Arriva la Carta delle aree per il deposito di rifiuti nucleari, 67 siti possibili in 7 Regioni 08/01/2021
Abbiamo incontrato Alessandro Ponti, presidente di Rebuilding Network, la rete di 6 aziende – Habitech, Harley&Dikkinson Finance, iGuzzini, Riello, Saint-Gobain, Schneider Electric – nata nel 2012 per l’edilizia sostenibile e la riqualificazione efficiente degli edifici. Ci ha raccontato come è nata la rete e gli obiettivi futuri del network volto a creare una nuova cultura, per imprese e clienti, della riqualificazione sostenibile del patrimonio edilizio esistente, con un occhio alla tecnologia e uno al finanziamento di immobili sostenibili, creando anche occupazione. Come è nato il network REbuilding? Con quali obiettivi? È nato sul campo, dalle richieste di un mercato sempre più bisognoso di un interlocutore unico oltre che autorevole e che sappia unire alla tecnologia più all’avanguardia aspetti abilitanti come la certificazione di sostenibilità e la finanza. Gli obiettivi sono diversi e a più livelli: passare dal concetto di efficientamento energetico di un immobile alla sua valorizzazione, fino al produrre nuovi posti di lavoro grazie alla diffusione di una cultura della riqualificazione edile. Ci spieghi meglio cos’è la “tecnologia integrata” che proponete Lo spiego con un esempio concreto: pensiamo ad un edificio degli anni ’60 con un impianto di riscaldamento centralizzato con caldaia di vecchia generazione alimentata a gas. È evidente che il cambio con un sistema a condensazione porterebbe un miglioramento considerevole all’utilizzo dell’energia di quell’edificio, ma se non siamo a conoscenza o non ci occupiamo anche dello stato dell’involucro e della sua trasmittanza piuttosto che della vetustà dei serramenti e di quanto spreco di calore è ad essi associato, sicuramente non otterremo mai l’ottimizzazione dei consumi perché anche quella caldaia di ottima generazione pagherebbe l’essere stata installata in un contesto non integrato. A questo si aggiunge il fatto che la stessa caldaia potrebbe essere controllata se collegata ad un sistema integrato di monitoraggio interno. Con questo esempio pratico le ho dato un’idea di come dovrebbe muoversi un progetto integrato e cioè valutando tutte le variabili che vanno a comporre il consumo energetico di un edificio, assieme al comfort e al valore dell’immobile, con la certezza di avere a disposizione una gamma di tecnologie integrabili e di esperti pronti al Dialogo. La riqualificazione in chiave sostenibile del costruito, quali ambiti include? Il termine sostenibile oggi è molto inflazionato ma è anche vero che è l’unico che racchiude in sé una molteplicità di aspetti. Non dobbiamo pensare ad un edificio sostenibile solo dal punto di vista energetico magari cercando di avvicinarci al concetto di edificio passivo o a consumi vicini allo zero. Per sostenibilità si intende anche migliore vivibilità dell’inquilino, giusto rapporto spese – guadagno tra inquilino e proprietario, significa omogeneità e rispetto del contesto urbanistico, significa dare al committente e ai suoi clienti il giusto comfort al prezzo appropriato. Noi tocchiamo e valutiamo tutti questi ambiti. Su quali aspetti degli edifici intervenite principalmente? A livello di intervento, per poter rispondere alle richieste di cui sopra non possiamo che toccare l’edificio tout court, quindi dall’involucro con Saint Gobain, all’impianto con Riello, all’illuminazione con iGuzzini, il tutto coadiuvato da un sistema di integrazione e controllo di Schneider Electric. Siete aperti alla partecipazione di altri Soci? La recente adesione di iGuzzini dimostra che la nostra rete è aperta a nuove eccellenze ovviamente in ambiti complementari a quelli già coperti dalle aziende che attualmente costituiscono il gruppo e previa valutazione della Governance dello stesso. Proponete soluzioni e materiali, ma offrite anche supporto in altri ambiti che riguardano prestazioni di efficienza energetica e sostenibilità. Se si quali? Proponete per esempio anche un supporto finanziario alle aziende? La certificazione LEED di sostenibilità è assolutamente garantita dal nostro partner Habitech, la prima azienda ad aver portato il LEED in Italia. Per quanto riguarda il supporto finanziario, è sicuramente uno degli aspetti abilitanti e distintivi del progetto. Poter offrire a chi investe la possibilità di avere non solo un rientro certo dell’operazione ma addirittura di trarre guadagno dal risparmio garantendo altresì un working capital legato alla rateizzazione