Comunità energetiche rinnovabili: i prossimi passi e le attese degli operatori

Nelle prossime settimane arriveranno importanti novità normative riguardanti le comunità energetiche rinnovabili, sulle quali c’è grande attesa anche degli stessi operatori

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Comunità energetiche rinnovabili: i prossimi passi e le attese degli operatori

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Per le comunità energetiche rinnovabili questo è un periodo decisamente caldo. Su di loro si punta molto, per fornire un contributo importante alla transizione energetica.

Secondo l’Electricity Market Report entro il 2025 se ne dovrebbero contare 40mila circa, in grado di coinvolgere circa 1,2 milioni di famiglie, 200mila uffici e 10mila piccole e medie imprese. Tuttavia, si sa quali difficoltà stia registrando il loro sviluppo, a causa delle lungaggini burocratiche, ma anche per la mancanza degli incentivi del MITE e delle regole attuative da parte dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA). Proprio dall’Autorità è attesa nelle prossime settimane la delibera che, insieme al decreto ministeriale, dovrebbe sbloccare l’impasse in cui vive il comparto. Durante il convegno “Le Comunità Energetiche Rinnovabili e le opportunità di sviluppo dell’energia condivisa”, organizzato da ANIE e da EY, il vice direttore della Direzione Mercati e Sostenibilità Ambientale di ARERA, Andrea Galliani, ha fornito alcune delucidazioni su quanto già espresso dalla stessa Autorità e ha preannunciato alcune prossime novità.

Un momento del convegno Le Comunità Energetiche Rinnovabili e le opportunità di sviluppo dell’energia condivisa
Un momento del convegno

A proposito di attesa, sulle CER sono in molti ad attendersi un forte sviluppo: a questo riguardo, è significativo l’esito della survey preparata dalla stessa ANIE e presentata durante l’evento da Michelangelo Lafronza, Segretario ANIE Rinnovabili, che ha posto in evidenza quanto gli operatori di settore guardino con molto interesse a queste realtà che potranno dare un’ulteriore spinta alla crescita delle fonti rinnovabili.

Comunità energetiche rinnovabili: cosa accadrà al modello regolatorio virtuale

A proposito di comunità energetiche rinnovabili, Galliani è tornato sul Documento di Consultazione 390/2022/R/eel pubblicato lo scorso 2 agosto. Ha posto l’attenzione sugli elementi che sono oggetto di discussione da diverse settimane. «Innanzitutto, come indicato nel DCO, si ritiene che il modello regolatorio virtuale, adottato nel periodo transitorio, sia il modello da confermare anche a regime».

Il modello regolatorio virtuale consente di valorizzare l’autoconsumo, nel caso di edifici o condomini e nel caso di comunità energetiche, senza dover richiedere nuove connessioni o realizzare nuovi collegamenti elettrici o installare nuove apparecchiature di misura.

Comunità energetiche rinnovabili: cosa accadrà al modello regolatorio virtuale

La più che probabile decisione è motivata dal fatto che tale modello «consente enorme flessibilità da tutti i punti di vista: sia per quanto riguarda i criteri di entrata e uscita delle CER sia per quanto riguarda le modalità di riparto. Ma soprattutto esso permette di salvaguardare diritti e doveri di ciascuno singolo utente, importante anche per rispettare le direttive europee. In altre parole, il modello virtuale fa sì che il Gruppo di autoconsumo collettivo o la CER non diventi essa stessa una barriera da cui è difficile uscire».

La necessità di una mappatura nazionale

Come mette in luce lo stesso Documento di Consultazione, è necessario che le aree semplificate siano rese il più possibile facilmente fruibili ai soggetti che intendono realizzare configurazioni per valorizzare l’autoconsumo, superando le difficoltà operative riscontrate durante il periodo transitorio.

Si scrive a riguardo che:

“Per questa finalità si ritiene opportuno che le imprese distributrici identifichino delle mappe caratterizzate da aree, ciascuna delle quali contenente una serie di vie convenzionalmente afferenti alla medesima cabina primaria, e, una volta realizzati i layer georeferenziati di tali aree, li mettano a disposizione del GSE per la pubblicazione, da parte di quest’ultimo, mediante un’unica interfaccia che assembli i layer georeferenziati di tutte le imprese distributrici operanti sul territorio nazionale.”

L’obiettivo, quindi, è addivenire quanto più rapidamente possibile alla costruzione di mappe, da parte dei distributori, in grado di coprire l’intero territorio nazionale e facilitino lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili.

Comunità energetiche, la necessità di una mappatura nazionale

«Si tratta di mappe che partono dalla rete elettrica, ma possono essere apportati correttivi dagli stessi distributori, sulla base di determinati criteri già individuati nel DCO e ora in corso di discussione» in modo da giungere quanto prima alla realizzazione.

