L'Istat ha presentato ieri il Rapporto Annuale sulla situazione del Paese che, tra gli altri aspetti, analizza l'impiego di fonti rinnovabili e la sostenibilità ambientale, partendo dagli "obiettivi 20/20/20" fissati da Consiglio e Parlamento europeo che impongono di ridurre, entro il 2020, le emissioni di gas a effetto serra del 20% rispetto al livello del 2005, di diminuire del 20% i consumi energetici e di aumentare al 20 per cento il contributo delle fonti rinnovabili sul totale dei consumi di energia.Dal Rapporto emerge che il raggiungimento degli obiettivi fissati a livello europeo e dal Protocollo di Kyoto siano ancora lontani, anche se si deve notare che le emissioni di gas serra dell'Italia si sono ridotte nell'ultimo biennio, anche a causa della crisi economica: -2 per cento nel 2008 e -9 per cento nel 2009 rispetto all'anno precedente. Per quanto riguarda le sole attività produttive, nel 2006 l'Italia ha contribuito per il 13% al totale delle emissioni di gas serra dell'Unione europea a 15 paesi. A fronte della crescita della produzione, tra il 1990 e il 2008 le emissioni di gas serra sono cresciute solo dello 0,9 per cento (disaccoppiamento relativo), mentre le emissioni acidificanti e quelle di precursori dell'ozono troposferico sono notevolmente diminuite (disaccoppiamento assoluto).La produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua (circa il 32 per cento delle emissioni di gas serra delle attività produttive) ha migliorato notevolmente la propria efficienza ecologica rispetto al 1990, ma l'aumento della produzione realizzato nel decennio ha più che compensato tale miglioramento. Negli anni Duemila il settore energetico nazionale è stato interessato da significativi cambiamenti del contesto istituzionale e di mercato, che hanno avuto effetti positivi sul risparmio energetico. In particolare, a partire dal 1995 la disponibilità interna lorda di energia del Paese è cresciuta ininterrottamente fino al 2005, per poi diminuire, soprattutto nel biennio di crisi 2008-2009. La riduzione di impieghi energetici nel 2009 ha interessato soprattutto il settore industriale (-19,6%). Nel settore degli usi civili, in cui sono contabilizzati i consumi energetici del settore domestico, del commercio, dei servizi e della pubblica amministrazione, i consumi sono invece aumentati del 3,5%, dopo la crescita del 4,8% registrata nel 2008.Anche l'intensità energetica primaria del Pil, ossia il rapporto tra disponibilità interna lorda di energia e prodotto, si è ridotta a partire dal 2005, in analogia a quanto avvenuto (già a partire dal 2003) per l'Unione europea. Analizzando il contributo delle diverse fonti, diminuisce nel 2008 (-3,4%) e nel 2009 (-5,5%) il ricorso ai prodotti petroliferi, che comunque continuano a essere la fonte energetica predominante, con un'incidenza sul consumo complessivo prossima al 50 per cento. Per quanto riguarda il gas naturale, nel 2009 si è registrata una riduzione dei consumi del 2,8%, con una flessione nel settore industriale (-15%) e un incremento negli usi civili (+4,6%).La forte crescita negli impieghi di fonti rinnovabili, +20,5% nel 2009 è dovuta soprattutto al maggior utilizzo di legna e al crescente impiego di biodiesel.Tra le varie fonti energetiche rinnovabili utilizzate nel settore elettrico, quella idrica da apporti naturali ha la maggiore incidenza (70,4% sulla produzione totale da fonte rinnovabile), seguita dalle biomasse e dai rifiuti urbani usati prevalentemente nelle centrali termoelettriche (11,5%), dall'eolico e fotovoltaico (10,1%) e dal geotermico (8,0%). Analizzando il contributo delle singole fonti, tra il 2008 e il 2009 la quota delle energie rinnovabili cresce di 4,6 punti percentuali, soprattutto grazie all'apporto idroelettrico (+3,4 punti percentuali nel 2009 rispetto al 2008 e +2,2 rispetto al 2004). Aumenta, infine, rispetto al 2008 di 1,1 punti percentuali il peso delle altre fonti rinnovabili (eolico, biomasse e fotovoltaico) e di 0,1 punti quello della geotermia.Per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili l'Italia presenta valori superiori alla media Ue fino al 2005, mentre successivamente si assiste a un'inversione di tendenza, cosicché nel 2007 l'Italia si colloca sotto la media europea: la quota rispetto al consumo interno lordo è scesa al 13,7 per cento, a fronte di un valore del 15,6 per cento nell'Unione europea. http://www.istat.it Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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