioni nell’ordine di nanometri,  pericolose per la salute. Si tratta di particelle che rappresentano una grave minaccia per l’ambiente e l’ecosistema.

Le microplastiche si dividono in primarie e secondarie, quest’ultime – molto presenti negli Oceani – derivano dall’usura e dalla frammentazione di materiali di plastica non particolarmente piccoli, come bottiglie, sacchetti, copertoni delle ruote.

Il problema delle microplastiche negli oceani
Img by Culligan

Parlando delle sole bottiglie di plastica l’impatto sull’ambiente è molto importante: secondo il tool Impact Simulator di Culligan, per esempio, una famiglia media di quattro persone che beve quotidianamente acqua in bottiglia, produce in un anno circa 72 kg di plastica, con un utilizzo di 137 kg di petrolio e l’emissione di 242,1 kg di CO₂.
I processi di degradazione della plastica sono molto lenti e la loro frammentazione in pezzi molto piccoli provoca gravi danni in vari escosistemi: dai mari alle falde acquifere appunto, con il rischio di arrivare all’acqua potabile.

A questo proposito, secondo una ricerca condotta da Toluna per Culligan, è ancora molto scarsa, in Italia come in Europa, la consapevolezza sull’impatto che il cambiamento climatico e l’inquinamento hanno sulle risorse idriche, come anche rispetto alla presenza di PFAS e microplastiche nell’acqua in bottiglia.

La Direttiva (UE) 2020/2184 sulla qualità delle acque potabili in Italia, che norma questo tema, ha introdotto dei parametri più stringenti per alcuni inquinanti come i PFAS e il Boro, responsabili dell’inquinamento delle falde e affronta anche la questione delle microplastiche, considerandole tra le minacce più dannose per l’ambiente ed evidenziando l’importanza del loro monitoraggio nell’identificarle. Considerando che al momento non esiste un protocollo ufficiale universalmente accettato per identificarle e quantificarle, fra gli obiettivi della Commissione Europea per il 2024 vi è quello di sviluppare una metodologia per il monitoraggio delle acque destinate al consumo umano, includendo le microplastiche nella “Watch List”, ovvero un registro di controllo che comprende le potenziali sostanze presenti nelle acque potabili rischiose per i consumatori.


18/3/23

L’importanza delle acque sotterranee per risolvere la crisi idrica

22 marzo, giornata mondiale dell'Acqua, risorsa scarsa e preziosa

Indice degli argomenti:

Giornata Mondiale dell’Acqua 2022

La Giornata Mondiale dell’Acqua nel 2022 vede tra i suoi focus le acque sotterranee che, invisibili all’occhio, rappresentano un tesoro nascosto che arricchisce le nostre vite. Quasi tutta l’acqua dolce infatti scorre sottoterra e con il peggioramento del cambiamento climatico, le acque sotterranee diventeranno sempre più importanti e saranno un elemento critico, da gestire in modo sostenibile.

A livello globale ci sono 3,2 miliardi di persone di persone colpite dalla scarsità d’acqua, 1,2 miliardi in maniera estrema. E’ una risorsa sempre più scarsa e preziosa, basti pensare che il 97,5% dell’acqua del nostro pianeta è salata e della parte rimanente i 2/3 sono ghiaccio. Ne rimane una percentuale molto bassa nei fiumi, nei laghi, nelle falde acquifere e nell’atmosfera a nostra disposizione, mentre il suo consumo continua ad aumentare, di pari passo con la crescita della popolazione mondiale. Nonostante l’Obiettivo 6 dell’Agenda chieda di “assicurare l’accesso universale all’acqua da bere e ai servizi igienici attraverso un prezzo accessibile e una gestione efficiente e sostenibile”, le Nazioni Unite stimano che nel 2030 saranno oltre 20 milioni i cittadini non avranno ancora accesso all’acqua potabile.

