Efficienza energetica nel settore industriale: nel 2020 calo degli investimenti del 20%

Nel 2020 gli investimenti in efficienza energetica industriale nel nostro Paese sono scesi di circa il 20% rispetto all’anno precedente. Una frenata legata alla pandemia ma anche a un quadro normativo – in particolare relativo ai Certificati Bianchi incerto e che non sembra tener conto delle esigenze degli operatori.

Efficienza energetica nel settore industriale, alla luce dell'emergenza COVID-19

Indice degli argomenti:

Oggi sarà presentata, in modalità on line, l’11a edizione del Digital Energy Efficiency Report, realizzato dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, che fa il punto sullo stato attuale  dell’efficienza energetica nel comparto industriale considerando la crisi sanitaria che ha colpito il paese.

Vi proponiamo in anteprima i principali risultati del Rapporto, invitandovi ad iscrivervi alla presentazione odierna.
I partecipanti potranno scaricare una copia in pdf del Digital Energy Efficiency Report – 11a edizione.

A fondo pagina il PDF con l’Executive Summary completo.


Il 2020 è stato un anno particolare per l’efficienza energetica nel comparto industriale in Italia. Un anno in cui molte delle imprese hanno dovuto fermare le proprie attività o rivederle in maniera significativa. Un anno in cui la “domanda finale” è stata inevitabilmente intaccata dalla pandemia. Un anno in cui è venuta meno anche la fiducia e la voglia di investire di tanti imprenditori. Un anno, quindi, in cui non stupisce che gli investimenti in efficienza energetica industriale nel nostro Paese siano scesi di circa il 20% rispetto all’anno precedente.

Attenzione però a dare troppo sbrigativamente la colpa al COVID. Già lo scorso anno scrivevamo di come fosse in atto una “frenata” nel comparto, dopo la crescita del triennio 2015-2017, e di come le ragioni fossero da ricercare in un quadro normativo – in particolare relativo ai Certificati Bianchi – incerto e che stava prendendo direzioni opposte rispetto a quelle che gli operatori segnalavano come necessarie per riprendere il sentiero di crescita. Il 2021 ha portato in dote una ulteriore riforma dei Certificati Bianchi, ma la direzione è – sempre secondo gli operatori che abbiamo coinvolto nel nostro lavoro di ricerca – ancora una volta quella sbagliata.

E’ alle ragioni profonde di questa crisi, e alle soluzioni per uscirne, che è dedicato il Digital Energy Efficiency 2021, con uno sguardo di cauto ottimismo – ed una lista di “cose da fare” – per il 2022.

C’è una buona notizia, indubbia, il varo (e l’approvazione da parte dell’Unione Europea) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che, con la misura del Piano Transizione 4.0 preannuncia una disponibilità di risorse destinata, secondo le nostre stime, ad annullare entro il 2023 l’effetto negativo del COVID.

Una occasione per festeggiare? In un certo senso sì, ma con la consapevolezza che per risolvere il problema più profondo della “frenata” del comparto è necessario andare oltre il PNRR e riprendere in mano seriamente il tema dei Certificati Bianchi.

L’efficienza energetica industriale in Italia nel 2020: la crisi … al suo culmine?

Gli investimenti effettuati in efficienza energetica nel comparto industriale, nel 2020, equivalgono a quasi 2,1 mld €. Di questi, oltre il 90% sono riferiti ad investimenti in tecnologie hardware, mentre circa l’8% degli investimenti è stato effettuato in tecnologie software per il controllo ed il monitoraggio delle prestazioni dei cicli produttivi. Di scarsa rilevanza gli investimenti in infrastrutture per offrire flessibilità tramite i progetti pilota UVAM (pari solamente allo 0,1% del totale).

Presi nel complesso, gli investimenti in efficienza energetica hanno registrato un trend negativo del -19,6% rispetto al 2019. Il rallentamento degli investimenti nel settore industriale già in atto nel biennio 2018-2019, come ben evidenziato dalla tabella di seguito, è stato confermato ed aggravato dalla crisi economico-sanitaria data dalla pandemia di COVID-19.

