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L'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano ha presentato la 2° edizione del Biomass Energy Report, la pubblicazione annuale dell'Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano. Il settore delle biomasse in tutte le sue sfaccettature, che vanno dalla valorizzazione energetica dei rifiuti all'impiego degli scarti animali per la produzione di biogas, dalla produzione di energia da biomasse agroforestali e olio vegetale alla produzione di carburanti "alternativi" di origine vegetale, ha vissuto un 2010 particolarmente travagliato con alcuni comparti praticamente "fermi" se non in arretramento rispetto all'anno precedente ed altri in fortissima espansione, ed un inizio di 2011 ancora più turbolento, con l'entrata in vigore lo scorso 3 marzo del cosiddetto Decreto Rinnovabili che ne ha toccato in più parti dei "nervi scoperti". Un anno però che proprio per questo è risultato ricco di spunti e di approfondimenti che sono stati sviluppati in questo seconda edizione del Biomass Energy Report.Le biomasse agroforestali hanno contribuito nel corso dell'ultimo anno alla produzione di energia primaria in Italia per 5,6 Mtep (equivalenti a 65,1 TWh di produzione termica o 25,4 TWh di produzione elettrica), che corrispondono a circa il 2,9% del fabbisogno totale del nostro Paese, in crescita del 7% rispetto all'anno 2009. 8.140 MWt e 550 MWe sono invece la potenza complessiva installata in Italia in impianti di questo tipo. Nel complesso queste hanno generato un volume d'affari che nel 2010 ha raggiunto e superato i 2,1 mld €, con una crescita di oltre il 15% rispetto al valore fatto registrare nel 2009. La produzione di energia elettrica da biomassa agroforestale è stata incentivata nel corso del 2010 attraverso due meccanismi: per gli impianti di piccola taglia (inferiore ad 1 MWe, che però rappresentano meno del 30% del totale della potenza installata in Italia), attraverso la cosiddetta tariffa omnicomprensiva, per quelli di taglia maggiore o uguale ad 1 MWe (oltre il 70% del totale), invece, attraverso il meccanismo dei Certificati Verdi. All'inizio del 2011 in Italia esistevano più di 500 impianti a biogas con una potenza complessiva superiore ai 550 MWe ed una produzione annua complessiva di 2.891 TWh, che ci pone al terzo posto in Europa dopo la Germania (12 TWh) ed il Regno Unito (con oltre 7 TWh, che però costituiscono il 31% del totale di produzione di elettricità da fonti rinnovabili). La potenza installata in Italia nel corso del 2010 è cresciuta del 20% rispetto all'anno precedente, mentre del 13% si è incrementato il numero degli impianti, a testimonianza del continuo interesse per questa forma di sfruttamento delle biomasse. Il volume d'affari è stimabile in oltre 900 mln €, anche qui con un +60% rispetto a quanto fatto registrare nel 2009. La crescita è pressoché interamente da attribuire al biogas agricolo e zootecnico, con la potenza installata in impianti da discarica che è rimasta costante (segno evidente della saturazione ormai raggiunta in questo segmento di mercato). Ottimistiche appaiono essere anche le aspettative di crescita per il futuro, con le opinioni degli operatori piuttosto concordi nel definire che il mercato del biogas agricolo continuerà a crescere con tassi consistenti fino alla fine del 2012, quando si potrebbe arrivare ad avere una potenza complessiva installata di quasi 800 MW. Nel corso dell'ultimo anno si è decisamente rafforzato il peso delle imprese agricole e zootecniche, che hanno contato per l'80% dell'installato, come promotrici della costruzione di impianti a biogas.Il settore dei rifiuti ha poi subito uno "scossone in Italia ancora una volta a causa della normativa. Due sono le ragioni: le scadenze sempre più "pressanti" relative al passaggio dalla vecchia forma di incentivazione CIP6 alla "nuova" dei Certificati Verdi; il Decreto Rinnovabili che, non soltanto ha generato forte incertezza relativamente a questi ultimi, ma ha anche introdotto importanti novità "di indirizzo" per il settoreUn settore di cui si parla poco ma che ha un grande "peso" è quello della produzione di energia elettrica da oli vegetali. Il mercato è arrivato a fine 2010 a oltre 620 MWe complessivamente installati (+ 60% rispetto al 2009), livello superiore sia a quello raggiunto nel segmento delle biomasse agroforestali sia nel biogas. Si tratta sicuramente di un comparto che dà e potrebbe dare un significativo contributo al raggiungimento degli obiettivi per le bioenergie previsti dal Piano di Azione Nazionale del 2010. Nel corso dei primi mesi del 2011 la crescita delle installazioni è proseguita in modo consistente, con grandissima parte degli impianti in progetto che stanno concretamente vedendo la luce (100 MWe era la nuova potenza installata all'inizio di giugno). I biocarburanti, infine, sono caratterizzati da un contesto di mercato e di filiera italiano purtroppo piuttosto debole. Se si guarda al biodiesel, che ha una quota del 95% sul totale dei biocarburanti italiani, la capacità produttiva italiana (che è la terza in Europa) è rimasta costante rispetto all'anno precedente e di poco superiore ai 2 milioni di tonnellate. Anche la produzione si è "fermata" poco sopra le 700.000 tonnellate, con un livello medio di saturazione degli impianti attorno al 28%, significativamente inferiore alla pur non brillante media europea (41,4%). La crescita dell'immissione in consumo (quasi raddoppiata, passando dalle 740.000 tonnellate del 2008 alle oltre 1,32 milioni di tonnellate nel 2010) è stata "compensata" da un incremento esponenziale dell'import (e quindi delle attività dei trader di biodiesel). Nel 2008 l'import ha pesato per il 29% del totale immesso in rete, nel 2009 per il 36% e nel 2010 ha raggiunto il 51%, con previsioni di ulteriore crescita per il 2011 sino a toccare, secondo gli operatori, quota 70%. La situazione non migliora, anzi il quadro è ancora più desolante, se si prende in esame il bioetanolo, dove la produzione è addirittura "crollata" nel 2010 rispetto al 2009, passando da 100.000 tonnellate a poco meno di 50.000, riportandosi ai livelli di due anni fa.Le imprese sono sostanzialmente "ferme" (e quindi accumulano ritardo rispetto ai competitor europei) e per certi versi incapaci di cogliere il potenziale che anche il bioetanolo può esprimere. Questo ovviamente se si escludono i progetti sulla "seconda generazione", che ad oggi paiono essere le uniche possibilità concrete per il rilancio dell'industria italiana dei biocarburanti. Scarica un estratto del Rapporto Per ulteriori informazionihttps://www.energystrategy.it Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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