In Italia, secondo l’ultimo Report di Legambiente Acque in Rete, lo stress idrico è medio alto: con più di 9 miliardi di metri cubi all’anno, siamo il primo paese in Europa per i prelievi di acqua a uso potabile, e utilizziamo il 30-35% circa delle nostre risorse rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni. Un problema aggravato dal peggioramento della siccità e dell’inquinamento e dalle perdite lungo la rete, considerando anche che le infrastrutture sono vecchie e andrebbero rinnovate. Sono molti e diversificati gli interventi che si potrebbero realizzare per contrastare i problemi legati alla siccità, tra cui nuovi approvvigionamenti, serbatoi di riutilizzo delle acque reflue, riduzione delle dispersioni e interconnessioni tra acquedotti.

In occasione della presentazione dell’Osservatorio della Community Valore Acqua per l’Italia del think tank The European House – Ambrosetti, Luca Mercalli, Presidente della Società Metereologica Italiana ha sottolineato che il rischio siccità sta diventando una priorità anche nel nostro paese: “Gli estremi climatici possono rapidamente minacciare la disponibilità di acqua anche in territori che normalmente ne sono ricchi: il bacino del Po dopo oltre due mesi senza precipitazioni è in secca. Fortunatamente abbiamo ancora da giocare la carta delle piogge primaverili, in grado di colmare il deficit idrico, ma un anticiclone come quello che si è installato da dicembre sull’Europa occidentale, qualora si insediasse nei mesi estivi con l’agricoltura in attività, porterebbe temperature oltre i 40°C e uno stress idrico imponente. Prepararsi fin d’ora a un futuro climatico inedito è indispensabile”.

Le acque sotterranee per risolvere le crisi idriche globali

Il Rapporto dell’Unesco “Making the invisible visible” evidenzia che le acque sotterranee, pur rappresentando il 99% di tutta l’acqua dolce corrente sulla Terra, sono spesso sottovalutate e mal gestite. Quasi il 50% della popolazione urbana mondiale dipende da fonti d’acqua sotterranee, ma purtroppo le falde acquifere sono inquinate, sovrasfruttate e spesso prosciugate, con conseguenze irreversibili.

Oltre a fornire acqua da bere e per altri usi domestici, circa il 25% è essenziale per l’irrigazione delle colture.

Inoltre, si prevede che l’uso dell’acqua crescerà di circa l’uno per cento all’anno nei prossimi 30 anni, e la dipendenza dalle acque sotterranee è destinata ad aumentare insieme all’impatto del riscaldamento globale.

Interazioni chiave tra le acque sotterranee e il cambiamento climatico
Gli impatti diretti e indiretti del cambiamento climatico influenzano i sistemi di acque sotterranee. Img by UN News

“Migliorare il modo in cui usiamo e gestiamo le acque sotterranee è una priorità urgente se vogliamo raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) entro il 2030”, ha spiegato Gilbert Houngbo, presidente di UN-Water e presidente del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), nell’introduzione del rapporto.

In termini di adattamento al cambiamento climatico, i sistemi di acquiferi sotterranei possono essere utilizzati per migliorare la disponibilità di acqua dolce durante tutto l’anno, poiché evaporano meno dei serbatoi di superficie.

E’ dunque fondamentale evitare l’inquinamento delle acque sotterranee e prevenirne la contaminazione attraverso una seria regolamentazione ambientale.

Il 22 marzo per celebrare la giornata mondiale dell’acqua si svolge un evento speciale nell’ambito del 9° Forum mondiale dell’acqua a Dakar (Senegal), cui partecipano capi di stato e leader di spicco del settore idrico, e durante il quale saranno presentati i risultati chiave del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo dell’acqua 2022 “Acque sotterranee – rendere visibile l’invisibile”.


22/03/2021

Acqua, una risorsa preziosa sempre più scarsa

Gli effetti del cambiamento climatico sull’acqua sono molto preoccupanti. Fabrizio Leoni, presidente di Aqua Italia ci spiega perché l’acqua è importante; con lui parliamo di novità normative e qualità dell’acqua di rubinetto. Il 22 marzo la Giornata Mondiale dell’Acqua.

