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Nel 2014 il fabbisogno di energia termica complessivamente fatto registrare nel nostro Paese è stato pari a oltre 680 TWh, di cui circa il 41% è ascrivibile al segmento industriale. In altri termini, in media ogni utente industriale consuma annualmente 700 MWh di energia termica, corrispondenti ad una “bolletta termica” di circa 50.000 €, valore che assume – soprattutto nel contesto economico attuale – una certa rilevanza. Nonostante questo, al tema dell’efficientamento dei consumi termici – e soprattutto nel settore industriale – si presta assai poca attenzione. Infatti, il vettore elettrico la fa da padrone quando si analizza il quadro normativo di supporto alle iniziative di efficientamento energetico. In altre parole, sia dal punto di vista della normativa di riferimento, che dal punto di vista della consapevolezza da parte degli utenti, l’efficientamento termico dei processi industriali viene relegato ad un ruolo marginale. A fronte di tali considerazioni, il Sectoral Focus Report dell’Energy & Strategy del Politecnico di Milano (che sarà presentato il prossimo 7 luglio) affronta il tema dell’efficienza energetica in Italia, andando ad analizzare nel dettaglio il concetto dell’efficienza termica nel settore industriale. In particolare, lo studio ha dato al termine efficientamento termico una doppia accezione: (i) quella della generazione efficiente di calore, che ricomprende tutte le soluzioni tecnologiche per la produzione di calore che riducono il consumo di energia primaria a parità di output; (ii) quella della gestione efficiente del calore, comprendendo in questo ambito tutte le soluzioni tecnologiche che riducono lo “spreco” (dissipazione) del calore, eventualmente anche attraverso sistemi di recupero. Grazie all’analisi condotta con gli operatori del settore e presso gli utenti industriali, è emerso come possano essere considerate appartenenti alla prima categoria le tecnologie di cogenerazione (CHP) e dei bruciatori efficienti, mentre alla seconda categoria afferiscono le soluzioni di isolamento termico, dei cicli ORC e degli scambiatori di calore. Dall’analisi della sostenibilità economica degli investimenti nelle diverse soluzioni per l’efficientamento dei consumi termici precedentemente elencate, emerge come i valori “soglia” di tempo di rientro degli investimenti (1-2 anni) ritenuti accettabili dai diversi potenziali investitori sono piuttosto stringenti. A questo si aggiunge che l’impatto dei regimi incentivanti sul ritorno degli investimenti è, nella maggior parte dei casi, non sufficiente a far raggiungere la convenienza del Tempo di Pay-Back alle tecnologie per l’efficienza termica. Unica eccezione la tecnologia della cogenerazione, in alcuni ambiti applicativi come la meccanica ed il settore della carta grazie ai cosiddetti TEE-CAR, appositamente introdotti per supportare specificamente questa tecnologia. Il quadro che emerge dall’analisi dell’Internal Rate of Return è invece molto differente. I valori dell’IRR calcolati per le diverse soluzioni risultano nella larga maggioranza dei casi superiori alla “soglia” (6%) definita per i potenziali investitori. Infine, l’analisi del costo medio del kWh risparmiato e/o prodotto evidenzia, in maniera ancora più forte rispetto a quanto visto con l’analisi dell’IRR, la convenienza economica dell’adozione delle tecnologie di efficienza termica, ovviamente se questa viene misurata – tenendo conto dei costi di gestione e manutenzione – lungo l’intera vita utile della tecnologia. Appare evidente, quindi, che le tecnologie per l’efficientamento termico prese in esame siano “intrinsecamente” convenienti, comportando ritorni ed una “efficienza” energetica complessiva lungo la vita utile in molti casi di gran lunga superiore rispetto a quanto potenzialmente richiesto da un investitore. Il problema risiede nel Tempo di Pay-Back: l’efficienza termica richiede soluzioni “impiantistiche” e come tale andrebbe valutata, ovvero con il tipico orizzonte di riferimento (5-8 anni) di un investimento in equipment. Al contrario essa viene rubricata come un investimento “non core” e come tale affrontata con un vincolo di accettabilità che non supera i 2 anni, di fatto erigendo una barriera “culturale” più che economica o finanziaria a questo tipo di investimento. L’analisi della sostenibilità economica delle soluzioni per l’efficienza termica ha permesso, quindi, di indentificare una serie di “strade” da percorrere al fine di favorirne la diffusione. Fra tutte , si potrebbe modificare il “decisore”, ossia sostituendo all’utente l’utility, la ESCo oppure il Plant & Facility Manager (in una parola un Energy Efficiency Service Provider, seguendo la denominazione da noi introdotta). Trattandosi per questo nuovo “decisore” di un investimento “core” l’orizzonte di rientro diviene naturalmente più lungo e a prevalere sono le considerazioni basate sull’IRR o il costo del kWh. Il prossimo 7 luglio a Milano (ore 9.30 – Politecnico di Milano – Campus Bovisa, via Durando 10 – Aula Carlo De Carli) sarà presentata la prima edizione del Sectoral Focus Report che approfondisce il tema dell’efficienza energetica in Italia con particolare attenzione all’efficienza termica nel settore industriale. La partecipazione è gratuita ma è necessario iscriversi Scarica l’Executive Summary del sectoral Focus Report Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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