Lo spreco di cibo alimenta il cambiamento climatico

Secondo una nuova ricerca delle Nazioni Unite, nel 2019 sono state buttate oltre 930 milioni di tonnellate di cibo, con impatti ambientali importanti: dall’otto al dieci per cento delle emissioni globali di gas serra sono associate al cibo non consumato. Necessario aumentare gli sforzi globali per dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030.

Lo spreco di cibo alimenta il cambiamento climatico

Pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e dall’organizzazione partner WRAP il “Food Waste Index Report 2021“, che segnala che il 17% di tutto il cibo acquistato viene gettato, uno spreco impressionante. Se si considera che in parte si perde nelle catene di approvvigionamento, nel complesso un terzo del cibo non viene mai consumato.

Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), ha sottolineato che “Se vogliamo affrontare seriamente il cambiamento climatico, la perdita della natura e della biodiversità e l’inquinamento, le aziende, i governi e i cittadini di tutto il mondo devono fare la loro parte per ridurre lo spreco alimentare”. E’ necessario aumentare gli sforzi per misurare la quantità di cibo sprecato e tracciare la produzione di rifiuti alimentari in chilogrammi pro capite a livello nazionale. Solo in questo modo saremo in grado di monitorare i progressi e ridurre le perdite di cibo lungo tutta la filiera.

Il rapporto ha evidenziato che quello dello spreco alimentare è un problema che non riguarda i soli paesi ricchi, gli sperperi infatti sono simili in tutte le nazioni, anche se i dati dei paesi più poveri sono piuttosto scarsi.

Lo studio rivela che le famiglie scartano l’11% del cibo, mentre i servizi alimentari e i punti vendita al dettaglio sprecano rispettivamente il cinque e il due per cento. Tutto ciò ha un impatto ambientale, sociale ed economico significativo: dall’otto al dieci per cento delle emissioni globali di gas serra sono infatti associate al cibo non consumato.

“Ridurre lo spreco di cibo – ha continuato Inger Andersen- limiterebbe le emissioni di gas serra, rallenterebbe la distruzione della natura, aumenterebbe la disponibilità di cibo e quindi ridurrebbe la fame e farebbe risparmiare denaro in un momento di recessione globale”.

Considerando che nel 2019 circa 690 milioni di persone hanno sofferto la fame e tre miliardi non hanno potuto permettersi una dieta sana e che il COVID-19 minaccia di esacerbare questi numeri, lo studio esorta i consumatori a non sprecare il cibo e invita i governi a includere lo spreco alimentare nei piani di ripresa Nazionale (NDC), attraverso i quali i paesi si impegnano a pianificiare azioni climatiche sempre più ambiziose.

Ricordiamo inoltre che l’obiettivo 12.3 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) mira a dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite e a ridurre al minimo le perdite di cibo lungo le catene di approvvigionamento.

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