22 marzo, giornata mondiale dell'acqua

Indice degli argomenti:

Il 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua. Proviamo a capire in questo anniversario quanto il cambiamento climatico influisca sulla penuria di un bene tanto prezioso che assume sempre di più, a livello mondiale, un ruolo politico.

Perchè l’acqua è importante: La sua domanda cresce in maniera costante, con l’agricoltura che da sola è responsabile del 70% del suo consumo globale e del 92% dell’impronta idrica complessiva, indicatore che rappresenta le risorse idriche utilizzate, in maniera diretta e indiretta,  per produrre i beni e i servizi consumati da una nazione. Indicatore che potrebbe diminuire in maniera significativa, spiega una ricerca di Fondazione Barilla, “bilanciando gli alimenti durante i pasti, limitando la frequenza degli ingredienti meno vantaggiosi per salute e ambiente a favore di quelli più sostenibili, per risparmiare quindi fino a 4.000 litri di acqua a persona al giorno ed essere parte di un cambiamento globale”. In Italia l’impronta idrica è pari a 6.300 litri per persona, superiore del 30% rispetto alla Francia, ma inferiore del 6% sulla Spagna e del 20% rispetto agli Stati Uniti.

Giornata Mondiale dell’Acqua. La crisi climatica globale è indissolubilmente legata all’acqua

Scaristà di acqua e surriscaldamento climaticoI cambiamenti climatici aumentano la variabilità del ciclo dell’acqua, inducono eventi meteorologici estremi, che rendono l’acqua spesso più scarsa e inquinata, riducono la prevedibilità della sua disponibilità, minacciando lo sviluppo sostenibile e la biodiversità in tutto il mondo.

Del resto l’uso più efficiente dell’acqua può aiutare a ridurre i gas serra e l’adattamento degli effetti del cambiamento climatico sull’acqua protegge la salute e salva delle vite.

Acqua, elemento trainante del Green New Deal

Nel “Manuale Siccità” presentato lo scorso anno da Utilitalia – Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche – che fa un’analisi del consumo idrico nel nostro paese rispetto ai 28 dell’UE e delle risorse necessarie per fronteggiare il cambiamento climatico, emerge che l’Italia è il paese che in Europa preleva più acqua potabile, con 34,2 miliardi di metri cubi, 9,4 dei quali per uso civile.

Siccità ed eventi metereologici estremi non possono più essere considerati eccezionali ma ormai strutturali e come tali devono essere affrontati. Ad aggravare lo scenario la scarsità delle precipitazioni che nei primi mesi del 2020 sono diminuite del 75% rispetto al 2019, con una temperatura di 1,65 gradi superiore alla media storica.

Utilitalia sottolinea che sono necessari 7,2 miliardi di investimenti per garantire una maggior quantità di acqua disponibile, pari a 1,7 miliardi di metri cubi l’anno.

Va detto che uno dei principali problemi da affrontare è la vetustà delle infrastrutture: “Le perdite di rete sono superiori al 42%, mentre il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa, il 25% di queste supera i 50 anni”.

Tra le soluzioni più interessanti per bilanciare, almeno in parte, periodi siccitosi è il riutilizzo di acque depurate in agricoltura. Secondo Utilitalia si dovrebbero applicare gli stessi principi dell’economia circolare anche per l’acqua. “In Italia – si trattano e si riusano ogni anno solo il 2% delle acque reflue – in attesa del recepimento della direttiva UE il quadro normativo del riuso impone ancora restrizioni alla sua diffusione, dal momento che è ancora vigente il DM 185/2003 che impone limiti molto restrittivi per il riuso”.

L’acqua può diventare un elemento centrale del Green New Deal ma è necessario che migliori il livello di efficienza nel Mezzogiorno e che aumentino gli investimenti in tutto il Paese, mettendo in atto un grande piano per la gestione della risorsa idrica . E’ inoltre importante snellire la burocrazia e semplificare la normativa per supportare una gestione più efficienti dei servizi.

