Stabilità, obiettivi, aste. I ‘tagli’ e le ‘semplificazioni’ del nuovo decreto sui Certificati bianchi

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Certificati Bianchi: si sblocca il meccanismo pubblico di incentivazione dei progetti di efficienza energetica. Nuovi obiettivi per i prossimi quattro anni, le aste al ribasso e revisione dell’elenco dei progetti.

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Stabilità, obiettivi, aste. I ‘tagli’ e le ‘semplificazioni’ del nuovo decreto sui Certificati bianchi

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Un meccanismo di stabilità, nuovi obiettivi per i prossimi quattro anni, le aste al ribasso, e revisione dell’elenco dei progetti. Si muove intorno a questi tre capitoli il decreto sui Titoli di efficienza energetica (Tee), più comunemente conosciuti come Certificati bianchi. Si sblocca così il meccanismo pubblico di incentivazione dei progetti di efficienza energetica che, introdotto nel 2005, sembra ora in crisi dopo esser stato per molto tempo un importante stimolo per raggiungere i risparmi negli usi finali d’energia. Il Decreto è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 maggio 2021

Procedure più semplici e nuovi obiettivi

“Dopo 15 anni usciamo dallo stallo risolvendo le criticità, rendendo più semplici le procedure e rimodulando gli obiettivi del 2020, la cui scadenza per l’assolvimento è prevista il 31 maggio 2021 – dice la sottosegretaria alla Transizione ecologica, Vannia Gava – la nuova normativa sui titoli di efficienza energetica è uno dei primi risultati positivi dalla creazione del ministero e soprattutto dell’unificazione sotto un’unica regia delle competenze in materia energetica ed ambientale. Siamo solo all’inizio continueremo a lavorare per sburocratizzare e semplificare: abbiamo il dovere di sbloccare l’Italia e consentirle finalmente di ripartire”.

Le novità dello schema di decreto

La novità principale è la riduzione degli obblighi per il 2020: il testo fissa un valore di 1,27 milioni di Tee per l’elettrico e 1,57 milioni per il gas, rispetto ai 3,17 milioni e i 3,92 milioni previsti dal decreto del 2017, e abbassa ancora gli obiettivi nel 2021 a 0,45 milioni per l’elettrico e 0,55 milioni per il gas, per poi aumentarli progressivamente negli anni successivi.

In questo modo la riduzione nei quattro anni che vanno dal 2017 al 2020 è del 74% tenendo conto dell’obiettivo cumulato di efficienza da centrare con i Certificati bianchi rispetto a quello fissato all’inizio.

In particolare le misure e gli interventi che consentono ai soggetti di adempiere agli obblighi quantitativi nazionali annui di incremento dell’efficienza energetica degli usi finali di energia elettrica nel periodo 2021-2024, devono realizzare una riduzione dei consumi di energia primaria pari a:

  • a) 0,45 milioni di certificati bianchi, da conseguire nell’anno 2021;
  • b) 0,75 milioni di certificati bianchi, da conseguire nell’anno 2022;
  • c) 1,05 milioni di certificati bianchi, da conseguire nell’anno 2023;
  • d) 1,08 milioni di certificati bianchi, da conseguire nell’anno 2024

Le misure e gli interventi che consentono ai soggetti di adempiere agli obblighi quantitativi nazionali annui di incremento dell’efficienza energetica degli usi finali di gas naturale nel periodo 2021-2024, devono realizzare una riduzione dei consumi di energia primaria pari a:

  • a) 0,55 milioni di certificati bianchi, da conseguire nell’anno 2021;
  • b) 0,93 milioni di certificati bianchi, da conseguire nell’anno 2022;
  • c) 1,30 milioni di certificati bianchi, da conseguire nell’anno 2023;
  • d) 1,34 milioni di certificati bianchi, da conseguire nell’anno 2024.

Lo schema di decreto ammorbidisce anche i requisiti di accesso ai titoli ‘virtuali’ introdotti nel 2018 come misura d’emergenza per fronteggiare le tensioni nel mercato e introduce il sistema di aste al ribasso per il rilascio di titoli a valore costante per tutto il periodo di incentivazione che servirà a raggiungere i target al 2024; poi sarà cura del ministero della Transizione ecologica definire il meccanismo con decreto entro fine anno.

Inoltre il provvedimento rivede il contributo tariffario da versare ai soggetti obbligati con la previsione non solo di un livello massimo (255 euro a Tee) ma anche di un valore minimo; questo per favorire il finanziamento di nuovi progetti e mantenere il rispetto di criteri di efficienza nella definizione degli oneri e dei costi del sistema.

Secondo le associazioni però il decreto non tiene in considerazione i nuovi obiettivi del Green deal, rimane invece agganciato al Piano nazionale integrato energia e clima (ormai superato) che fissa un target di riduzione delle emissioni al 40%, di un 15% al di sotto della nuova soglia del 55% fissata dall’Europa. E ancora, l’ammorbidimento di alcuni obblighi non è accompagnato da soluzioni per rilanciare l’efficienza energetica.

