L’Istat ha presentato un’analisi del sistema energetico italiano nel 2009 e con riferimento all’ultimo decennio, che si basa su dati resi disponibili dai principali produttori di statistiche energetiche sul territorio: il Ministero dello Sviluppo Economico, l’Enea e la società Terna. Ad essi si affiancano quelli prodotti dall’Istat necessari per tener conto delle interrelazioni tra la dimensione energetica e le dimensioni economiche e ambientali del Paese. Viene, inoltre, presentato un confronto tra i principali indicatori energetici nazionali e quelli di alcuni Paesi dell’Unione Europea, in vista degli obiettivi ambientali previsti per il 2020. Principali risultati Al fine di promuovere una crescita sostenibile, l’Unione europea ha fissato nella Strategia europea 20/20/20 tre obiettivi strategici: la riduzione del 20%, rispetto ai livelli del 1990, delle emissioni di gas a effetto serra; il raggiungimento della quota di fonti rinnovabili del 20% rispetto al consumo finale lordo; il miglioramento dell’efficienza degli usi finali dell’energia del 20%. Per l’Italia, tale strategia si è tradotta in un duplice obiettivo vincolante per il 2020: la riduzione dei gas serra del 14% rispetto al 2005 e il raggiungimento di una quota di energia rinnovabile pari al 17% del consumo finale lordo (nel 2005 tale quota era del 5,2%). Nel 2009 risulta ancora predominante la quota dei combustibili fossili, e in particolare dei prodotti petroliferi, che incidono per il 41% sul consumo interno lordo. La disponibilità di energia da fonti rinnovabili è aumentata di 1,8 punti percentuali rispetto al 2008, mentre è diminuita di 0,9 punti la quota di gas naturale e di 1,3 punti quella da combustibili solidi. Se si analizza il periodo 2000-2009, invece, risulta notevolmente diminuita la quota di disponibilità di energia da petrolio (-8,5 punti percentuali), mentre è salita la quota da fonti rinnovabili (3,8 punti percentuali) e quella da gas naturale (4,1 punti percentuali). di alcuni Paesi dell’Unione europea (Ue), in vista degli obiettivi ambientali previsti per il 2020 nella Strategia europea. Nel periodo 1996-2005 le emissioni di gas serra in Italia sono aumentate, secondo i dati Eurostat, del 9,7%, mentre dal 2005 al 2007 si sono ridotte del 3,7% circa. Nella produzione complessiva di energia elettrica si è registrato un calo della produzione termoelettrica tradizionale, che passa dall’81,2% del 2004 al 76,4% del 2009, a vantaggio della quota di rinnovabili, la cui incidenza sulla produzione complessiva passa dal 18,8 per cento del 2004 al 23,6 per cento del 2009 (in questo caso il target europeo è fissato al 25,0% al 2010). Tra i settori utilizzatori finali di energia, la quota più elevata (pari al 35,2%) nel 2009 è attribuita al settore degli usi civili (che include il settore domestico, il commercio, i servizi e la Pubblica Amministrazione); seguono il settore dei trasporti (32,2%) e quello industriale (22,6%). Complessivamente gli usi finali di energia sono aumentati dell’8,7 per cento nel periodo 2000-2005 e sono diminuiti del 9,2 per cento negli anni 2005-2009. Il settore energetico italiano nel decennio 2000-2009 Nell’ultimo decennio il settore energetico nazionale è stato interessato da significativi cambiamenti avvenuti in ambito istituzionale e di mercato, che hanno avuto come obiettivo la riforma del mercato elettrico e del gas, lo sviluppo delle fonti rinnovabili, la promozione dell’efficienza, del risparmio energetico e della sicurezza degli approvvigionamenti. Inoltre, è stata predisposta la legislazione di base necessaria al riavvio di una produzione di elettricità da fonte nucleare, i cui effetti si vedranno a partire dal 2020. L’analisi del contributo delle singole fonti al soddisfacimento della domanda energetica del Paese mostra che, nel 2009, la quota prevalente è attribuita ai prodotti petroliferi (41,0%), seguiti da gas naturale (35,5%), fonti rinnovabili (10,7 per cento) e combustibili solidi (7,4 per cento). Rispetto all’anno precedente la disponibilità di energia da fonti rinnovabili è aumentata di 1,8%, mentre è diminuita di 0,9 punti quella di gas naturale e di 1,3 punti quella da combustibili solidi; non si registrano variazioni nella quota da petrolio. Rispetto al 2000 risulta essere più evidente il processo di sostituzione tra le fonti, in particolare tra prodotti petroliferi e gas naturale: la quota di disponibilità di energia da petrolio è notevolmente diminuita (-8,5%), mentre la quota da fonti rinnovabili è salita di 3,8 punti percentuali e quella da gas naturale è aumentata di 4,1 punti percentuali. Risultano stabili le quote di combustibili solidi e energia elettrica. In particolare, con riferimento ai prodotti petroliferi, che rappresentano la principale fonte energetica del Paese seguita dal gas naturale, si osserva che nel 2009 alla determinazione del fabbisogno complessivo di tale fonte (pari a circa 73,9 milioni di tep) hanno contribuito per il 6,2% la produzione nazionale (4,6 milioni di tep) e per il 93,1% (68,8 milioni di tep) le