Intervista a Fabrizio Leoni, presidente Aqua Italia

Fabrizio Leoni, presidente di Aqua Italia
Fabrizio Leoni, presidente di Aqua Italia

Abbiamo approfondito la normativa italiana ed europea e le scelte di consumo dei cittadini italiani tra acqua del rubinetto o acquisto di bottiglie con Fabrizio Leoni, presidente di Aqua Italia, associazione dei costruttori di impianti, accessori, componenti e prodotti chimici per il trattamento delle acque primarie per uso civile, industriale e per piscine. L’Associazione fa parte di Anima e partecipa a gruppi di lavoro ministeriali e della Commissione Europea per la produzione di leggi, decreti e direttive.

A gennaio è entrata in vigore la nuova direttiva europea sull’acqua potabile. Che novità ha introdotto? Quale obiettivo si pone? Quanto tempo ha l’Italia per recepirla?

Molte sono le novità introdotte dalla nuova direttiva, a partire dagli elenchi dei parametri chimici dell’acqua potabile, l’implementazione di un approccio basato sull’analisi del rischio, la valutazione della rete idrica interna agli edifici, il migliorare l’accesso all’acqua, la regolamentazione della tipologia di informazioni da fornire ai consumatori e non ultimo, la volontà di omogeneizzare i differenti sistemi nazionali di approvazione dei materiali a contatto con le acque destinate al consumo umano.

Le nuove regole, mirano a offrire acqua di rubinetto di alta qualità in tutta l’UE, sono la risposta alle richieste di oltre 1,8 milioni di europei che hanno firmato l’iniziativa “Right2Water”, a sostegno del miglioramento dell’accesso all’acqua potabile sicura.

La direttiva è entrata in vigore lo scorso 15 gennaio 2021 e l’Italia avrà due anni per recepirla. AQUA ITALIA non mancherà di dare il proprio contributo ai tavoli di lavoro che il Ministero della Salute e l’ISS-Istituto Superiore di Sanità stanno già avviando per l’armonizzazione dei requisiti per la valutazione dell’idoneità dei materiali destinati al contatto con l’acqua potabile. Tema su cui la nostra Associazione – insieme ad altre federate ANIMA Confindustria – ha lavorato intensamente per molti anni.

Nel frattempo cosa stabilisce la normativa italiana?

L’assetto legislativo italiano è completo, fin da quanto disposto nel Decreto legislativo 31 del 2001 che recepiva la precedente direttiva 98/83/CE e il Decreto 6 aprile 2004, n. 174 per i materiali a contatto con l’acqua. Entrambi i disposti fissano regole ben precise per permettere di avere, al rubinetto, un’acqua potabile che soddisfi elevati standard di qualità.

In Italia com’è la qualità dell’acqua di rubinetto?

In Italia l’acqua di rubinetto è di altissima qualità, tra le più elevate a livello europeo. Possiamo tranquillamente affermare che l’acqua del rubinetto in Italia è buona, controllata, a basso costo e con un impatto ambientale pari a zero.

Il gestore dell’acquedotto ha una responsabilità che arriva fino al contatore, la parte da qui al rubinetto delle abitazioni è in qualche modo controllata?

Al momento vengono effettuati controlli su alcuni parametri dell’acqua, quali ad esempio la legionella. Proprio quest’anno Aqua italia sta lavorando a un tavolo tecnico per regolamentare anche i controlli post acquedotto, all’interno degli edifici, per garantire ulteriore sicurezza al consumatore finale.

L’installazione di sistemi di trattamento dell’acqua beneficia di detrazioni fiscali. Quali interventi sono ammessi e a quanto ammontano i bonus?

Dobbiamo distinguere due tipologie di beneficio fiscale dei sistemi di trattamento delle acque. Il primo riguarda gli incentivi per il risparmio energetico e in questo caso, del 50% se non legato a una ristrutturazione ma legato alla caldaia, del 65% se all’interno di una ristrutturazione o del 110%, se connesso alla ristrutturazione legata al superbonus.

