I consumi dell’Europa tra i maggiori responsabili della deforestazione globale

La deforestazione è legata a doppio filo ai consumi dei paesi occidentali che importano massicce quantità di legname, carni, soia, olio di palma, caffè, cacao e cuoio. L’Unione Europea tra i principali responsabili di “deforestazione incorporata“. Non fa eccezione l’Italia, seconda solo alla Germania.

A cura di:

I consumi dell’Europa responsabili del 10% della deforestazione globale

Indice degli argomenti:

Il nuovo Rapporto del WWF “Stepping up – The continuing impact of EU consumption on nature worldwide“, basato sui dati dello Stockholm Environment Institute (SEI), traccia un quadro allarmante di quanto i consumi dei paesi occidentali siano responsabili della deforestazione e della distruzione di importanti ecosistemi nei paesi extra UE.

Tra il 2005 e il 2017 l’Unione Europea è stata infatti il secondo maggiore importatore, dopo la Cina, di materie prime provenienti dalle foreste – legname, carni, soia, olio di palma, caffè, cacao, cuoio – e tra i principali responsabili della “deforestazione incorporata” e delle conseguenti emissioni. Siamo stati responsabili della deforestazione di 203.000 ettari di terreni naturali, con l’emissione di 116 milioni di tonnellate di CO₂, causando il 16% della deforestazione associata al commercio internazionale.

Deforestazione in Brasile
Vista aerea di una strada che divide una monocoltura di soia dalla foresta, nella regione di Ribeiro Gonçalves, Piauí, Brasile. ©Adriano Gambarini- WWF-Brazil

I dati sono impressionanti e ci si domanda se cambiare le nostre abitudini di consumo potrebbe aiutare a salvaguardare le foreste. In un precedente Rapporto sempre del WWF Quanta foresta avete mangiato, usato o indossato oggi?” emerge che negli ultimi 30 anni sono stati deforestati 420 milioni di ettari di terreni, principalmente nelle zone tropicali, un’area grande quanto la superficie dell’intera Unione Europea. Ogni anno si perdono circa 10 milioni di ettari di foresta che vengono convertiti in terreni agricoli.

Tutto questo ha gravi impatti sull’ambiente e la biodiversità, considerando che le foreste sono abitate da circa l’80% delle specie animali e vegetali del Pianeta e la deforestazione provoca un aumento degli effetti del cambiamento climatico per il rilascio in atmosfera di  elevatissime quantità di carbonio e per la perdita della regolazione del sistema climatico nel suo complesso.

Dai dati del 2017 emerge che l’Italia è tra i maggiori responsabili di questa situazione tra i paesi del Vecchio Continente: siamo secondi solo alla Germania tra gli 8 Stati responsabili dell’80% della deforestazione inclusa nei prodotti importati, lavorati e consumati nell’UE.

Consumo di caffè e deforestazione

L’Europa, con il 33% del consumo globale di caffè, è il maggior mercato al mondo di questa bevanda e sicuramente l’Italia, con una media 6 kg di caffè a testa, è tra i maggiori consumatori. Ogni giorno nel mondo si bevono 2,5 miliardi di tazze di caffè e le previsioni dicono che entro il 2050 la sua produzione dovrà triplicare, ma questo avrà impatti devastanti sulle foreste, considerando che  il 60% dell’area in cui si può coltivare caffè ne è coperta. Questo provocherà impatti anche per la sopravvivenza di specie animali già a rischio di estinzione, il cui habitat sarà distrutto.

Inoltre il surriscaldamento sta rendendo inadatte alla coltivazione del caffè il 50% delle aree attualmente utilizzate, i produttori si dovranno spostare verso maggiori altitudini, minacciando foreste ancora inattaccate.

Anche la produzione di soia, utilizzata in particolare per i mangimi animali, è tra i maggiori responsabili della deforestazione illegale, soprattutto in Brasile. L’Europa importa il 95% della soia che utilizza, circa 61 kg l’anno a persona e l’Italia è il  3° maggiore importatore in UE di farina di soia, il che significa una deforestazione media circa 16.000 ettari l’anno.

Infine ricordiamoci che il pellame di scarpe, borse e abbigliamento è un sottoprodotto dell’industria della carne bovina e come tale a rischio di deforestazione. Anche in questo caso i paesi dell’Europa importano una percentuale molto alta di pelle bovina, soprattutto dal Brasile, in gran parte ricavate da zone deforestate illegalmente.

Le alternative ci sono, spiega il WWF, basterebbe per esempio scegliere aziende agricole certificate e che investono in filiere trasparenti.

La proposta legislativa della Commissione Europea

Lo scorso anno la Commissione Europea ha lanciato una consultazione pubblica chiedendo ai cittadini di esprimere la propria opinione su una nuova legge dell’UE sui prodotti legati alla deforestazione, oltre 1,2 milioni di persone hanno partecipato alla campagna #Together4Forests.

Nella proposta di Legge che verrà presentata al Parlamento Europeo e agli Stati membri, capace di disaccoppiare dalla deforestazione le importazioni dell’UE e ridurre la nostra impronta ecologica, il WWF sottolinea l’importanza di considerare oltre alle foreste, anche le praterie, le savane e le zone umide tropicali, che vengono distrutte e convertite in campi e pascoli per rispondere alla crescente domanda di determinati prodotti in Europa, in particolare di soia e manzo.

Un campo si soia in Brasile.
Un campo di soia in Brasile. La savana brasiliana, o Cerrado, ospita migliaia di specie che non si trovano da nessun’altra parte del mondo. Ma sta scomparendo più velocemente di qualsiasi altra foresta, per far posto a gigantesche fattorie industriali. Ogni anno, un milione di ettari viene convertito in terreno agricolo, la maggior parte per coltivare soia.© Peter Caton-WWF-UK

Il WWF chiede che nella Legge siano rispettati alcuni principi fondamentali, quali i diritti dei lavoratori nei paesi di origine, che i prodotti e le materie prime importate siano sostenibili e certificati, che siano introdotti requisiti obbligatori per le imprese e il settore finanziario, garantendo la tracciabilità delle materie prime e la trasparenza della catena di approvvigionamento e che siano previste sanzioni severe per i paesi che non rispettino la Legge.

Gran parte della deforestazione, soprattutto in Brasile, è guidata dalla speculazione fondiaria, con terreni vergini che vengono acquistati a basso costo da piccoli proprietari terrieri e poi disboscati e utilizzati temporaneamente per il pascolo, con lo scopo finale di rivenderli per la produzione di soia. Il valore della terra può aumentare fino al 600% semplicemente disboscandola.

Anke Schulmeister-Oldenhove, Senior Forest Policy Officer dello European Policy Office-EPO del WWF e tra gli autori del report sottolinea che “deforestazione e trasformazione di ecosistemi naturali sta alimentando la crisi del clima e della biodiversità, mettendo a repentaglio la nostra stessa salute. L’UE è parte del problema ma, con la giusta legislazione, potrebbe diventare parte della soluzione. Questa legge dovrà impedire a qualsiasi prodotto, realizzato in modo legale o illegale, collegabile comunque alla trasformazione degli ecosistemi, di entrare nei mercati dell’Unione Europea, fornendo alle aziende regole chiare e attuabili”.

Consiglia questa notizia ai tuoi amici

Commenta questa notizia



Tema Tecnico

Sostenibilità e Ambiente

Le ultime notizie sull’argomento



Secured By miniOrange