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Obiettivo di questo articolo è di fornire un supporto tecnico sul tema della sostenibilità applicata all’edilizia, da una parte alle aziende produttrici di materiali e sistemi per l’isolamento termico e acustico in edilizia e dall’altra ai professionisti che operano nel settore e applicano i principi dell’edilizia sostenibile. Il tema della sostenibilità applicata agli edifici si può valutare da due punti di vista strettamente connessi tra loro. Da una parte infatti è possibile valutare l’impatto che la costruzione e gestione dell’edificio avrà sull’ambiente nella sua interezza, dall’altra è possibile scendere nel dettaglio delle tecnologie che costituiscono l’edificio analizzando l’impatto ambientale delle sue componenti e quindi di ogni suo materiale. I protocolli di valutazione della sostenibilità attualmente disponibili consentono di definire il livello di sostenibilità di un edificio nella sua interezza, risultando un po’ più carenti nella valutazione degli impatti ambientali che i singoli materiali usati in quell’edificio hanno. E questo perché la valutazione di sostenibilità di un prodotto è complessa, non avviene in maniera scontata per la presenza di una o più caratteristiche “eco”, ma va sempre rapportata a tutti i fattori che interagiscono tra prodotto e ambiente durante il suo ciclo di vita. La questione si complica ulteriormente se si pensa che la valutazione della sostenibilità di un prodotto si riferisce al suo intero ciclo di vita, dalla materia prima alla dismissione del prodotto finito, ovvero “dalla culla alla tomba”, ove si riscontrano impatti ambientali differenti a seconda della fase considerata. Quando un materiale può definirsi sostenibile? Un materiale “naturale” è automaticamente sostenibile? La prima grande difficoltà nel rispondere a queste domande è definire cosa si intende per “sostenibile” e quindi stabilire un criterio o una soglia di valori che consenta di valutare univocamente l’impatto che quel prodotto ha sull’ambiente. I fattori che intervengono nella produzione di diverse tipologie di materiali pur appartenenti ad una stessa categoria, sono molteplici e di diversa natura, spesso comparabili a volte addirittura contrastanti, ecco perché risulta semplicistica e scorretta la diretta equazione naturale = sostenibile. ANIT per fare chiarezza ha redatto la Guida alla Sostenibilità che nasce dagli incontri e dal confronto su questi argomenti svolto da ANIT e da quelle aziende associate che hanno aderito al gruppo di lavoro ANIT sulla sostenibilità in edilizia e che hanno reso possibile l’operazione di corretta divulgazione. Di seguito troverete alcune parti della Guida per fare chiarezza ed orientarsi tra i diversi protocolli di sostenibilità affermatisi in Italia e comprenderne i contenuti, il funzionamento e la rispondenza ai requisiti richiesti. Il concetto di sostenibilità applicata all’edilizia Per focalizzare obiettivi e principi delle norme sulla edilizia sostenibile è importante partire dalla definizione stessa di sostenibilità. Per sostenibilità si intende “la capacità dell’umanità di rispondere alle esigenze del presente senza pregiudicare la capacità delle future generazioni di rispondere alle loro necessità”. Applicare questo principio all’edilizia vuol dire agire in uno dei settori maggiormente impattivi sull’ambiente con la consapevolezza che occorre un cambiamento nello stile di vita di ciascuno di noi fatto di opportunità e non di rinunce. Lo sviluppo sostenibile degli edifici tiene conto non solo degli edifici, ma anche delle infrastrutture individuali e collettive, come pure dei singoli prodotti, componenti funzionali, servizi e processi in relazione al loro ciclo di vita. Anziché ricorrere a definizioni/assiomi come “edilizia sostenibile” o “edificio sostenibile” è più appropriato discutere della misura in cui l’ambiente costruito e gli elementi supportano e contribuire allo sviluppo sostenibile. Lo sviluppo sostenibile applicato all’edilizia comporta che la prestazione e la funzionalità richiesta all’edificio sia ottenuta con il minimo impatto ambientale negativo, incoraggiando nel contempo il miglioramento economico, sociale e culturale, a livello locale, regionale e globale. Le tre dimensioni della sostenibilità I tre principali ambiti in cui la sostenibilità è comunemente suddivisa (si veda la ISO 15392) sono quello ambientale, economico e sociale; quest’ultimo si intende strettamente connesso con la qualità prestazionale dell’edificio e delle sue parti. Dimensione Economica: capacità di generare reddito e lavoro. La sostenibilità economica viene valutata attraverso parametri che permettono di governare al meglio i vari aspetti di riduzione dei costi che vanno a sommarsi per creare il costo complessivo durante l’intero ciclo di vita dell’edificio. Dimensione Ambientale: capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali. La sostenibilità ambientale viene valutata attraverso parametri che permettono di governare al meglio i vari aspetti di riduzione dei consumi e degli impatti ambientali. Dimensione Sociale: capacità di garantire condizioni di benessere e qualità della vita, equamente distribuite per classi e genere. La sostenibilità sociale e la qualità prestazionale vengono ulteriormente suddivise in requisiti più specifici che permettono di governare al meglio i parametri che caratterizzano il comfort e il benessere dell’utente. Ad oggi, la dimensione ambientale è quella più studiata e sviluppata, per cui esistono sistemi e strumenti per valutarla; più complesse sono invece le modalità di valutazione della dimensione economica e soprattutto di quella sociale. Perché investire nell’edilizia sostenibile? Occorre investire