Oltre ai ben noti bonus edilizia appena citati, siamo in attesa della pubblicazione del decreto attuativo del bonus filtri ma, fino ad allora, il credito d’imposta per l’acquisto di sistemi di filtraggio acqua potabile (Co. 1087- 1089 Legge di Bilancio) non è operativo.

Perché gli interventi di trattamento acqua sono necessari e obbligatori?

I sistemi di filtrazione, condizionamento chimico e addolcimento sono necessari e si rendono obbligatori ai sensi del Decreto Ministeriale 26 giugno 2015,  perché migliorano l’efficienza energetica degli impianti tecnologici per il comfort nell’edilizia e per la distribuzione di acqua ad uso sanitario. Hanno un forte impatto sul risparmio energetico.

Basti pensare che dal trattamento acque è possibile un recupero di efficienza della caldaia tra il 15% e il 17% all’anno, cui aggiungere un 5-6% sul circuito di riscaldamento. Anche se la caldaia è in condizioni ottimali, ma negli impianti sono presenti depositi di fanghi e calcare, l’efficienza termica ne risentirà molto, traducendosi in un maggior tempo di utilizzo della stessa e di conseguenza a un maggior spreco di energia.

Trattare l’acqua domestica è una scelta vantaggiosa da più punti di vista poiché garantisce la diminuzione della dispersione di energia con un conseguente e un sensibile risparmio economico: – 20% sulla bolletta della energia su luce e gas. Per l’efficienza energetica, un impianto non trattato potrebbe avere dispersioni che potrebbero incidere fino a 400 Euro per famiglia.

Per approfondimenti, rimanderei a tutti gli strumenti informativi curati AQUA ITALIA sul tema:

  • Vademecum AQUA ITALIA pillole informative sugli incentivi superbonus ecobonus bonuscasa.
  • Guida AQUA ITALIA all’efficienza energetica per gli aspetti normativi, legislativi e soluzioni proposte dai costruttori di impianti e prodotti per il trattamento acqua.
  • Decalogo AQUA ITALIA – 10 COSE DA SAPERE sul trattamento acqua: perché è necessario e obbligatorio.
  • www.acquadicasa.it approfondimenti sui sistemi trattamento acqua per la casa (addolcimento, condizionamento chimico, filtrazione).

Quali impatti ha il cambiamento climatico sulla disponibilità di acqua?

I cambiamenti climatici stanno modificando significativamente sia la disponibilità che la qualità stessa dell’acqua, l’innalzamento delle temperature sta cambiando gli assetti idrici in vaste aree rendendo l’approvvigionamento idrico/potabile un problema sempre più critico per ampie fasce della popolazione.

In aree dove l’acqua era presente/abbondante, nel giro di qualche decennio, si è assistito a processi equiparabili alla desertificazione o a una radicale diminuzione della disponibilità idrica, con gravi difficoltà a supportare le attività umane a partire dalla disponibilità di acqua potabile per la popolazione. In altre aree l’aumento delle precipitazioni, e il conseguente dissesto idrogeologico, ha portato alla necessità di trattare l’acqua prima del suo consumo. Purtroppo l’equilibrio è stato compromesso e ci troveremo sempre più esposti a gestire situazioni agli estremi (poca acqua /troppa acqua).

Nel nostro paese, nonostante sia aumentata la consapevolezza della qualità dell’acqua del rubinetto, siamo tra i maggiori consumatori di acqua minerale in bottiglia. Secondo lei per quale motivo? Quali sono i costi ambientali legati all’acquisto di acqua in bottiglia di plastica monouso?

I motivi sono storici e dovuti, in passato, a una mancanza di consapevolezza e di informazione ai consumatori. Spesso si credeva che l’acqua in bottiglia fosse più sicura rispetto a quella del rubinetto. Nell’ultimo decennio, anche grazie alla continua informazione da parte dell’Associazione, i consumatori sanno che l’acqua del rubinetto è controllata e sicura.

Nel 2020 il 77,6%* degli italiani ha scelto di bere acqua del rubinetto. L’impatto della plastica a livello mondiale è altissimo e i consumatori sono sempre di più propensi a consumare acqua del rubinetto, rispetto ad acqua in bottiglia.

