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Approfondimento realizzato in collaborazione con Architettura>Energia, centro ricerche del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara. Tesi di laurea in Architettura “Home Made Home”[1] Introduzione L’architettura si trova oggi di fronte ad uno scenario ricco di entusiasmanti sfide ed enormi rischi. 2,4 miliardi di persone si aggiungeranno, secondo recenti stime ONU, all’attuale popolazione mondiale nei prossimi quarant’anni, passando dai 7,2 miliardi del 2012 ai 9,6 previsti per il 2050. Una crescita demografica che sarà accompagnata da importanti trasformazioni nell’assetto delle città e dei territori che quelle persone saranno chiamati ad ospitare. Tale cambiamento non potrà che avere un fortissimo impatto su un pianeta già fortemente minacciato dai nostri sistemi di produzione e consumo. Molti sono gli indicatori statistici che, senza voler essere catastrofisti, descrivono una situazione ai limiti del collasso e suggeriscono la necessità di un intervento immediato che coinvolga tutti gli aspetti del nostro vivere contemporaneo. Qual è, quindi, il ruolo dell’architetto all’interno di questo scenario? Quali sono gli strumenti a sua disposizione che possano consentire un significativo impatto nella ricerca di una più armoniosa convivenza fra uomo e natura? Come riconciliare i benefici ricavati da un singolo attento intervento edilizio in piccola scala con la scala globale delle tematiche poste finora? Le questioni globali Nel nostro lavoro, in fase di analisi sono state attentamente valutate le dinamiche demografiche alla base dell’esponenziale crescita della popolazione mondiale succitata, utilizzando il modello della transizione demografica e la teoria del dividendo demografico. Da questo studio si evince come lo sviluppo umano e culturale, combinati con quello economico, possano porsi come freno all’esponenziale crescita demografica. Schema esemplificativo del modello della transizione demografica Lo studio dimostra inoltre come tale crescita stia avvenendo in combinazione con una crescente urbanizzazione, che sta interessando nello specifico le aree più produttive dell’Asia. La città è quindi al centro delle future trasformazioni e viene per questo descritta e analizzata a partire dal suo impatto ambientale, essendo essa anche il luogo in cui la maggior parte dell’inquinamento viene da una parte prodotto e dall’altra parte patito. Localizzazione Home Made Home Index Per trovare soluzioni alle problematiche globali analizzate, è quindi non solo auspicabile ma in qualche modo necessario pensare a un sistema ripetibile in un numero il più largo e generale possibile di casi, consentendo pertanto di massimizzare l’impatto dei benefici ottenuti su scala più ampia. Si tralasciano pertanto gli ambiti progettuali legati a singoli episodi, tipicamente edifici pubblici, per concentrarsi sull’edilizia residenziale e sulle sue tecnologie costruttive. È necessario, inoltre, un’ulteriore restringimento del campo di ricerca per ottenere una soluzione che sia fattibile ed efficace. Si è resa quindi opportuna la scelta di una specifica localizzazione in cui “testare” una possibile alternativa tecnologica ai sistemi costruttivi attualmente disponibili sul mercato. Si è pertanto fatto ricorso ad un indice statistico, il Home Made Home Index, in grado di mettere a confronto dati eterogenei che descrivono la situazione di numerose nazioni per quanto attiene alle tematiche poste in evidenza finora. L’indice ha l’obiettivo di selezionare la nazione che, più delle altre, nei prossimi quarant’anni, assisterà ad una crescente domanda abitativa, evincendola dai seguenti fattori: crescita economica e demografica, promettente sviluppo urbano- in termini di tasso di urbanizzazione e presenza attuale di precarie condizioni abitative- scarso stock abitativo attuale e diffusa diseguaglianza sociale. La nazione che da questa indagine risulta più vicina a tale identikit è l’India. Rappresentazione grafica dell’Home Made Home Index Dharavi Analizzando nel dettaglio la situazione dell’India appare con evidenza che il caso più problematico, e quindi più interessante per la ricerca, è senza dubbio Dharavi, la più grande baraccopoli di Mumbai e fra le più grandi del Sud-Est asiatico. Localizzazione dello slum di Dahravi all’interno di Mumbai Home Made Home Il sistema costruttivo In questo contesto si è cercato di proporre una soluzione tecnologica capace di rispondere a tutti i requisiti richiesti, sia in riferimento all’analisi delle tematiche globali, sia alle esigenze contingenti di Dharavi. Sono state individuate le seguenti strategie di approccio: Basso costo – Perché il progetto sia fattibile una delle caratteristiche imprescindibili è senz’altro un costo molto contenuto. Questo porterebbe benefici anche, in maniera indiretta, sotto il profilo della riduzione della popolazione, permettendo alle famiglie di investire di più in sanità ed educazione, e