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Indice degli argomenti: Edilizia sostenibile e salubre: cos’è Fitwel Certificazione edifici salubri: perché ce n’è bisogno Fitwel e Well: le differenze Perché Fitwel può essere un’opzione aperta a più categorie immobiliari La salubrità degli edifici e degli ambienti indoor e outdoor è un tema che assume un interesse crescente, specie pensando alla Sick Building Syndrome: secondo alcuni studi, tra il 15% e il 50% degli occupanti uffici ed edifici pubblici hanno rivelato disturbi collegabili alla sindrome dell’edificio malato. La pandemia Covid-19 ha reso ancora più urgente la necessità di vivere in contesti sani e confortevoli, domestici e lavorativi. Oggi cominciano a farsi strada standard di certificazione volontaria per valutare la salubrità degli edifici, privati e pubblici: uno dei più recenti è Fitwel. La prima presentazione ufficiale a livello europeo è andata in scena di recente in occasione di un evento organizzato da GBC Italia. Vediamo allora cos’è Fitwel, quali sono le sue caratteristiche e le differenze principali rispetto allo standard WELL. Edilizia sostenibile e salubre: cos’è Fitwel Fitwel è un protocollo di certificazione per edifici salubri sia di nuova costruzione che esistenti. Adotta un approccio integrato in cui la progettazione e la gestione di un sito di costruzione o di progetto può migliorare la salute, la felicità e la produttività degli individui. Si tratta di un sistema di rating per gli edifici nato nel 2017, ma si sta allargando alle comunità, ai quartieri e alle aree urbane. È un marchio registrato dal sistema sanitario USA che l’ha creato e testato, attraverso l’azione congiunta del Centers for Disease Control and Prevention (CDC – Centri statunitensi per il controllo delle malattie), il principale istituto di sanità pubblica degli Stati Uniti, e della General Services Administration (GSA), ente che gestisce tutti gli edifici federali. CDC e GSA hanno sviluppato Fitwel attraverso una selezione casuale di 89 edifici di proprietà o gestiti dai due enti, in vari contesti – urbani e non – degli Stati Uniti. «Il suo sviluppo ha richiesto più di 5 anni durante i quali i due enti hanno esaminato più di 3.000 studi per determinare design e caratteristiche operative. Tutto questo lavoro di ricerca e sviluppo ha portato a esaminare diverse tipologie di edifici. Anche grazie a uno studio pilota si è riusciti a evidenziare che Fitwel è ideale per promuovere la salute di chi vi abita, indipendentemente dalle dimensioni, dall’età dell’edificio o dalla ubicazione» ha spiegato Andrea Valentini, architetto e segretario del Chapter Marche di GBC Italia, professionista accreditato LEED® e WELL® nonché Fitwel Ambassador. Il protocollo presenta sette categorie di impatto sulla salute che devono essere al centro dell’attenzione progettuale e costruttiva che considerano: gli impatti sulla salute della comunità; la riduzione della morbilità e dell’assenteismo; il sostegno all’equità sociale per le popolazioni vulnerabili. Fitwel, inoltre intende implementare strategie progettuali di benessere prodotte; migliorare l’attenzione persino a comportamenti alimentari salubri; promuovere la sicurezza degli occupanti; favorire l’aumento dell’attività fisica. A oggi sono più di 430 i progetti certificati o in attesa di certificazione; oltre 1400 quelli registrati, con un impatto diretto complessivo su più di un milione di persone. Certificazione edifici salubri: perché ce n’è bisogno La maggiore attenzione oggi al benessere abitativo e a determinati standard che possano quantificarlo la motiva lo stesso Valentini: «negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione verso il concetto di edificio salubre. Premessa l’importanza della prestazione energetica dell’edificio, si è cominciato a comprendere quanto sia più importante la “prestazione” dell’individuo che lo abita. È un cambiamento paradigmatico importante perché pone attenzione all’uomo e al concetto di healty building. Insomma, non ci si limita più a definire solo gli standard “alti” di comfort ambientale indoor o quello termico e acustico, ma ci si focalizza su una serie di attenzioni progettuali relative agli spazi interni ed esterni. Per questo si favorisce l’active design», ovvero quell’insieme di principi di costruzione e pianificazione che intendono promuovere attenzione agli spazi per il benessere fisico a tutto tondo. Infatti, il design attivo in un edificio, un paesaggio o un design urbano integra l’attività fisica nelle routine quotidiane degli occupanti. Non è un caso che l’ente terzo che certifica l’adesione allo standard Fitwel sia il Center for Active Design (CfAD), organizzazione non profit della municipalità di New York che promuove soluzioni architettoniche e urbanistiche per migliorare la salute pubblica. Fitwel e Well: le differenze «In Well e Fitwel si trovano analogie, nella volontà di progettare spazi a misura di benessere non solo lavorativi, ma anche nella vita di tutti i giorni e soprattutto che attiene alla sfera della persona, dall’edificio alla comunità» spiega l’architetto ed esperto di entrambi gli standard, che hanno diverse differenze. Well nasce nel 2014 da International WELL Building Institute (IWBI) come protocollo gestito dal Green Business Certification Institute (GBCI), la stessa organizzazione che amministra la certificazione LEED. Well Building Standard è basato sulle prestazioni per misurare, certificare e monitorare le caratteristiche dell’ambiente costruito che hanno un impatto sulla salute e sul benessere dell’uomo, attraverso l’aria, l’acqua, il nutrimento, la luce, la luce, il fitness, il comfort e la mente. È promosso e redatto da una società di utilità pubblica no profit organization; Fitwel, invece, ha una matrice di sviluppo e redazione in origine nella amministrazione pubblica espressa, come detto, da CDC e da GSA. La differenza sostanziale tra i due protocolli è legata ai pre-requisiti prestazionali ossia alle prestazioni obbligatorie in varie aree tematiche: WELL li prevede, Fitwel no. «Il primo, inoltre, ha una serie di costi di implementazione molto importanti, già in fase progettuale, ed è per questo che si rivolge alla fascia più alta del mercato. Perché Fitwel può essere un’opzione aperta a più categorie immobiliari Fitwel, pur avendo anch’esso un approccio scientifico, non comprende quindi i pre requisiti e questo può pesare considerevolmente sui costi finali. «Fitwel può incidere per 6500-8000 dollari sul complesso sottoposto a certificazione; nel caso di Well si può arrivare a costi di sola certificazione molto superiori oltre a quelli di implementazione progettuale», spiega Valentini. Questo fattore può aprire maggiormente a un impiego di Fitwel in complessi edilizi di fascia media, non solo condomini, ma anche quartieri, aprendosi anche al cohousing e soprattutto a progetti di riqualificazione di immobili già esistenti. E apre anche a un suo possibile approdo nell’edilizia scolastica che – mai come oggi – avrebbe bisogno di edifici salubri, oltre che funzionali. Andrea Valentini Architetto con esperienza trentennale ha focalizzato la propria esperienza professionale nell’ambito della sostenibilità energetico ambientale in relazione ai diversi sistemi di rating e certificazione internazionali. Ha conseguito l’accreditamento professionale da parte del GBCI ,come LEED®AP BD+C. Inoltre, nel dicembre 2014 l’USGBC United States Green Building Council gli ha conferito l’incarico di Usgbc Pro Reviewer, revisore dei corsi di formazione sulla piattaforma online Education@Usgbc. È professionista accreditato WELL AP nonché Fitwel Ambassador ed Envision Sp. È formatore accreditato del Green Building Council Italia inoltre è professionista accreditato per i sistemi di rating GBC come GBC HB AP e GBC Home. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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