* ricerca Open Mind Research

In questi mesi di emergenza sanitaria legata al Coronavirus c’è stato forse un timore che l’acqua del rubinetto non fosse sicura rispetto ai rischi di trasmissione del virus. Cosa ci può dire in proposito?

L’ISS-Istituto Superiore di Sanità con nota 5 marzo 2020 invitava a non aver paura di bere l’acqua del rubinetto perché è sicura rispetto ai rischi di trasmissione da COVID-19 e non sussistono motivi di carattere sanitario che debbano indurre i consumatori a ricorrere ad acque imbottigliate o bevande diverse.

Forte di questa dichiarazione, AQUA ITALIA ha lanciato la campagna multicanale “Il contagio non passa da qui#BEVINSICUREZZA in piena emergenza sanitaria. La Campagna è stata veicolata attraverso i nostri social media – Facebook, Instagram, YouTube – e, per amplificare il messaggio, è stata pianificata anche la TV: diversi passaggi nel seguitissimo format “4 Ristoranti” condotto dallo chef Alessandro Borghese, in programmazione su SKY Uno nel mese di giugno scorso.

Entro la fine di maggio comunicheremo i dati inediti dell’indagine 2021 dedicata alla “Propensione degli italiani al consumo di acqua del rubinetto”. Ci aspettiamo che tali dati confermino la nostra percezione, ossia che il consumo dell’acqua del sindaco, trattata e non, è in continua crescita.

Per approfondire clicca qui.


Il cambiamento climatico: effetti sull’acqua

Come sappiamo il cambiamento climatico, dovuto principalmente dalle emissioni di gas serra, causa l’aumento delle temperature, la trasformazione dei regimi metereologici, con eventi climatici estremi sempre meno rari, ma non solo.

Come ha infatti spiegato il giornalista ambientale Emanuele Bompan , autore tra le altre cose del libro “Atlante Geopolitico dell’Acqua”, nel corso dell’evento “Qualità dell’acqua: tra sostenibilità, sicurezza e disinformazione”, un altro elemento con cui si manifesta il cambiamento climatico è l’acqua: “Si trasforma infatti il regime idrico, dove fa più caldo aumentano i fenomeni siccitosi, ci sono aree del pianeta che stanno diventando sempre più aride, avanzano i deserti, l’agricoltura deve affrontare questi problemi e deve rendere disponibile l’acqua attraverso la costruzione di infrastrutture per canalizzare l’acqua in aree che sono sempre più calde e richiedono sempre maggiore quantità di irrigazione. Allo stesso tempo in altre aree aumenta la piovosità e si creano fenomeni molto intensi con danni diretti per l’agricoltura e diventa difficile catturare quest’acqua che tende a fluire molto velocemente”.
Intanto diminuiscono i ghiacciai che da sempre sono stati dei grossi serbatoi d’acqua pronti a fornire durante la primavera l’acqua necessaria alle diverse attività. Ma purtroppo stiamo perdendo questi stock: molti dei ghiacciai sono praticamente estinti, altri scompariranno nel corso di 50/100 anni; senza dimenticare che l’innevamento è sempre più ridotto.Nel mondo diminuiscono i ghiacciai, da sempre importanti serbatoi d'acquaTutto questo ha provocato danni incalcolabili in alcune zone del pianeta, ci sono per esempio aree che erano agricole ora desertificate vicino al Lago d’Aral, a causa del sovraconsumo dell’acqua e del fenomeno concomitante del cambiamento climatico.
Un ulteriore problema è dato dal fatto che molte aree esposte a stress idrico alto sono anche densamente popolate, per esempio in Cina e India ma anche in alcune zone del Mediterraneo orientale o dell’America settentrionale.
Secondo un Rapporto dell’UNICEF e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle disuguaglianze nell’accesso all’acqua, circa 2,2 miliardi di persone in tutto il mondo non hanno servizi di acqua potabile gestiti in modo sicuro, 4,2 miliardi di persone sono privi di servizi igienico-sanitari e 3 miliardi non dispongono di servizi di base per lavarsi le mani.