Il trend negativo complessivo, registrato tra 2019 e 2020, è dettato in primis dalla decrescita degli investimenti in soluzioni hardware, che hanno registrato un -20% rispetto al 2019

investimenti in efficienza energetica nel comparto industriale dal 2018 al 2020

E’ interessante notare come non si registrano variazioni nel «peso» degli interventi delle diverse soluzioni «hardware» rispetto al 2019, segno che il trend negativo ha colpito tutte le diverse soluzioni hardware in maniera «democratica»

Sono, invece, 168 mln € gli investimenti effettuati in soluzioni software nel 2020. Solamente le prime due soluzioni, software di monitoraggio e sensoristica di base, cubano per oltre il 65% degli investimenti totali in soluzioni software. Similmente a quanto emerso per le soluzioni hardware, anche il calo degli investimenti in soluzioni software si è distribuito «democraticamente» con cali compresi tra -13% per la sensoristica di base e -17% per gli ERP.

E’ indubbio che la pandemia da COVID-19 ha avuto un ruolo, nel minare la fiducia degli investitori e nel rallentare (anche a causa delle chiusure, soprattutto nel primo periodo di lock down) le attività legate all’efficienza energetica. Un rallentamento che è ancora più impattante, in termini relativi, sulle soluzioni digitali (già non particolarmente rilevanti pre-pandemia) e soprattutto nelle soluzioni di flessibilità.

Le ragioni che stanno dietro il calo degli investimenti in efficienza energetica nel comparto industriale in Italia sono tuttavia più profonde e sono stati solo accelerati dal COVID-19.

Alla ricerca delle cause della crisi: la riforma dei Certificati Bianchi

L’11 gennaio 2017, sono stati determinati gli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico da perseguire da parte delle imprese di distribuzione dell’energia elettrica e di gas per gli anni dal 2017 al 2020, oltre che approvate delle nuove Linee Guida per la preparazione, l’esecuzione e la valutazione dei progetti di efficienza energetica.

A seguito dell’aumento del prezzo dei Certificati di efficienza energetica negli anni precedenti al 2018, con la modifica del Decreto Interministeriale 11 gennaio 2018, è stato riconosciuto un contributo tariffario di 260 euro, compensato dal GSE, per consentire il raggiungimento degli obiettivi di efficientamento energetico ai soggetti obbligati e permettere, anche alle piccole aziende, di affrontare le spese legate all’efficientamento.

Il 30 aprile 2019, in risposta al calo del rilascio dei Certificati Bianchi che si stava verificando e alla lunghezza del processo di presentazione progetti, è stata approvata una Guida operativa per promuovere l’individuazione, la definizione e la presentazione di progetti nell’ambito del meccanismo dei Certificati Bianchi, oltre che aggiornata la tabella dei progetti ammissibili.

In risposta ad un ulteriore calo del numero dei Certificati Bianchi ottenuti dalle aziende e dei progetti presentati, con lo scopo di riformare tale mercato, il 1 giugno 2021 è entrato in vigore un nuovo Decreto.

Nonostante l’introduzione nel corso del tempo di vari Decreti relativi ai Certificati Bianchi e il loro rilancio, il mercato ha continuato con il trend di contrazione evidenziato negli ultimi anni.

Nel 2020 infatti, sono stati riconosciuti 1.720.903 Certificati, circa 1.180.000 in meno rispetto allo scorso anno, pari a una riduzione del 41%, (contrazione maggiore rispetto al 24% dell’anno passato). In buona sostanza, negli ultimi 2 anni il numero di Certificati Bianchi riconosciuti è più che dimezzato.

Il minor numero di Certificati Bianchi riconosciuti ha comportato uno squilibrio sul mercato con gravi conseguenze verso i soggetti obbligati, i quali hanno riscontrato sempre più difficoltà nell’adempimento degli obblighi previsti dalla normativa.

Comparando gli anni dal 2013 al 2019, quando il numero di Certificati Bianchi da annullare per i soggetti obbligati erano simili, si osserva come nel 2019 la percentuale di copertura sia stata significativamente minore (-20%) ed equivalente al minimo previsto dalla normativa (la quale prevede di annullare nell’anno corrente almeno il 60% degli obblighi).

In particolare, a differenza del 2015, nel 2019 buona parte dei Certificati Bianchi erano “virtuali”. Nonostante il loro contributo però, è stato comunque raggiunto il livello di copertura minimo previsto dalla normativa (o addirittura ci si è volutamente fermati lì): la saturazione senza i certificati virtuali sarebbe infatti stata pari al 23%.

