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Le pompe di calore smart e green di Panasonic e tado portano la transizione energetica nelle case europee 17/04/2024
La proposta di Siemens per la ricarica dei veicoli elettrici si amplia con Sicharge D 400kW 22/04/2024
Legambiente ha presentato la XXII edizione di Ecosistema Urbano, il rapporto annuale, realizzato in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani. Dalla ricerca emerge che le performance ambientali sono poche e lente, qualche passo avanti è stato fatto sul fronte della raccolta differenziata, delle energie rinnovabili e si assiste ad un lieve calo degli sforamenti nelle concentrazioni di NO2, male invece il trasporto pubblico e lo sviluppo di eco-quartieri per rigenerare le periferie e rilanciare il patrimonio edilizio. E’ ancora significativo il divario fra nord e sud, le città con le ecoperformace migliori sono Verbania, Trento, Belluno, Bolzano, Macerata e Oristano. Nel complesso, a parte Trento e Bolzano, registrano i migliori risultati i piccoli capoluoghi tutti al di sotto degli 80mila abitanti. In cima alla classifica soltanto una grande città, Venezia. Le peggiori invece sono tutte città del meridione, tre grandi e due piccole: la calabrese Vibo Valentia e le siciliane Catania, Palermo, Agrigento e Messina. “Per sperare che le nostre città migliorino – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – c’è una sola strada. Fare la scelta strategica, con i ministeri interessati coordinati da una vera cabina di regia, di fare dell’innovazione urbana e del miglioramento della vita in città la vera grande opera pubblica. La trasformazione delle città è una grande sfida che intreccia nuovi bisogni con cambiamenti istituzionali e organizzativi con sviluppo di nuove filiere industriali e passa dalla messa in sicurezza dalle catastrofi naturali, dal rilancio della vita sociale nei quartieri, dalla valorizzazione della cultura, dalla riqualificazione energetica, dall’arresto del consumo di suolo, dagli investimenti nel sistema del trasporto periurbano, dal sostegno alla mobilità nuova. Una scelta politica che andrebbe nella direzione dell’interesse generale: si crea lavoro migliorando il benessere e mettendo al sicuro le nostre città. Questa sì sarebbe un’ottima carta con cui l’Italia, patria dei liberi comuni, si potrebbe presentare a Parigi, nella prossima COP 21 a dicembre”. Anche per questa edizione sono stati selezionati 18 indicatori per confrontare tra loro i 104 capoluoghi di provincia italiani. Tre indici sulla qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (consumi idrici domestici, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull’offerta, il secondo sull’uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modale share, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno sull’incidentalità stradale, due sull’energia (consumi e diffusione rinnovabili). In questa edizione sono due su diciotto gli indicatori selezionati per la classifica finale (incidenti stradali e consumi energetici domestici) che utilizzano dati pubblicati da Istat. Per quanto riguarda i dati relativi a solare termico e fotovoltaico, pur incoraggianti, sono ancora molto lontani da livelli ottimali: salgono a diciassette (erano sedici lo scorso anno) i capoluoghi che possono contare su dieci o più kiloWatt provenienti da impianti installati su edifici comunali ogni 1.000 abitanti. Salerno è la migliore, con 181 kW installati ogni 1.000 abitanti, seguita da Padova, Massa e Pesaro con circa 30 kW/1.000 ab. ma sono ancora 23 le città che non arrivano nemmeno a 1 kW/1.000 abitanti e di queste otto restano ferme a zero. Salgono dai sette dalla passata edizione ai nove di quest’anno i capoluoghi nei quali le perdite della rete idrica sono pari o inferiori al 15% dell’acqua immessa (Ascoli Piceno, Foggia, Macerata, Milano, Monza, Piacenza, Pordenone, Udine e Trento). Dodici (erano 16 lo scorso anno) invece le città nelle quali le perdite sono superiori al 50% (Bari, Cagliari, Catania, Catanzaro, Cosenza, Frosinone, Grosseto, Latina, Matera, Palermo, Rieti, Salerno). Scarica il Rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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