L’obiettivo, ha specificato ancora il vicedirettore della Direzione Mercati all’ingrosso e Sostenibilità Ambientale di ARERA, è arrivare a una mappatura condivisa tra tutti i distributori (in Italia sono circa 140), in modo da avere un quadro completo, razionale e aggiornato. Non solo: lo stesso Galliani evidenzia come queste mappature, una volta definite, verranno stabilizzate per qualche anno in modo da fornire un quadro chiaro a chi voglia realizzare una comunità energetica. Un elemento in discussione riguarda proprio il periodo di questo “congelamento”. Si sta anche ragionando di realizzare una prima mappatura, che possa durare qualche mese in modo da apportare eventuali aggiustamenti, e una seconda definitiva che possa avere una durata di 2-3 anni, in modo da fornire una fotografia stabile.

Valorizzazione dell’autoconsumo e incentivi

Un secondo importante prossimo elemento sarà la distinzione netta di tre concetti: condivisione dell’energia; autoconsumo e valorizzazione di esso; incentivazione.

Riguardo la condivisione energetica, è regolata dai due decreti legislativi che prevedono come area geografica la zona di mercato, quindi fornisce ampio spazio di manovra al raggio d’azione delle comunità energetiche rinnovabili.

A proposito, invece, della valorizzazione dell’autoconsumo, l’orientamento è «confermare il criterio convenzionale, già adottato nel periodo transitorio, con piccoli correttivi, necessari per la comunità energetica», ha segnalato ancora il dirigente ARERA. Questi aggiustamenti si rendono necessari, in quanto le comunità energetiche rinnovabili non sono più limitate alla bassa tensione, ma sono più estese. «Per questo non è più possibile affermare che tra i costi evitati ci sia anche la componente variabile delle tariffe di distribuzione, perché la rete di distribuzione viene usata dalle nuove realtà». Quindi calerà leggermente la valorizzazione dell’autoconsumo, giungendo a una quota pressoché analoga alla tariffa per il servizio di trasmissione (circa 8 euro per MWh).

Infine, in tema di incentivi, si intende predisporre una base per la loro applicazione. A questo riguardo, l’orientamento è definire un set di strumenti utilizzabili dal decreto all’occorrenza. «Ecco perché in consultazione ma anche in delibera si propone di fornire criteri di priorità per ripartire l’energia autoconsumata tra gli impianti in base alla loro entrata in esercizio».

Un ultimo tema riguarda la messa a disposizione dei dati di misura: si sta facendo il possibile per fornirli quanto prima. Sarà per questo reso disponibile un DCO per ridurre la tempistica (oggi di un anno) tra l’installazione dello smart meter 2G e l’inizio del trattamento orario dei dati di misura.

Le prossime delibere in materia di autoconsumo e comunità energetiche

Galliani ha preannunciato la prossima uscita di tre delibere sul tema di autoconsumo collettivo e comunità energetiche rinnovabili: una relativa all’aggiornamento del sistema integrato; un’altra che aggiornerà il testo integrato dei sistemi di distribuzione chiusi; la terza riguarda il testo integrato dell’autoconsumo diffuso, in corso di realizzazione, e che racchiuderà tre aspetti: l’autoconsumo individuale a distanza su rete pubblica; l’autoconsumo collettivo; l’autoconsumo delle comunità energetiche.

«Dopo le tre delibere, serve la mappatura da parte dei distributori, che assume rilievo per tutto l’autoconsumo diffuso, per l’autoconsumo individuale a distanza e per gli edifici e i condomini». Riguardo le mappature, ricorda – come già riportato dal DCO – che verrà realizzato da parte del GSE un portale web interattivo che accompagnerà gli sviluppatori delle comunità energetiche nei vari passaggi. In altri termini, in futuro le mappe create dai distributori dovrebbero confluire tutte nel portale del Gestore Servizi Energetici, che diverrà il riferimento per tutti coloro che intendono realizzare o far parte di una CER, semplificando ulteriormente gli aspetti procedurali.

Le attese degli operatori sullo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili

Le prossime novità in materia regolatoria e normativa permetteranno uno sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili che in molti aspettano sensibile. La survey condotta da ANIE e presentata da Michelangelo Lafronza, segretario di ANIE Rinnovabili, ha evidenziato che «gli operatori di settore sono pronti a partire. Il loro sentiment è ampiamente positivo, con un 35% che prevede la costituzione di oltre mille comunità energetiche nei prossimi tre anni», ha affermato. Tra la molteplicità dei business model adottabili, gli addetti ai lavori ne individuano due: energy performance contracting e gestione operativa di servizio integrato.

Tra le principali evidenze dell’indagine c’è anche il grado di conoscenza degli operatori: il 90% del campione conosce la normativa, anche solo il 55% sa come implementarla, mentre la totalità degli intervistati ha bene in mente il concetto di condivisione dell’energia.

Secondo buona parte del campione, il concetto trainante dello sviluppo delle CER è legato alla necessità di porsi al riparo dal caro energia (40%), ma c’è anche una quota significativa di operatori (31%) che collega all’ecosostenibilità una delle ragioni del loro prossimo incremento.

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