Efficienza energetica nell'industria: in calo i certificati bianchi

Una possibile causa della progressiva riduzione del numero di Certificati Bianchi riguarda l’esito dei procedimenti riconosciuti dal GSE. Infatti, di tutti i procedimenti conclusi nel 2020 (riguardanti tutte le tipologie di incentivo, tra cui i Certificati Bianchi), per quanto riguarda i Certificati Bianchi, il 90% si è concluso con un esito negativo in seguito ad attività di controllo.

Tale percentuale, è significativamente superiore, insieme al Conto Termico, rispetto ai procedimenti riguardanti altri incentivi.

La percentuale molto alta (90%) dei procedimenti con esito negativo riguardanti gli incentivi legati ai Certificati Bianchi, è evidentemente ben oltre la soglia che ci si attenderebbe da un processo di valutazione efficace ed efficiente condotto dal GSE.

Eppure qualcosa – sulla carta – è cambiato.

Il 31 maggio 2021 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la nuova (ennesima) riforma dei Certificati Bianchi.

Per quanto riguarda gli obblighi, nel nuovo Decreto dei Certificati Bianchi si assiste ad una riduzione di circa il 60% per il 2020: 1,27 milioni di Tee per l’elettrico e 1,57 milioni per il gas, contro i 3,17 milioni e 3,92 milioni rispettivamente previsti dal testo del 2017.

Tale taglio sarà in parte recuperato negli anni successivi: nel 2021 c’è un ulteriore riduzione (0,45 milioni per l’elettrico e 0,55 milioni per il gas), seguita da un aumento progressivo nel biennio successivo. Quello che sembra un ridimensionamento del meccanismo sarebbe in realtà un’applicazione degli indirizzi tracciati nel PNIEC in fase di aggiornamento, che spalma anche su altri incentivi lo sforzo per l’efficienza energetica.

Dal confronto effettuato tra le proposte avanzate dagli operatori del mercato dell’efficienza energetica e l’output effettivamente riscontrato nella nuova riforma dei Certificati Bianchi, emerge in maniera evidente come la maggior parte delle necessità evidenziate sia stata disattesa.

Questa riforma «incompleta» rappresenta un indubbio rischio per il comparto industriale che ruota (come investitore o come fornitore di tecnologie o di servizi) attorno all’efficienza energetica.

Il PNRR: l’uscita dalla crisi?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, appena approvato dall’Unione Europea, prevede diverse misure (siano esse investimenti o riforme) relative all’efficienza energetica, messe in evidenza.

PNRR: missioni e investimenti
Nota: le risorse stanziate per investimento 1 e investimento 5.4 fanno riferimento al solo dispositivo ripresa e resilienza. Le risorse stanziate per le misure 1, 2, 3 fanno riferimento al dispositivo ripresa e resilienza (15,22 mld €) ed a react-EU (0,32 mld €) e fondo complementare (6,72 mld €).

E’ interessante sottolineare la rilevanza del piano Transizione 4.0.

Che impatto avrà questo piano sul comparto dell’efficienza energetica industriale?

Partiamo innanzitutto dal definire lo scenario “as is”, ossia l’andamento del mercato atteso in assenza di strumenti di stimolo.

Nello scenario «as-is» è ipotizzabile una lieve crescita degli investimenti nel 2021 pari a circa 2% rispetto al 2020, in linea con il trend verificatosi nel biennio pre-COVID 2018 – 2019. Nel biennio successivo, 2022 – 2023, ci si aspetta una crescita più sostenuta ma comunque limitata a circa 5% year-on-year. Nello scenario «as-is» ci si aspetta un volume d’investimento al 2023 pari ad oltre 2,3 mld €, pari al 90% degli investimenti registrati nel 2019.

Se non ci fosse stato il COVID lo scenario “tendenziale” ci avrebbe portato al 2023 a circa 2,9 miliardi di €.

Grazie al PNRR è possibile invece stimare una crescita year-on-year pari al 17%, per arrivare al 2023 a quasi 3 miliardi di € di investimenti.

E’ evidente quindi come l’effetto di stimolo atteso permette di “cancellare” gli effetti del COVID e riprendere un sentiero di crescita degno di questo nome.

E’ tuttavia il massimo che ci si può attendere? La risposta è no.

In uno scenario, che noi abbiamo denominato “policy driven” e dove accanto al PNRR ci sia una riforma “vera” dei Certificati Bianchi si potrebbe raggiungere al 2023 un livello di investimenti di oltre 3,1 mld €, pari al 120% degli investimenti registrati nel 2019.