Il risultato del ministero

I punti nuovi sono ritenuti tra i risultati principali del ministero della Transizione ecologica: la riduzione dell’obbligo per il 2020, la cumulabilità del credito di imposta, il sistema delle aste, la semplificazione dei progetti, e la riduzione dei tempi di approvazione degli stessi.

Arriva anche un meccanismo di stabilità del mercato dei Certificati bianchi che ridetermina gli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico che devono essere conseguiti dalle imprese di distribuzione dell’energia elettrica e il gas definendo i nuovi target per il 2021-2024.

Secondo il provvedimento per assicurare l’equilibrio tra domanda e offerta nel mercato dei Certificati bianchi, il ministero della Transizione ecologica, qualora accertasse che l’ammontare dei Certificati emessi e di quelli di cui è prevista l’emissione non è coerente con gli obblighi da raggiungere, ha la facoltà di “aggiornare” per i successivi anni gli obiettivi.

I dati del Gse

Il meccanismo nel 2020 – spiega il Gse (Gestore dei servizi energetici) – ha portato ad alcuni risultati. Sono state presentate 1.054 richieste di verifica e certificazioni a consuntivo (RVC-C) e 332 richieste di verifica e certificazioni analitiche (RVC-A).

Nel corso del 2020, sono stati inoltre presentati 422 progetti a consuntivo (PC), 46 progetti standardizzati (PS), 155 richieste a consuntivo (RC) e 6 richieste standardizzate (RS). L’esito positivo delle istruttorie ha generato il riconoscimento di oltre 1,7 milioni di Titoli di efficienza energetica, pari a circa 0,57 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio di risparmi energetici ottenuti, registrando una riduzione del 41% dei Tee riconosciuti dal Gse rispetto all’anno precedente.

I numeri del decreto

I certificati bianchi – espressi in numeri rispetto all’obiettivo nazionale di risparmio energetico – dovranno essere quasi mezzo milione nel 2021, oltre 700mila nel 2022, sfiorare il milione nel 2023 e nel 2024. In merito alla riduzione dei consumi di energia primaria per quanto riguarda gli usi finali del gas, gli obiettivi dei Certificati bianchi sono fissati in 0,55 milioni nel 2021, 0,89 milioni nel 2022, 1,20 milioni nel 2023, 1,22 nel 2024.

L’elenco dei nuovi progetti

Il decreto rivede anche l’elenco dei progetti per il riconoscimento dei Certificati bianchi. Per il settore industriale entrano a far parte della revisione dell’elenco le centrali frigorifere, la macchina continua, i sistemi di pompaggio, anche accompagnati dall’installazione o sostituzione dei relativi inverter, la realizzazione e riqualificazione profonda di edifici, l’isolamento termico di superfici disperdenti opache degli edifici, gli interventi di riduzione del consumo idrico con riduzione del consumo energetico nei propri sistemi di pompaggio, compreso il riciclo, le saldatrici elettriche per sistemi di laminazione, i ricottori per la fabbricazione di tubi e condotti saldatati, la sostituzione di turbomacchine con macchine ad alimentazione elettrica, l’impianto di elettrolisi, le macchine formatrici, il recupero di correnti di processo negli impianti di produzione di gas tecnici.

Per quanto riguarda il settore reti, servizi e trasporti, si aggiungono componenti per il recupero di calore a servizio di reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento, allaccio di nuove utenze a reti di teleriscaldamento teleraffrescamento efficienti, motori elettrici, anche accompagnati dall’installazione o sostituzione dei relativi inverter, altri sistemi di freecooling, membrane a ultrafiltrazione per impianti di depurazione. Per il settore civile (residenziale, terziario) e agricolo: isolamento termico di superfici disperdenti opache degli edifici, sistemi di power quality, sistemi di pompaggio, anche accompagnati dall’installazione o sostituzione dei relativi inverter, unità di trattamento aria e sistemi di ventilazione meccanica, interventi di riduzione del consumo idrico con riduzione del consumo energetico nei propri sistemi di pompaggio, compreso il riciclo, motori elettrici, anche accompagnati dall’installazione o sostituzione dei relativi inverter.

Ci sono anche novità sulle misure di comportamento: adozione di iniziative di shift modale nei trasporti, adozione di iniziative di la riduzione del fabbisogno di mobilità, riduzione della velocità di mezzi di trasporto a parità di servizio reso, variazione delle materie in ingresso nel processo produttivo a parità di prodotto finito o semilavorato.

Per decarbonizzare i processi produttivi

Fa sentire la sua posizione Fire (la Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia) in un documento in cui “divide le proposte di modifica in 15 punti ed evidenzia come la ripresa dei certificati bianchi è auspicabile nell’ottica di offrire all’industria un supporto forte per decarbonizzare i processi produttivi e le filiere, tanto più in considerazione dell’ingente sforzo previsto nell’ambito dell’emission trading”.

