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E’ stata presentata la quinta edizione di GreenItaly 2014 il rapporto annuale di Unioncamere e Fondazione Symbola dedicato alle eccellenze della green economy nazionale. Emergono dati interessanti che confermano il ruolo centrale della green economy per rilanciare la competitività del made in Italy e uscire dalla crisi, al settore si devono infatti 101 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 10,2% dell’economia nazionale e 3 milioni di posti di lavoro.Entrando più nel dettaglio, sono 341.500 le aziende italiane (circa il 22%, più di una su cinque) dell’industria e dei servizi con dipendenti che dal 2008 hanno investito in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Un dato che sale al 33% nell’industria manifatturiera. Una scelta che paga: nella manifattura il 25,8% delle imprese eco-investitrici ha visto crescere il proprio fatturato nel 2013, mentre tra le non investitrici è successo solo per il 17,5% dei casi. Le imprese manifatturiere che fanno eco-investimenti sono anche più forti all’estero: il 44% esporta stabilmente, contro il 24% di quelle che non investono. L’economia verde crea lavoro: nel corso del 2014 ai 3 milioni di green jobs presenti in Italia, si prevedono 234 mila nuove assunzioni legate a competenze green (il 61% della domanda di lavoro) cifra che, calcolando l’indotto, potrebbe arrivare, a 400 mila entro il 2017. Con i green jobs che diventano protagonisti dell’innovazione e determinano addirittura il 70% di tutte le assunzioni destinate alle attività di ricerca e sviluppo delle nostre aziende. Il Rapporto analizza diversi settori con un interessante Focus sull’edilizia.Il comparto dell’edilizia sta vivendo una forte trasformazione grazie al settore delle ristrutturazioni, il segmento della riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare esistente negli ultimi due anni è cresciuto del 20% (dati rebuild).Nel 2013 sono stati spesi 116,8 miliardi di euro in manutenzione ordinaria e straordinaria: ciò significa che il 66,9% dell’intero fatturato dell’edilizia è derivato dalla riqualificazione (dati Cresme) Le potenzialità sono enormi, se si considera che nel nostro Paese sono 4,5 milioni gli edifici che andrebbero ristrutturati. Complessivamente, i due miliardi di metri quadrati del patrimonio edilizio italiano che necessitano di riqualificazione energetica potrebbero generare 500 miliardi di euro per il settore dell’edilizia. Il 70% degli edifici sono stati infatti realizzati prima del 1976, quando è stata introdotta la legge sull’efficienza energetica, mentre il 25% non è mai stato sottoposto ad alcuna riqualificazione. Un contributo importante, sottolinea il rapporto viene anche dai lavori in casa incentivati dagli eco-bonus fiscali Irpef del 65% e del 50%, che valgono ormai il 2% del Pil. Dopo aver raggiunto il record assoluto di 27,5 miliardi di euro investiti nel 2013 (+40% sul 2012), si calcola che, a fine 2014, l’eco-bonus attiverà 33 miliardi di investimenti per la riqualificazione energetica. Nel 2013 il numero di domande ha superato la barriera del milione e 600mila. Sempre nel 2013, queste cifre hanno prodotto uno sgravio complessivo di 14 miliardi: spalmato in dieci anni, significa un importo annuo di benefici fiscali ai cittadini di 1,4 miliardi, mentre l’introito Iva per le casse dello Stato è stato complessivamente di 2,6 miliardi di euro. In questo nuovo corso, il risparmio energetico assume un ruolo determinante, grazie anche alle molteplici soluzioni proposte dalle aziende, per ridurre i consumi negli edifici, che riguardano sia gli aspetti impiantistici che quelli strutturali. Complessivamente, i due miliardi di metri quadrati del patrimonio edilizio italiano che necessitano di riqualificazione energetica potrebbero generare 500 miliardi di euro per il settore dell’edilizia. A ciò si deve aggiungere – evidenzia il Rapporto – anche l’impulso alla crescita di questo mercato che viene anche dall’Unione Europea: sul piatto ci sono i 7 miliardi di euro stanziati dai fondi strutturali europei 2014-2020 per l’efficienza energetica. Ci sono poi le normative legate al contenimento dei consumi, come la direttiva 2012/27 che il nostro Paese ha di recente recepito, introducendo l’obbligo a riqualificare energeticamente, ogni anno, almeno il 3% della superficie degli edifici pubblici. Lo scorso giugno, l’Italia ha presentato il Piano d’azione per l’efficienza energetica 2014, il programma di interventi di riqualificazione degli edifici pubblici e privati con il quale si intende raggiungere l’obiettivo di tagliare del 20% i consumi di energia primaria entro il 2020. Sul territorio sono stati individuati circa 13,6 milioni di fabbricati (per l’87% residenziali), di cui 700mila non utilizzati.Il patrimonio edilizio pubblico è uno dei settori nei quali la riqualificazione energetica potrebbe dare più vantaggi, visto che gli edifici della PA valgono più dell’8% dei consumi energetici dello Stato. Si calcola che si possa tagliare, con interventi leggeri, almeno un 20% della bolletta che vale in media 6 miliardi di euro l’anno. Green economy significa anche innovazione: lo scorso anno il 30% delle aziende che puntano sul verde ha sviluppato nuovi prodotti o nuovi servizi, contro il 15% di quelle che non hanno investito in green economy. La green economy appare inoltre una scommessa ragionevole anche per le nuove imprese. Nel primo semestre del 2014 si contano quasi 33.500 start-up green che hanno investito in prodotti e tecnologie verdi già nei primi mesi di vita o prevedono di farlo nei prossimi 12 mesi: ben il 37,1% del totale di tutte le aziende nate nei primi sei mesi di quest’anno. Grazie anche alle realtà che puntano sull’efficienza, l’Italia vanta importanti primati sul fronte dell’ambiente a livello europeo. Siamo, ad esempio, una delle economie a minore intensità di carbonio dell’UE: per ogni milione di euro prodotto dalla nostra economia emettiamo in atmosfera 104 tonnellate di CO₂, contro i 110 di Spagna, i 130 del Regno Unito e i 143 della Germania. Non solo, siamo campioni europei nell’industria del riciclo: a fronte di un avvio a recupero industriale di 163 milioni di tonnellate di rifiuti su scala europea, nel nostro Paese ne sono state recuperate 24,1 milioni di tonnellate, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi europei (in Germania ne sono state recuperate 22,4 milioni di tonnellate). C’è anche questo dietro al fatto che l’Italia è uno dei cinque Paesi al mondo – assieme a Cina, Germania, Corea del Sud e Giappone – che vanta un surplus commerciale con l’estero di prodotti manifatturieri superiore ai cento miliardi di dollari. Scarica il Rapporto GreenItaly 2014 Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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