Efficienza energetica industria: gli scenari per il 2020-2023

Si evidenzia dunque un gap da colmare per raggiungere i volumi d’investimento dello scenario «policy-driven». Infatti, seppur il PNRR sarà fondamentale per incrementare gli investimenti, se si vuole superare i livelli di mercato pre-COVID saranno necessari ulteriori cambiamenti normativi per un pieno rilancio del mercato.

E’ il sentiero delle riforme, ancillari al PNRR, che deve essere imboccato con decisione.

La survey 2021: il “sentiment” degli energy manager e lo stato di salute delle ESCo e delle imprese di servizi energetici nel nostro Paese

Il 65% circa del campione analizzato dichiara di aver implementato investimenti in soluzioni hardware nel corso del 2020 (-4,5% rispetto al 2019). Tale percentuale aumenta se si guarda alle grandi aziende (79%, -1% rispetto al 2019), mentre diminuisce se si guarda alle PMI (45%, -11% rispetto al 2019).

Appare ancora più evidente guardando al trend come le PMI siano sempre state meno propense ad effettuare investimenti in efficienza energetica.

Solo il 38% del campione analizzato dichiara di aver implementato investimenti in soluzioni software nel corso del 2020 (-6% vs 2019).

Le barriere più rilevanti agli investimenti in efficienza energetica nel 2020 si confermano (rispetto al biennio 2018-2019) essere quelle relative agli eccessivi tempi di ritorno, all’incertezza del quadro normativo ed all’interazione critica con il processo produttivo, seppur in flessione rispetto agli anni precedenti.

La barriera della pandemia da COVID-19, nonostante i pesanti effetti negativi generati dal punto di vista economico, risulta essere solo al quarto posto, a testimonianza del fatto che per gli operatori del settore esistono ostacoli agli investimenti ritenuti più importanti.

Nel corso del 2020 le ESCo certificate sono aumentate dell’1,6% rispetto al 2019, in continuità con il trend pari a +1% registrato tra 2019 e 2018. Interessante sottolineare come la crescita dell’ultimo biennio in termini di soggetti certificati sia rallentata rispetto all’anno precedente, segno che il mercato ha raggiunto un certo livello di maturità.

Per quanto riguarda invece il numero di dipendenti, a seguito del leggero calo tra 2019 e 2018, si assiste ad una situazione di stallo nel 2020 rispetto al 2019. Per quanto riguarda i ricavi, principalmente a causa degli effetti della pandemia e della contrazione del mercato dei Certificati Bianchi, si assiste ad un calo nel 2020 rispetto al 2019, con una diminuzione dell’3,8% ed un valore complessivo pari a 3,5 mld €.

Il quadro che emerge per quanto riguarda il trend del fatturato (su quasi tutti gli intervalli percentuali), è una situazione di ripresa nel 2021 rispetto al trend 2020, dove la situazione pandemica ha sicuramente generato un’avversità al rischio maggiore e una contrazione del mercato, con conseguente una riduzione dei ricavi.

In particolare, confrontando l’aspettativa sul 2021 rispetto ai dati del 2020, più di un quarto dei rispondenti alla survey afferma che non si attende una variazione, poco più del 30% sostiene che la variazione sarà positiva dallo 0 al 10%, mentre poco più del 15%, sostiene che il fatturato aumenterà di oltre il 20%. Molto bassa è invece la percentuale dei partecipanti alla survey che afferma ci sarà un trend negativo nel 2021 rispetto al 2020, a testimonianza di un certo ottimismo tra gli operatori del mercato.

Nel complesso si registra un cauto ottimismo, che tuttavia deve essere guardato con attenzione. In effetti, molta parte di questa crescita del fatturato dipende, secondo i risultati della survey, dall’aumento – in contro tendenza rispetto al passato – degli interventi nel settore civile. Quest’ultimo, infatti, grazie alla normativa sul superbonus è visto come una sorta di «salvagente» per le ESCo, in particolare quelle in crisi.

Non è detto però che uno spostamento così netto di focus delle attività, non distolga le competenze delle ESCo dalla costruzione di un futuro nel comparto industriale, e non rischi di finire una volta che la spinta data dal superbonus si esaurirà.


Digital Energy Efficiency Report

Martedì 29 giugno 2021  ore 9.30

Scarica l’Executive Summary della 11 edizione del Digital Energy Efficiency Report

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