pertanto in seconda battuta, secondo lo studio dei parametri più avanzati, nel controllo delle nascite. Autocostruzione – Dharavi si è sviluppata interamente in autocostruzione, il che permette flessibilità e risparmio. Modularità – Una delle migliori caratteristiche di Dharavi è la diversità. Per preservarla è necessario un sistema che sia il più flessibile possibile, e che permetta costruzioni quanto più vicine alle attuali, seppur con standard qualitativi più alti. Prefabbricazione – Nella riqualificazione di Dharavi il “fattore tempo” è cruciale: la prefabbricazione è pertanto sicuramente uno strumento per permettere tempi molto brevi sia in fase di produzione del materiale necessario, sia in fase di costruzione. La prefabbricazione offrirebbe inoltre uno strumento con cui finanziare l’intera operazione, prevedendo una catena di produzione diffusa, completamente insediata dentro Dharavi. Bioedilizia – Tutti i materiali dovranno essere pensati nel pieno rispetto dell’ambiente, sia dal punto di vista globale, riducendo il più possibile le emissioni di co2 e l’uso di risorse non rinnovabili, sia dal punto di vista locale, con una produzione di basso impatto ambientale e con un ciclo di vita controllato. Individuate queste premesse strategiche di approccio, si è proceduto all’ideazione di un sistema costruttivo caratterizzato da: Pannelli OSB – L’utilizzo di pannelli di OSB di dimensioni ridotte, circa 40x50x2 cm: il basso costo ed il basso impatto ambientale fanno di questo materiale il migliore nelle condizioni di progetto. Semplicità – Tutti i componenti si collegano usando semplici incastri di falegnameria; non è richiesta né ferramenta, né alcuna conoscenza tecnica o particolare esperienza pratica. Bassa tecnologia – Il progetto dei componenti contempla solo l’utilizzo di tecnologie molto semplici per la loro produzione; il taglio verrebbe effettuato utilizzando macchine a controllo numerico a basso costo. Griglia 40×40 cm – La griglia minima di costruzione è molto piccola (40×40 cm e in alcuni casi 80×80.): questo rende semplice sia la costruzione che la progettazione, facilmente adattabile a qualsiasi pianta. Numero limitato di componenti – I componenti principali, con cui è possibile costruire interamente il nucleo abitativo di base, sono solo 11: questo rende veloce la produzione e semplice l’utilizzo. Produzione del legno mediante piantumazione – Quando non provenienti dal sistema di riciclo dei rifiuti, i componenti sono prodotti con legno proveniente da piantumazioni intensive apposite, favorendo la riduzione della CO2 e rendendo il sistema autonomo. Aggregabilità – Tutti i moduli abitativi sono aggregabili, in quanto permettono l’annessione di ulteriori moduli, condividendo il muro di confine: si riesce così ad ottenere un’ottimizzazione degli spazi, così importanti per un’area densa come Dharavi. Catena di produzione – Tutta la filiera produttiva è compatibile con Dharavi: i componenti possono essere prodotti in loco e il loro smaltimento a fine vita può essere gestito all’interno di un sistema integrato apposito. Economia di scal – Producendo un numero molto alto di componenti simili si riesce ad ottimizzare la produzione in vista del risparmio risultante dall’economia di scala. Componenti e montaggio Componenti necessari e istruzioni per la costruzione dei muri Componenti necessari e istruzioni per la costruzione dei solai Dettagli della copertura e delle fondazioni L’approccio urbano Grazie all’utilizzo del sistema costruttivo sopra descritto è possibile offrire uno strumento importante per un nuovo progetto di riqualificazione urbana, più rispettoso delle esigenze della popolazione ed in grado di adattarsi facilmente alla complessità delle questioni poste in essere. Sfruttando le analisi già avanzate dai precedenti piani di sviluppo (Dharavi Riqualification Project) è possibile individuare all’interno del quartiere una serie di micro-zone coese nell’approccio alla riqualificazione. Si andrebbe così ad operare con tempestività inaree in cui il consenso è pieno o almeno allargato, lasciando aperta la possibilità di riqualificazione per quelle in cui ci sono contrasti interni. Potenzialmente potrebbero essere lasciate allo stato attuale le micro-zone non aderenti al progetto. Naturalmente nelle zone aperte allo sviluppo, la progettazione risulterebbe più razionale, potendosi intervenire contemporaneamente su tutta l’area. Rappresentazione grafica delle possibili personalizzazioni applicabili al modello Home Made Home attraverso l’utilizzo di materiali di recupero Tesi di laurea in Architettura dal titolo “Home Made Home”[1] Relatori: Prof. Pietromaria Davoli (Unife,IT); Paulo Mendonça (Universidade do Minho, PT) Correlatrice: Prof. Laura Gabrielli. Università degli Studi di Ferrara, Dipartimento di Architettura, Anno Accademico 2012/2013 Sessione Luglio 2013. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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