Energia da biomasse: dai biocombustibili legnosi un contributo alla maggiore indipendenza

Un aiuto all’Italia per affrancarsi dalla dipendenza dalle fossili può venire dalle biomasse legnose. AIEL spiega come e quanto sia possibile contare sul legno per diversificare il mix energetico

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Energia da biomasse: dai biocombustibili legnosi un contributo alla maggiore indipendenza

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Produrre energia da biomasse legnose è una delle possibilità su cui l’Italia può contare. Già oggi con le risorse disponibili dal legno è possibile puntare a un obiettivo di 16,5 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) di energia termica prodotta da bioenergia, di cui 8,5 Mtep da biomasse legnose, pari a circa 146 GW di potenza installata. «Parliamo di un contributo che coprirebbe il 20% dei consumi termici finali lordi e circa il 40% delle FER nel settore termico, pari a circa 146 GW di potenza installata», afferma Annalisa Paniz, direttrice generale di AIEL (Associazione Italiana Energia Agroforestali). La stessa associazione segnala inoltre che le bioenergie potrebbero arrivare a coprire fino al 68% dell’energia da FER nel settore termico e fino al 37% dei consumi termici finali lordi al 2030.

“Per tali ragioni è essenziale che il PNRR contribuisca alla ripresa del Paese mettendo al centro della transizione ecologica anche i biocombustibili legnosi e le filiere produttive ad essi collegate”, rileva. Lo chiede sulla base del fatto che le biomasse legnose sono anche più convenienti rispetto alle fonti fossili. Infatti, secondo AIEL, ai prezzi attuali, scaldare una abitazione con legna da ardere consente un risparmio del 55% a 900 euro l’anno rispetto al metano, mentre con il pellet il risparmio medio annuo è di 700 euro (-44%) per nucleo abitativo di 100 mq.

Energia da biomasse: il contributo dei biocombustibili legnosi

«I biocombustibili legnosi oltre a essere un veicolo di sostenibilità che contribuisce all’abbattimento delle emissioni, alla manutenzione del patrimonio boschivo e a generare un indotto occupazionale rilevante per il Sistema Paese, possono contribuire alla riduzione della dipendenza degli approvvigionamenti esteri, a diversificare il mix energetico e a contrastare il fenomeno della povertà energetica che interessa sempre più famiglie e che può essere vinta abbandonando le fonti fossili», spiega Paniz.

Come risposta al caro bollette, e alla dipendenza dalle importazioni di gas dalla Russia, una risposta potrebbe venire anche dalle filiere energetiche locali dei biocombustibili legnosi per sostenere la crescita economica dei territori soprattutto montani e collinari. A questo proposito, AIEL si è rivolta direttamente a Mario Draghi con una lettera in cui propone la sua strategia energetica per un calore rinnovabile che prevede il consolidamento e la nascita di nuove imprese forestali e la realizzazione di piattaforme logistico-commerciali a scala regionale, il sostegno a investimenti da parte di industrie di prima lavorazione del legno, agli investimenti per la realizzazione di moderni impianti tecnologici a biomasse per produrre calore e la micro e mini-cogenerazione ad alto rendimento.

Esempio di piattaforma a biomasse
Esempio di piattaforma a biomasse

Ci sono diversi casi in Italia di piattaforme di questo tipo, che potrebbero essere degli esempi di filiere energetiche corte, attuabili sul territorio. La fattibilità di ottenere maggiore energia da biomasse è concreta.

«I biocombustibili legnosi – prosegue Paniz – sono estremamente più convenienti di quelli fossili: il costo di produzione di 1 MWh di energia termica con biomasse legnose oscilla tra i 24 e i 72 euro, quello con le fonti fossili tra i 103 e i 146 euro, valori destinati a crescere ulteriormente a causa della crisi internazionale».

Resta da capire la disponibilità in termini di quantitativi di biomasse legnose: «attualmente si consumano in Italia circa 7 Mtep di bioenergie nel settore del riscaldamento. Questo valore può arrivare ai 16,5 Mtep, considerando tutte le bioenergie impiegabili per il riscaldamento, ossia escludendo le bioenergie già destinate al biogas, alla produzione di carburanti e alla produzione di energia elettrica», risponde la stessa direttrice generale.

