Decarbonizzare i trasporti: L’Osservatorio sulla Mobilità Sostenibile per il decennio 2020-2030

Kyoto Club e Clean Cities presentano una guida fondamentale per la trasformazione urbana attraverso la mobilità attiva e sostenibile.

A cura di:

Decarbonizzare i trasporti: L'Osservatorio sulla Mobilità Sostenibile per il decennio 2020-2030

La decarbonizzazione del settore dei trasporti è un obiettivo cruciale che ha un’immediata rilevanza per le aree urbane. Le città sono responsabili di oltre il 65% del consumo energetico mondiale e contribuiscono ad oltre il 70% delle emissioni di anidride carbonica.

È per questo motivo che i centri urbani sono chiamati a svolgere un ruolo centrale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione previsti dal Green Deal Europeo: le città sono laboratori di sperimentazione e incubatori di innovazione nei quali è possibile mettere in atto politiche di gestione della mobilità virtuose e sostenibili. Rimuovere i veicoli inquinanti dalle strade e trasformare il modo in cui ci muoviamo rappresenta una necessità urgente per affrontare l’emergenza sanitaria causata dall’inquinamento atmosferico e fermare la crisi che ne deriva.

Kyoto Club e Clean Cities, due organizzazioni impegnate nella promozione della sostenibilità ambientale, hanno recentemente presentato un importante strumento per orientare il futuro delle nostre città verso una mobilità più green e a basso impatto ambientale. L’Osservatorio sulla Mobilità Urbana Sostenibile nelle città italiane rappresenta un passo significativo nel percorso di decarbonizzazione dei trasporti e nella trasformazione delle nostre aree urbane.

Il modello DPSIR e le sue determinanti

Il modello DPSIR (Driving forces, pressures, state, impacts, responses), sviluppato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) e da Eurostat per l’analisi dei fenomeni ambientali, fornisce uno strumento utile per valutare la situazione delle grandi città italiane, compresi i 14 comuni capoluogo di città metropolitana, in termini di sostenibilità ambientale e mobilità urbana. Come viene sottolineato dall’analisi dell’Osservatorio, il modello DPSIR non deve essere applicato in modo rigido, poiché la mobilità urbana è un fenomeno complesso influenzato da molteplici fattori, inclusi quelli sociali e soggettivi.

Il modello DPSIR per la sostenibilità ambientale e mobilità urbana

Tuttavia, l’organizzazione degli indicatori secondo il modello DPSIR può facilitare la lettura dei dati, mettendo in luce le relazioni esistenti e consentendo di connettere tutti gli elementi che influenzano la mobilità in città. Questo approccio può essere un valido strumento per valutare il progresso verso obiettivi ambientali e sostenibili nelle città italiane e per identificare le risposte necessarie per migliorare la situazione della mobilità urbana.

Utilizzando il DPSIR, è possibile analizzare nel dettaglio le “determinanti”, ovvero i comportamenti e le attività umane che comportano alterazioni all’ambiente. Nello specifico, l’Osservatorio sulla Mobilità Sostenibile le suddivide in “mobilità con i veicoli privati” “mobilità attiva” e “trasporto pubblico” esaminandone le specifiche caratteristiche.

Quando si tratta di mobilità legata ai veicoli privati uno dei principali determinanti è rappresentato dal parco veicolare in circolazione e dal “tasso di motorizzazione”, che si ottiene rapportando i dati relativi al numero totale di veicoli al numero di abitanti. Secondo i dati raccolti da Eurostat, nel 2020 abbiamo visto circolare in Europa ben 530 veicoli ogni mille abitanti. Un dato preoccupante che indica un tasso di motorizzazione molto elevato, accompagnato da un parco auto ancora fortemente inquinante. Secondo l’Osservatorio, nel 2021 si è verificato un aumento dei veicoli circolanti per abitante in quasi tutte le città italiane.

Oltre a rappresentare una pressione sulla mobilità urbana e metropolitana, il tipo di veicoli utilizzati, con particolare attenzione alla motorizzazione e alla categoria inquinante, contribuisce a peggiorare ulteriormente il livello di inquinamento cittadino.

Il ruolo della mobilità attiva

La “mobilità attiva” è parte fondamentale dello sviluppo delle nostre città: viviamo in ambienti densamente popolati e inquinati, il cui destino sembra essere quello di trasformarsi in luoghi ancor meno salubri. Che si tratti di mobilità pedonale o in bici, la mobilità attiva è legata ad una fruizione diversa degli spazi cittadini.  Una volta liberati dal dominio del traffico automobilistico, gli spazi urbani possono diventare luoghi accessibili e vivaci: le realtà che promuovono la mobilità ciclabile o pedonale offrono ambienti meno inquinati e più vivibili per i cittadini. Inoltre, la ridistribuzione dello spazio stradale a favore della mobilità pedonale e ciclabile, sebbene possa rappresentare una sfida tecnica e politica, una volta realizzata è generalmente ben accolta dagli abitanti.