Garantire entro il 2030 a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie è anche uno degli 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile.

Inoltre le Nazioni Unite nella risoluzione 64/292 del 2010 ne hanno sancito il diritto internazionale, definendo “l’acqua potabile come essenziale per la realizzazione dei diritti umani”. Tale risoluzione è stata riconosciuta dal 75% dei paesi ma purtroppo in molti casi a livello nazionale il diritto ambientale e quello sull’acqua non prevedono il diritto di accesso a risorse idriche adeguate, vi sono comunità che non hanno ancora accesso ai servizi igienico sanitari.
Sebbene siano stati compiuti progressi significativi verso l’accesso universale all’acqua come diritto di base, vi sono enormi lacune: troppo spesso l’acqua non è pulita, non è sicura da bere, è lontana, oppure l’accesso ai servizi igienici è pericoloso o limitato.

Il rapporto rivela che dal 2000 ad oggi 1,8 miliardi di persone hanno avuto accesso ai servizi di acqua potabile di base, ma ci sono grandi disuguaglianze nell’accessibilità, disponibilità e qualità di questi servizi. Si stima che 1 persona su 10 (785 milioni) non disponga ancora di servizi di base, compresi i 144 milioni di persone che bevono acqua non trattata, 8 persone su 10 che vivono in zone rurali non hanno ancotra accesso a questi servizi.

La corsa all’accaparramento dell’acqua

Succede da sempre purtroppo che quando la domanda di un bene cresce ma la sua disponibilità diminuisce, questo diventa prezioso e di interesse strategico per Stati, imprese, multinazionali. Non fa eccezione l’acqua: è in corso da tempo ormai, ci spiega Bompan, una corsa all’accaparramento dell’acqua (water grabbing): le società private o comunque gli attori potenti vogliono controllare le risorse idriche soprattutto nei casi in cui ci sia un soggetto debole, nei paesi in cui non è presente uno stato di diritto e che dunque sono esposti perfino ad abusi: “vengono depredati delle risorse dei propri ecosistemi”.
Gli investimenti nelle risorse idriche stanno continuando a crescere e nei prossimi anni diventeranno uno dei mercati più interessanti e fruttiferi, in positivo e in negativo. Ciò vuol dire che saranno realizzate infrastrutture per garantire alle popolazioni un servizio idrico di qualità, ma ci saranno anche privatizzazioni a discapito di società o paesi più fragili. Fra i più esposti vi sono per esempio il Gabon, il Congo, e il sud del Sudan.La costruzione di dighe per il controllo dell'acquaOggi c’è un grande boom di costruzione di dighe che da un lato sono positive perché producono energia a impatto quasi zero riducendo il problema del cambiamento climatico, ma possono essere usate anche a livello politico e in aree politiche geosensibili possono diventare una minaccia: nel caso per esempio di tensioni tra due stati confinanti, il più forte può smettere di rilasciare acqua “riaprendo i rubinetti” solo nel momento in cui venga trovato un accordo.
E’ il caso, spiega Bompan, del fiume Mekong lungo il quale sono già state realizzate molte dighe e l’intenzione è di costruirne altre. Il Vietnam, ultimo Stato lungo il Mekong, è stato il primo paese a firmare un trattato internazionale sulle acque transfrontaliere per paura di trovarsi con insufficiente portata idrica a causa della loro costruzione.Il fiume Mekong
Ci sono impatti anche sulle popolazioni locali che spesso non vengono compensate e vengono spostate in maniera forzosa mentre l’energia prodotta viene portata verso la capitale o ceduta alle popolazioni confinanti.