Viene ritenuta “una priorità per garantire che le imprese italiane rimangano competitive nel medio lungo-periodo, con tutte le ricadute positive sul territorio nazionale, ad un costo certamente inferiore a quello degli interventi nell’edilizia e nei trasporti, settori peraltro coperti dalle priorità del pacchetto clima-energia della commissione Europea. Il meccanismo potrà inoltre essere d’aiuto anche per gli altri settori, in ambiti di intervento non coperti dagli incentivi dedicati e potrà rappresentare un valido aiuto per realizzare interventi utili alla ripresa dalla pandemia Covid-19”.

Uno strumento da rilanciare

“C’è la necessità di rilanciare questa misura che per tanto tempo ha dato ottimi risultati e ha permesso all’industria di raggiungere, in molti campi, livelli di efficienza elevati anche rispetto ad altri Paesi – osserva l’Enea – l‘asta è un aspetto molto importante; raccomandiamo di suddividere le aste per settori, per focalizzare meglio il livello costi-benefici”.

Intervento doveroso e urgente

Un intervento normativo per ripristinare le condizioni di equilibrio tra domanda e offerta di Titoli di efficienza energetica-Tee “risulta doveroso e urgente”, rileva Stefano Besseghini, presidente dell’Arera (l’Autorità di regolazione per energia, acqua e ambiente). “I Titoli di efficienza energetica, e le aste al ribasso, possono promuovere ulteriori interventi di efficientamento energetico nel settore idrico – continua – quali la gestione degli acquedotti finalizzata ad ottimizzare le pressioni e a ridurre il livello di perdite di rete, nonché interventi inerenti al collettamento e trattamento delle acque reflue; in occasione della futura revisione degli obiettivi europei al 2030 e del connesso adeguamento del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima 2030, va rivalutata anche la ripartizione tra i diversi strumenti utilizzabili ai fini del raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica, tenendo conto del ruolo che i Tee hanno svolto, e potranno ancora svolgere, per la promozione degli interventi di efficientamento in ambito industriale. Occorre – prosegue l’Authority – osservare che in tale contesto i Tee possono dispiegare con efficacia i propri effetti, mentre strumenti quali le detrazioni fiscali sono tipicamente più adatti al settore domestico o civile. Le aste al ribasso potrebbero essere preferibili per determinate tipologie di interventi, più standardizzabili e replicabili su larga scala, e potrebbero essere utilizzate anche per interventi in ambiti diversi da quello industriale, quale l’illuminazione pubblica e il richiamato servizio idrico integrato”.

Efficienza centrale per obiettivi al 2030

“I primi scenari per il nuovo obiettivo europeo, che innalza il livello di riduzione di emissioni al 2030, rispetto ai livelli del 1990, dal meno 40% al meno 55%, mostrano come il contributo dell’efficienza energetica sia centrale – fa presente l’Rse (Ricerca sul sistema energetico) – il settore civile è quello maggiormente interessato, insieme ai trasporti, mentre il settore residenziale mostra ancora margini di miglioramento”.

Secondo Rse “strumenti di incentivazione, in grado di stimolare interventi di efficienza energetica strutturali sul settore industriale, possono garantire anche maggiore competitività, essendo spesso caratterizzati da impatti positivi sulla filiera produttiva. Sarà opportuno utilizzare tutti gli strumenti di incentivazione disponibili, sia a livello fiscale, sia a livello tariffario, affinandone ancora di più l’integrazione per arrivare a raggiungere l’obiettivo al minimo costo per il sistema, massimizzando le ricadute positive in termini di crescita economica”.

A rischio il mercato, da 2 miliardi a 500 milioni 

“Le criticità sui Certificati bianchi – afferma Livio de Santoli, presidente del Coordinamento Free Fonti rinnovabili ed efficienza energetica – che ne hanno causato il declino negli anni sono molte e sono condivisibili da parte delle associazioni nazionali del settore, preoccupate delle incertezze che il decreto, senza adeguate misure a favore dell’offerta, creerebbe sul fronte dello sviluppo dei progetti di efficienza energetica in un mercato dei certificati bianchi che passerebbe da un volume di circa due miliardi a valori dell’ordine di 500 milioni, con un impatto significativo sul sistema Paese”.

Secondo il Coordinamento Free “occorre capire se questa è la volontà politica”, ed è per questo che viene chiesto “se la strategia del ministero prefiguri altri mesi di stallo in attesa di un’emanazione di un altro decreto di riforma. L’attuale bozza rappresenta una criticità per due motivi. Il primo è legato alle sfide che attendono il settore industriale nei prossimi anni. Il secondo è la mancata opportunità di supportare la crescita della filiera nazionale dei produttori di componenti e impianti e dei relativi posti di lavoro”.


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