Se parliamo di piste ciclabili, purtroppo l’Italia è ben lontana dalla disponibilità di infrastrutture presenti in Europa. Nel contesto della densità di piste ciclabili per abitanti, emerge una notevole disparità tra i quattro comuni NetZero2030 che non fanno parte delle città metropolitane (Bergamo, Padova, Parma, Prato), i quali mostrano valori nettamente superiori. Anche in termini di densità di piste ciclabili per ogni 100 km² di territorio, le stesse tre città si posizionano al di sopra della media dei 14 comuni capoluogo delle città metropolitane. Tuttavia, l’ordine di queste città varia, con Milano, Torino, Bologna, Firenze, Cagliari e Venezia che si collocano in posizioni diverse in questa classifica.

Densità di piste ciclabili per abitante nei comuni NetZero2030

Quando si parla di mobilità green non si può escludere lo sviluppo di un sistema di trasporto pubblico non inquinante ed efficiente. Complessivamente, nei 14 Comuni capoluogo delle città metropolitane, nel 2020 risultano essere operativi 178 km di metropolitana e 363 km di tranvia, con incrementi modesti rispetto al 2015, ovvero +4,4 km di metropolitana e +25,7 km di tram. Attualmente Milano detiene la più ampia rete di linee su ferro o filoviarie.

Seguono, in termini assoluti, Roma, Torino e Bologna sebbene dispongano di differenti tipologie di infrastrutture pubbliche. Per quanto riguarda gli autobus più inquinanti, le città di Cagliari, Napoli, Roma e Catania presentano una situazione peggiore della media, mentre sulle strade di Messina e Palermo circolano le flotte più “virtuose”.

Il peso della mobilità insostenibile

Secondo i dati forniti dall’ISPRA per l’anno 2019, l’Italia ha rilasciato nell’atmosfera un totale di 320.366 kilotonnellate di biossido di carbonio (CO2). Di queste emissioni, 95.630 kilotonnellate (pari al 30%) provengono dalle 14 città metropolitane del paese, e di queste ultime, il 34% è attribuibile al trasporto su strada.

Non è un caso che l’Osservatorio parli di mobilità “insostenibile”, la cui azione ha reso le nostre città sempre più inquinate. L’impatto locale legato alle emissioni (polveri sottili e biossido di carbonio) influenza negativamente la qualità dell’aria e, di conseguenza, espone i cittadini a rischi di salute.

Il dell’Agenzia Europea per l’Ambiente intitolato “Health impacts of air pollution in Europe, 2021” fornisce dati sugli impatti sulla salute legati all’esposizione al PM2,5, al NO2 e all’ozono, sia a livello dell’Unione Europea che a livello dei singoli Paesi.  L’esposizione agli agenti inquinanti diventa la causa di troppe morti premature, decessi che si verificano prima che una persona raggiunga l’aspettativa di vita media prevista per il suo paese, tenendo conto di età e genere. Secondo il rapporto dell’EEA, nel 2020 le morti premature in Italia per inquinamento atmosferico hanno raggiungo i 68.538 decessi registrati.

Il ruolo dei PUMS

I Piani Urbani della Mobilità Sostenibile sono uno strumento a disposizione delle amministrazioni per promuovere la decarbonizzazione della mobilità cittadina.

Tra i primi punti previsti dai PUMS troviamo il “potenziamento del trasporto pubblico locale”. Tale strategia mira a rafforzare l’offerta di trasporto pubblico, con un’enfasi particolare sulla creazione o l’ampliamento di sistemi su rotaia come metropolitane e tranvie. Inoltre, si prevede il rinnovamento dei parchi autobus e l’elettrificazione dei mezzi.

La “promozione della mobilità attiva” favorisce la promozione della mobilità pedonale e in bicicletta, attraverso una riorganizzazione degli spazi urbani che disincentiva gli spostamenti basati su veicoli privati.

Con lo “sviluppo della mobilità condivisa” si incoraggia l’uso di servizi come car-sharing, bike-sharing, scooter-sharing e micromobilità in modalità elettrica. Inoltre, si promuovono sistemi innovativi come i “Mobility as a Service” (Maas), che permettono agli utenti di pianificare e prenotare viaggi multimodali in modo efficiente.

Infine, la “limitazione della circolazione dei veicoli privati” prevista dai PUMS prevede la creazione di zone in cui la circolazione delle vetture private è limitata, soprattutto per i veicoli con motorizzazioni più inquinanti. Allo stesso tempo, si promuove il passaggio ai veicoli elettrici per sostituire quelli a combustibili fossili.

Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici

Commenta questo approfondimento



Tema Tecnico

Le ultime notizie sull’argomento



Secured By miniOrange