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Indice degli argomenti: Il cambiamento climatico danneggia gravemente gli ecosistemi Quale impatto ha il sistema alimentare sui cambiamenti climatici in atto? Quali sono i rischi per la food security? Il territorio è una risorsa fondamentale per la vita dell’uomo. Sfruttata per ottenere risorse alimentari, danneggiata dall’urbanizzazione selvaggia e dall’inquinamento: l’essere umano ha un rapporto profondo e “primitivo” con la terra, eppure non riesce a prendersene cura. Il suolo, già ampiamente sottoposto ad ogni tipo di stress legato dall’azione dell’uomo, è una delle risorse che risente in maniera sostanziale dei cambiamenti climatici. Ma a soffrire non è solamente la Terra: il climate change ha un impatto significativo sulla produzione di cibo. La perdita di biodiversità e il deterioramento delle aree coltivabili sono un grande rischio per la nostra sopravvivenza: quando la terra è arida e improduttiva non permette la crescita delle coltivazioni e ciò si traduce in un serio rischio per la sicurezza alimentare. Il professor Jim Skea, Co-Presidente Working Group III ha affermato che “Il territorio ha un ruolo importante nel sistema climatico. Il territorio che è già utilizzato può nutrire il mondo che sta affrontando i cambiamenti climatici e fornire biomassa per energia rinnovabile, ma sono necessarie azioni immediate e di vasta portata in molte aree anche per la conservazione e il ripristino degli ecosistemi e della biodiversità”. L’IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change, ha realizzato nel 2019 un report sulla correlazione tra riscaldamento climatico, inaridimento del territorio e alimentazione. In “Climate Change and Land” non si parla solamente dell’incidenza del cambiamento climatico sul suolo, ma anche di quanto il sistema di produzione agroalimentare contribuisca ad alimentare il climate change. Un circolo vizioso in cui un fenomeno incide sull’altro: ma come spezzare questa catena? Partiamo proprio da questo report per riflettere sull’importanza di un approccio sostenibile alla produzione alimentare e allo sfruttamento della terra. Il cambiamento climatico danneggia gravemente gli ecosistemi Il rapporto dell’IPCC mostra quanto il climate change possa aggravare le pressioni esercitate dall’uomo sulle risorse terrestri e sulla biodiversità ambientale. La Terra “brucia” e con essa anche i territori: l’IPCC evidenzia come la temperatura dell’aria sulle terre emerse sia aumentata molto più rapidamente rispetto alla media globale e abbia raggiunto vette di circa 1,5° rispetto all’epoca pre-industriale. Il drastico aumento della temperatura ha comportato uno stravolgimento degli ecosistemi naturali. Nel dettaglio parliamo di desertificazione, degrado del territorio, scioglimento del permafrost. L’inaridimento della superficie terrestre è strettamente connesso al climate change: l’aumento delle forti precipitazioni e lo stress da calore sono solo due delle ripercussioni negative evidenziate dall’IPCC. Come evidenzia la ricerca “Il riscaldamento globale futuro aggraverà ulteriormente i processi di degrado attraverso inondazioni e più frequenti fenomeni siccitosi, aumento dell’intensità dei cicloni e innalzamento del livello del mare con effetti differenziati a seconda della gestione del territorio. La distribuzione di parassiti e patologie cambierà, influenzando negativamente la produzione agricola in molte regioni”. Quale impatto ha il sistema alimentare sui cambiamenti climatici in atto? In un articolo precedente dedicato alla Giornata Mondiale dell’Alimentazione, la FAO ha scelto come topic per l’anno 2021 quello del “sistema agroalimentare”. Un universo complesso in cui ogni scelta che viene compiuta dall’uomo ha un impatto, sia nella fase della coltivazione che in quella del consumo di cibo. I dati dell’IPCC non si discostano molto dalla fotografia scattata dalla FAO: se nel 2019 si stimava che circa 821 milioni di persone fossero malnutrite, ora la FAO segnala che il 40% della popolazione (praticamente oltre 3 miliardi) non ha accesso a cibo sano. Al centro di questo complesso meccanismo troviamo l’uomo e l’uso che fa del suolo. Focalizziamoci dunque