nell’edilizia sostenibile per: – ridurre l’impatto ambientale causato dal settore edilizio riguardo in particolare ai consumi energetici, di acqua potabile, produzione di rifiuti anche con riferimento al ciclo di vita dei materiali e degli edifici; – fornire una certificazione ambientale che renda visibile la prestazione ambientale e quindi la qualità dell’edificio differenziandolo sul mercato immobiliare; – stimolare la domanda di edifici sostenibili; – incrementare la consapevolezza di proprietari, affittuari, progettisti e operatori immobiliari dei benefici di un edificio con elevate prestazioni ambientali. Investire nella sostenibilità in edilizia, infatti conviene: – ai cittadini come strumento per un innalzamento della qualità della vita, un risparmio effettivo delle risorse ambientali ed economiche e una riduzione dell’inquinamento; – ai progettisti come strumento per fornire e valutare la qualità del progetto; – alle imprese di costruzione che, stimolate da una politica incentivante possono restituire qualità e trasparenza al mercato immobiliare; – agli enti pubblici come presupposto base di ogni azione di pianificazione nelle trasformazioni territoriali ed edilizie. La certificazione di sostenibilità ambientale dell’edificio La certificazione di sostenibilità ambientale è lo strumento che consente di dichiarare le prestazioni e gli impatti ambientali di un edificio sul territorio, includendo i consumi di energia che quell’edificio ha, non va confusa pertanto con la certificazione energetica. Differenza tra certificazione ambientale e certificazione energetica L’attestato di certificazione energetica degli edifici, con l’attribuzione di specifiche classi prestazionali, attesta il consumo di energia espresso in KWh/mq anno di un edificio. La sua redazione è obbligatoria. E’ lo strumento di orientamento del mercato verso gli edifici a migliore rendimento energetico, permette ai cittadini di valutare la prestazione energetica dell’edificio di interesse e di confrontarla con i valori tecnicamente raggiungibili, in un bilancio costi/benefici. La classe energetica globale dell’edificio riportata nell’attestato è l’etichetta di efficienza energetica attribuita all’edificio sulla base di un intervallo convenzionale di riferimento all’interno del quale si colloca la sua prestazione energetica complessiva. La classe energetica è contrassegnata da una lettera. La Certificazione Ambientale è il processo che permette di valutare un edificio non solo considerando i consumi e l’efficienza energetica, ma anche prendendo in considerazione l’impatto della costruzione sull’ambiente e sulla salute dell’uomo. La certificazione ambientale è sempre volontaria, in alcune regioni è obbligatoria per accedere ad incentivi e bonus volumetrici ed economici al fine di promuovere la sostenibilità in edilizia. La certificazione energetica è obbligatoria per tutti i nuovi edifici pubblici e privati, negli atti di compravendita o locazione anche di singole unità immobiliari. Ad oggi solo la Regione Friuli Venezia Giulia ha reso obbligatoria la certificazione ambientale negli stessi casi in cui occorre redigere l’attestato di certificazione energetica. Principali sistemi e metodologie di valutazione della sostenibilità In un mercato internazionale sempre più orientato al “green”, ci si è posti il problema di dare oggettività ai concetti di sostenibilità richiesti, pertanto attualmente è possibile osservare come nel mondo esistano numerosi sistemi di valutazione e di certificazione della sostenibilità. Esistono due approcci valutativi della sostenibilità di un edificio: 1. Metodo qualitativo o a punteggio Metodo basato su requisiti definiti a cui corrispondono specifici pesi e punteggi la cui somma globale indica il livello di sostenibilità energetica e ambientale dell’edificio. 2. Metodo quantitativo Metodo di maggior dettaglio che fa riferimento all’analisi LCA valutando e quantificando l’energia inglobata dal fabbricato durante l’intero arco di vita. Si tratta quindi di un bilancio ambientale rigoroso dell’intero processo edilizio compresa la gestione e la fine vita dell’edificio. Protocolli volontari diffusi nel mondo come l’ americano LEED, l’inglese BREEAM o il giapponese CASBEE rientrano tutti nel sistema valutativo a punteggio. Elementi di criticità della certificazione ambientale Negli anni si sono affermati diversi protocolli di certificazione ambientale: un confronto tra i diversi schemi non è semplice. Difficoltà e complessità nell’applicare i criteri di valutazione (interpretazione, raccolta informazioni, ecc.). Difficoltà nel rendere oggettiva la procedura di valutazione. Necessità di sommare criteri oggettivamente diversi per una valutazione sintetica globale (coerenza del punteggio). Mancanza di banche dati condivise (ciclo di vita dei prodotti, contenuti energetici dei materiali, ecc.). Necessità di competenze interdisciplinari. In Italia è difficile parlare di ciclo di vita di un edificio in quanto è considerato per definizione un bene durevole. Costi elevati. In Italia, il quadro dei protocolli di valutazione della costruzione sostenibile è piuttosto frammentato e vede affermarsi a livello pubblico/regionale il protocollo ITACA mentre sul mercato privato di respiro internazionale il protocollo LEED. Ciascuno di questi protocolli ha specificità, contenuti e modalità di applicazione propri con affinità e punti in comune che val la pena analizzare. Entrambi i protocolli sono basati su un sistema a punteggio con un elenco di requisiti a cui è assegnato un giudizio di valutazione, il punteggio globale definisce la sostenibilità ambientale dell’edificio. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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