Biomasse legnose: quale impatto ambientale ha il loro apporto

Il contributo di energia da biomasse del legno è quindi un’ipotesi interessante. Resta da comprendere, però, quanto questo apporto sia sostenibile. In questi giorni si è parlato anche di una maggiore attività delle centrali a carbone, di una diversificazione del gas da altri paesi, insomma le fossili tornano in auge e con esse il problema delle emissioni. Come non avere timore anche delle biomasse legnose, quanto a impatto ambientale?

Biomasse legnose: quale impatto ambientale ha il loro apporto

«A differenza del carbone, le biomasse legnose sono una fonte rinnovabile, carbon-neutral e quindi alleata nella lotta al cambiamento climatico causato dalle fonti fossili, in particolare dalle emissioni di CO2 – illustra Paniz –. Confrontando diversi combustibili utilizzati per il riscaldamento, sia fossili sia legnosi, partendo dall’ottenimento delle materie prime e includendo le fasi di fabbricazione, distribuzione, trasporto e utilizzo, emerge che le emissioni espresse in CO2equivalente per i combustibili fossili, a parità di energia prodotta (MWh) sono nettamente superiori a quelli legnosi».

In particolare, il gasolio emette in atmosfera 326 kg di CO2eq, il GPL 270 kg di CO2eq, il metano 250 kg di CO2eq, mentre pellet e legna da ardere emettono rispettivamente 29 e 25 kg di CO2eq. «L’uso di biomasse legnose per la produzione di calore consente, quindi, di ridurre le emissioni di CO2eq tra l’89% e il 94% rispetto ai combustibili fossili tradizionali».

È pur vero che la combustione domestica di biomassa contribuisce alla produzione di polveri sottili e particolato: «la parte prevalente di queste emissioni proviene da stufe e caminetti obsoleti che adottano tecnologie di combustione superate. Gli apparecchi a legna e pellet installati in Italia da più di 10 anni rappresentano il 70% del parco installato, circa 6,3 milioni, e contribuiscono all’emissione dell’86% del PM10 derivante dalla combustione domestica della biomassa». Per questa ragione AIEL ritiene fondamentale incentivarne la sostituzione, investendo su sistemi di riscaldamento a legna e pellet moderni ed efficienti, caratterizzati da emissioni di PM10 da 4 a 8 volte inferiori rispetto alle tecnologie più datate, anche grazie a strumenti efficaci come il Conto Termico.

Legna dai boschi: il ruolo delle foreste italiane e del PNRR

Produrre energia da biomasse legnose è un’opportunità che l’Italia potrebbe sfruttare bene. Il nostro Paese è secondo in Europa quanto a copertura forestale, però in Italia l’80% del fabbisogno di legno è coperto dall’import. Cosa occorre fare per sviluppare un maggiore impiego del legno italiano, improntato però a uno sfruttamento sostenibile? «È essenziale che il PNRR contribuisca alla ripresa del Paese mettendo al centro della transizione ecologica anche i biocombustibili legnosi e le filiere produttive collegate.  Fulcro delle proposte di AIEL è l’attuazione di filiere energetiche locali, per sostenere la crescita economica dei territori», afferma Paniz.

Per utilizzare meglio e in modo sostenibile la risorsa legnosa presente in Italia è importante puntare al consolidamento e alla nascita di nuove imprese forestali, supportando la realizzazione di piattaforme logistico-commerciali a scala regionale. Per questo, come scritto nella lettera al premier Draghi, «è fondamentale sostenere investimenti da parte di industrie di prima lavorazione del legno finalizzate anche alla realizzazione di impianti di produzione di pellet e per la realizzazione di moderni impianti tecnologici a biomasse per la produzione di calore e la micro e mini-cogenerazione ad alto rendimento, come detto».

Infine, per combattere la povertà energetica, «è necessario agire sulle imposte che incidono maggiormente sui redditi bassi, come l’IVA, ripensando anche ad un’aliquota agevolata per tutti i biocombustibili».

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