su quest’ultimo aspetto: circa il 23% delle emissioni di C02 emesse provengono proprio dall’agricoltura e da altri usi del suolo. “L’agricoltura è responsabile di circa la metà delle emissioni di metano indotte dall’uomo ed è la principale fonte di protossido di azoto, due gas ad effetto serra molto potenti”. Le pressioni umane sull’uso del suolo hanno impattato anche sulla diminuzione di biodiversità e sul cambiamento delle “proprietà biofisiche della superficie terrestre”. Tutto ciò ha come risultato ultimo quello di aumentare le variazioni di temperatura e le precipitazioni. È dal 1960 che assistiamo ad un consumo di calore pro capite in aumento di circa un terzo, così come il consumo di carne. E i dati raccolti dall’IPCC hanno delineato un quadro davvero poco incoraggiante: “L’uso di fertilizzanti chimici è aumentato di nove volte e le aree naturali convertite in agricoltura sono 5,3 milioni di km2, corrispondenti a poco meno della superficie di tutta l’Europa continentale (esclusa la Russia Europea) con un consumo idrico per l’irrigazione pari al 70% del consumo umano totale di acqua dolce. Allo stesso tempo, lo spreco alimentare pro capita è aumentato del 40% e corrisponde attualmente al 25-30% del cibo prodotto, che contribuisce all’ 8–10% delle emissioni del sistema alimentare”. Cambiare le abitudini alimentari è un piccolo passo verso un futuro diverso. Un cambio di dieta che va in direzione dell’adozione di regimi alimentari “a basse emissioni di carbonio” ha del potenziale nella riduzione di gas serra. L’IPCC ha sottolineato come “una transizione diffusa a diete più sane potrebbe liberare un’area da 4-25 MKm2 al 2050 e avrebbe un potenziale di riduzione pari a 1.8-3.4 Gt CO2eq all’anno al 2030, una riduzione di emissione confrontabile alle emissioni generate dalla deforestazione mondiale”. Ma quali sono i rischi per la food security? Già nel World Food Summit del 1996 si è parlato del concetto di sicurezza alimentare definendola come uno scenario in cui “tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico, sociale ed economico ad alimenti sufficienti, sicuri e nutrienti che garantiscano le loro necessità e preferenze alimentari per condurre una vita attiva e sana”. Come si collega questo concetto al macro tema del cambiamento climatico? Nello studio di IPCC viene messa in evidenza la correlazione tra riscaldamento e riduzione della produttività, un fenomeno che interessa non solo l’Europa meridionale, ma anche le regioni montuose dell’Asia, Sud America e Africa. Lo scenario futuro non è rassicurante: il cambiamento climatico impatterà sulla resa agricola dei territori e dunque sull’offerta di prodotti alimentari con un probabile oscillamento dei prezzi. Ma non solo: “Il riscaldamento globale futuro aggraverà ulteriormente i processi di degrado attraverso inondazioni e più frequenti fenomeni siccitosi, aumento dell’intensità dei cicloni e innalzamento del livello del mare con effetti differenziati a seconda della gestione del territorio”. Prosegue il testo del report sottolineando che “La distribuzione di parassiti e patologie cambierà, influenzando negativamente la produzione agricola in molte regioni”. È necessario un cambiamento nelle politiche di gestione del territorio per non rischiare che una parte crescente della popolazione possa soffrire di malnutrizione. L’IPCC ha parlato di temi come “mitigazione” e “adattamento” come due valori chiave da portare avanti dal punto di vista strategico. Per quanto riguarda la mitigazione sarà cruciale assicurare la resilienza degli ecosistemi agricoli e delle foreste in modo tale da consentire la capacità di assorbimento di anidride carbonica. Riassumendo, tra le proposte per un futuro più sostenibile, l’IPCC tocca diversi temi: dal cambiamento della dieta alimentare, all’uso consapevole del suolo, passando per la riduzione degli sprechi e delle perdite alimentari. Tutte queste strategie, se messe in atto in modo attento e consapevole, possono contribuire al miglioramento delle condizioni di salute e alla riduzione del rischio di perdita della sicurezza alimentare. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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