Il ruolo politico dell’acqua

Le infrastrutture sono diventate strumenti di controllo politico. Tra il 2000 e il 2009 l’Unesco ha censito 94 conflitti in cui l’acqua aveva un peso importante. Tra il 2010 e il 2018 i conflitti sono diventati 263. E se calcoliamo anche le tensioni transfrontaliere, secondo i dati delle Nazioni Unite arriviamo a quasi a 500 conflitti.
Oggi sono 5 miliardi le persone che vivono in Stati con condivisioni di acqua transfrontaliere, i potenziali conflitti sono moltissimi. Esistono per fortuna dei trattati che aiutano le gestione della risorsa tra frontiere ma molti paesi non li hanno firmati.
In alcuni casi si tratta di una disputa diretta per il controllo dei sistemi idrici che spesso porta al logoramento delle infrastrutture (per esempio in Siria, in Yemen, c’è poi il conflitto israeliano palestinese che però è particolarmente complesso e meriterebbe un articolo a parte).

Acqua in bottiglia, elemento critico

Negli ultimi anni come abbiamo visto anche in Italia è aumentata la consapevolezza della qualità dell’acqua del rubinetto ma c’è ancora molto da fare. Secondo una recente ricerca di SodaStream infatti ancora oggi il 75% degli Italiani preferisce l’acqua in bottiglia, considerando che in ogni singolo cittadino beve più di 220 litri di acqua all’anno, ne deriva un consumo complessivo di circa 11 miliardi di bottiglie, di cui circa l’84% è in plastica.
acqua in bottiglia, elemento critico per l'ambienteNei paesi occidentali la risorsa idrica è data per scontata, apriamo il rubinetto e l’acqua scende, in realtà siamo tra i pochi fortunati e probabilmente non sarà sempre cosi: secondo il World Resources Institute entro il 2040 lo stress idrico nel nostro paese – cioè il rapporto tra l’uso dell’acqua e l’approvvigionamento idrico – rientrerà nella fascia critica “alta”, ovvero la quarta su 5.

Eppure secondo un Report di Legambiente del 2018 siamo il secondo consumatore al mondo dopo il Messico per il consumo di acqua minerale in bottiglia e naturalmente il primo in Europa.
Per la maggior parte si tratta di bottiglie di plastica monouso con ciò che comporta in termini di inquinamento, parliamo di 2.5 milioni di tonnellate di CO2 utilizzati per produrle e di plastica gettata nell’ambiente che inquina i nostri mari.

L’acqua delle bottiglie è sicuramente di qualità ma ci sono dei microinquinanti presenti all’interno delle acque minerali che in certe condizioni vengono rilasciati dalla plastica.

Inquinamento dovuto alla produzione della plastica

Le problematiche non sono per forza legate alla qualità dell’acqua ma a una serie di altri fattori. C’è un decreto specifico che per esempio vieta che le confezioni di plastica siano esposte al sole e sono previste multe fino a 1500 euro, ma quante volte è capitato a tutti noi di vedere bancali con bottiglie fuori dai supermercati o trasportati su camion aperti?

I contenitori di PET, ovvero la plastica utilizzata per le bottiglie, se stressati termicamente, rilasciano delle sostanze che vanno a modificare la composizione.

Non dobbiamo poi dimenticare il costo: l’acqua in bottiglia costa circa 30 centesimi al LT, a cui vanno aggiunti quelli di produzione, trasporto e smaltimento plastica, contro 1 euro e mezzo al m3 dell’acqua del rubinetto.

Diamo qualche numero. Nel 2017 sono stati confezionati 15 miliardi di litri di acqua e l’82% di queste bottiglie è in PET, che naturalmente necessita di utilizzare il petrolio per la sua produzione.

Circa l’80% delle bottiglie viaggia, in alcuni casi viene esportata fuori Italia, un tir che trasporta l’acqua e torna indietro emette circa 1 tonnellata di CO2 per ogni viaggio, oltre al traffico che genera.

E poi c’è l’enorme problema dello smaltimento: non tutta la plastica viene smaltita, in parte viene erroneamente buttata nell’indifferenziata e a volte viene dispersa nell’ambiente: ogni giorno oltre 700 tonnellate di rifiuti plastici finiscono nel Mediterraneo. A livello mondiale tutta la plastica finita negli oceani ha generato le tristemente famose isole di plastica.


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