dell’importo è un valore aggiunto non da poco, soprattutto di questi tempi. Inoltre, proprio a supporto della clientela aziendale, il paradigma seguito da H&D con gli Istituti di Credito per lo studio delle soluzioni finanziarie si basa su un cambio del modello di business, ovvero sul finanziare non più l’appaltatore bensì i suoi clienti. Fate anche formazione, se sì in che modo? Riteniamo che una delle cose fondamentali di cui necessita oggi il Paese su diversi livelli sia un serio processo di acculturazione per una reale diffusione dell’ormai imprescindibile e improcrastinabile riqualificazione del nostro patrimonio immobiliare. Va da sé che da parte nostra c’è una forte volontà di iniziare questo processo soprattutto a partire da chi questa “rivoluzione di pensiero”, la deve proporre, il progettista. Che tipo di strumenti offrite al progettista? Abbiamo intenzione di fornire ai progettisti strumenti innovativi legati all’analisi integrata per l’efficientamento. In particolare stiamo sviluppando una serie di tool che si basano su Benchmark internazionali che permettano agli utenti di poter confrontare le performance energetiche e di consumo con casi simili a livello regionale, nazionale ed europeo per permettere di avere un approccio alla riqualificazione che parta dalla reale identificazione delle problematiche e analizzare con precisione gli interventi da proporre. In Italia il mercato nazionale tradizionale delle costruzioni è fermo, gli investimenti in nuove abitazioni continuano a diminuire, sono sempre più necessarie e prioritarie politiche nazionali sulla riqualificazione. Come vede il futuro dell’edilizia nel nostro paese? Siamo in un delicato momento di passaggio. Mai come ora il patrimonio edile si è trovato nell’occhio del ciclone. Il nuovo è assolutamente fermo, direttive europee e nazionali ci dicono che occorre puntare sulla riqualificazione. Si tratta di un patrimonio di 13,5 milioni di edifici, 12 dei quali ad uso residenziale per un valore di oltre 6.000 miliardi di euro, 4,2 volte il Pil. È necessaio agire coralmente, da più fronti e assieme. Non ci può che essere una risposta sistemica di tutta la filiera. O vinciamo tutti o perdiamo tutti. Ricordiamo che l’Italia detiene un importante patrimonio di edifici esistenti, la maggior parte dei quali, circa l’85%, richiede però interventi di riqualificazione. Il nostro infatti è il secondo parco immobiliare più vecchio d’Europa, dopo la Germania. L’efficientamento energetico negli edifici costituisce una importante opportunità per la crescita sostenibile, anche considerando le direttive europee. Cosa si può fare per riqualificare un immobile in modo efficiente? Partire da un progetto integrato. Il progetto impostato sulla base di un approccio integrato prevede il coinvolgimento fin da subito di tutte le competenze presenti nel processo che porta un primo importante “effetto leva” in termini di riduzione dei costi costruttivi, di esercizio e manutenzione e un aumento del valore dell’immobile. Tale approccio inoltre consente un sistema di comparazione e ottimizzazione multi-variabile che porta alla possibilità per la committenza di poter scegliere tra una gamma diversa di soluzioni a seconda degli obiettivi desiderati e della loro finanziabilità. A livello politico quali strategie dovrebbe seguire il Governo per sostenere la riqualificazione sostenibile? È sicuramente fondamentale che l’incentivo alla riqualificazione parta innanzitutto dal Governo. Per questo riteniamo che due siano le risposte dovute: dal lato privati, una stabilità di accesso agli sgravi fiscali rendendo permanenti il 65% e il 50% sugli interventi di riqualificazione e ristrutturazione e, dal lato pubblico, una semplificazione e un maggior stimolo ai meccanismi di accesso all’appalto pubblico. State lavorando su progetti particolari? Assolutamente sì. Diverse sono le SGR (Società Gestione Risparmio) che ci stanno chiedendo un’analisi del loro patrimonio immobiliare per avere risposte sulla rivalorizzazione degli asset e la conseguente loro maggior appetibilità per gli affittuari. Il 26 e 27 novembre sarete presenti a Rebuild, cosa proporrete? REbuild è per noi e per l’intero mercato di riferimento un appuntamento importantissimo. Noi ci saremo e per la prima volta ci metteremo letteralmente la “faccia” tutti e sei assieme in un tavolo di lavoro dove daremo il nostro contributo, assieme ad Assoimmobiliare, al ripensamento della filiera del Real Estate. 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