importazioni nette. Complessivamente nel 2009 le importazioni di prodotti petroliferi sono diminuite del 5,9% in corrispondenza di un incremento dei relativi prezzi, che hanno fatto registrare rialzi consecutivi nel corso dell’anno. Il piano strategico dell’Unione europea per il 2020 La Strategia messa a punto dall’Unione europea per l’anno 2020, secondo quanto prevede la direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009, fissa degli obiettivi vincolanti per ciascuno degli Stati membri relativamente al ricorso alle fonti rinnovabili. Tali obiettivi, calcolati secondo la metodologia e le definizioni fissate dal regolamento CE n.1099/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2008, relativo alle statistiche sull’energia, sono calcolati con riferimento al 2005, assunto come anno base rispetto al quale vengono presentati gli aumenti o le riduzioni sia nelle quote di energia prodotta da fonti rinnovabili che delle emissioni di gas serra. In Italia, nel 2005 la quota di fonti rinnovabili è risultata pari al 5,2 per cento e l’obiettivo da raggiungere per il 2020 è fissato al 17%. Per quanto riguarda gli altri Paesi, la quota di partenza e la quota obiettivo sono rispettivamente: Germania 5,8 e 18%; Spagna 8,7 e 20%; Francia 10,3 e 23%; Polonia 7,2 e 15%; Regno Unito 1,3 e 15%. Per raggiungere più agevolmente l’obiettivo prefissato, gli Stati membri dovranno promuovere e incoraggiare l’efficienza energetica e il risparmio. Anche per gli obiettivi che riguardano la riduzione delle emissioni di gas serra si fa riferimento al 2005, anno per il quale si dispone di dati affidabili e verificati sia per il sistema comunitario ETS (emissioni verificate a livello di impianto) sia per le emissioni di gas serra complessive degli Stati membri comunicate nell’ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc). In Italia, l’obiettivo del 14 per cento in meno rispetto al 2005 dovrà essere raggiunto tramite riduzioni del 21% delle emissioni relative al settore ETS7 e del 13% delle emissioni relative al settore non-ETS. Per alcuni degli Stati membri sono previste le seguenti riduzioni: -14% per la Germania e la Francia, -10% per la Spagna e -16% per il Regno Unito. Energia elettrica Nel 2009 la domanda di energia elettrica, pari a 317,6 miliardi di kWh, è diminuita del 6,4% rispetto all’anno precedente, seguendo un andamento che si è presentato, anche se con una intensità molto più lieve, già a partire dal 2005. Il fabbisogno elettrico complessivo è soddisfatto per il 90,0% dalla produzione nazionale, effettuata in gran parte utilizzando i combustibili primari, e per il 13,9% dalle importazioni nette di energia elettrica prodotta all’estero, che nel 2009 sono aumentate dell’11% rispetto al 2008 (mentre nel 2008 erano diminuite del 13,6%). Tra le varie fonti energetiche rinnovabili utilizzate nel settore elettrico, quella idrica ha la maggiore incidenza (70,4% sulla produzione totale da fonte rinnovabile), seguita dalle biomasse e dai rifiuti solidi urbani usati prevalentemente nelle centrali termoelettriche (11,5%), dalla fonte eolica e fotovoltaica (10,1%) e infine dalla geotermica (5,4%). Nel 2009 la quota da fonti rinnovabili è aumentata del 4,6% rispetto all’anno precedente (+4,8 punti percentuali rispetto al 2004), soprattutto grazie alla fonte idroelettrica (+3,4 punti percentuali rispetto al 2008 e +2,2 rispetto al 2004). Inoltre, rispetto al 2008 è salita di 1,1 punti percentuali la quota delle altre rinnovabili (eolico e biomasse a seguire il fotovoltaico) e di 0,1 punti quella della geotermia. Per quanto riguarda la produzione termoelettrica tradizionale, si osserva un’incidenza sulla produzione lorda complessiva cha passa dall’81,2 per cento del 2004 al 76,4% del 2009, a vantaggio della quota di rinnovabili la cui incidenza sulla produzione complessiva passa dal 18,8 per cento del 2004 al 23,6 per cento del 2009. L’analisi dei consumi energetici finali per fonte evidenzia, in generale, un andamento diversificato nel ricorso alle varie fonti energetiche. In particolare, diminuisce nel 2008 (-3,4 per cento) e nel 2009 (-5,5 per cento) il ricorso ai prodotti petroliferi, che comunque continuano ad essere la fonte energetica predominante con un’incidenza sul consumo energetico complessivo di poco superiore al 47 per cento (sia nel 2008 che nel 2009). Nel 2009 si osserva una riduzione del ricorso a tale fonte nel settore trasporti (-3,0 per cento), nell’industria (-14,6%) e negli usi civili (-2,5%). Nel 2009 sono aumentati gli impieghi di fonti rinnovabili (20,5 per cento rispetto al 2008), mentre si sono ridotti i combustibili solidi (-49,7 per cento nel 2009), la cui incidenza sul consumo totale è comunque inferiore al 2 per cento. Il gas naturale è diminuito del 2,8 per cento, con una flessione nel settore industriale (-15 per cento) e un incremento nel settore degli usi civili (+4,6%). Per ulteriori informazioni e approfondimenti http://www.istat.it Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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