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Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto il testo, composto da 39 articoli più 2 allegati, della manovra finanziaria 2011-2014 approvato giovedì dal Consiglio dei ministri. Da ciò che si legge dai lanci di Agenzia, torna il taglio del 30% agli incentivi per le energie rinnovabili. Il taglio, voluto dal ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, è rientrato, dopo che nei giorni scorsi era stata cancellato in seguito al pressing del ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani: "allo scopo di ridurre – sottolinea l'articolo 35 -il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese a decorrere dal primo gennaio 2012, tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010".L'entità degli incentivi, dei benefici e delle agevolazioni sarà rideterminata dal ministero dello Sviluppo su proposta dell'Autorità per l'energia entro 90 giorni. Francesco Ferrante Senatore del PD ha commentato: "Il testo della manovra che ha ricevuto la ‘bollinatura' della Ragioneria riporterebbe, negli ultimi due commi dell'articolo 35, sostanzialmente la norma demagogica e controproducente che tagliava del 30% la componente della bolletta elettrica e del gas destinata a finanziare le agevolazioni. Il taglio, che per i cittadini comporterebbe un quasi impercettibile risparmio in bolletta aveva trovato la decisa opposizione del Ministro Romani. Rimettere di nuovo tutto in discussione conclude Ferrante – vuol dire togliere ogni certezza agli investitori, colpendo un intero comparto industriale nazionale e danneggiando la credibilità del nostro paese di fronte agli investitori internazionali." Felice Belisario, capogruppo IdV al Senato sottolinea''Il taglio agli incentivi alle rinnovabili, previsto nella manovra, svela la 'capacità' del Governo di affossare l'economia del Paese, in un momento in cui il mercato mondiale si sta orientando verso l'ecosostenibilità. Questa sforbiciata alle fonti energetiche alternative significa anche non rispettare il messaggio che gli italiani hanno mandato in modo chiaro e netto al governo lo scorso giugno, con i referendum: noi non vogliamo il nucleare. Poiché l'unica alternativa per cambiare sistema energetico e combattere i cambiamenti climatici è un connubio di efficienza, risparmio energetico ed energie rinnovabili, con questo taglio mi chiedo che intenzioni abbia questo esecutivo". "Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Se passasse il taglio del 30 per cento degli incentivi e delle agevolazioni in bolletta per le energie rinnovabili, ci troveremmo dinanzi all'ennesimo insensato attacco, il secondo in pochi mesi, a un comparto produttivo vitale e strategico per il futuro del Paese" commenta Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. Mentre appare evidente che la confusione regna assoluta persino tra i Ministri competenti, che ancora sembrano non essere certi di cosa contenga la manovra, Greenpeace invita a seguire il modello che viene dalla Germania, dove il Parlamento ha da poco varato un piano straordinario di investimenti sull'energia da fonti rinnovabili come elemento strategico per il futuro energetico e l'economia del Paese. Per Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e di QualEnergia, "Il solo annuncio di misure di questo tipo, dopo che si era raggiunto un delicato equilibrio con il quarto conto energia per il fotovoltaico, è micidiale per la credibilità del sistema Italia a livello internazionale. Peraltro le sanzioni per il mancato raggiungimento degli obbiettivi al 2020 sarebbero ben superiori a quelle delle quote latte".Gli effetti di questo provvedimento sarebbero marginali nelle tasche dei cittadini, ma avrebbero effetti dirompenti per il settore delle energie pulite, continua Silvestrini, con circa 100mila occupati diretti e indiretti e per quello dell'efficienza energetica che coinvolge un numero molto maggiore di addetti. E tutto questo, proprio mentre il Governo dovrebbe lavorare ad un nuovo quadro regolatorio e incentivante per il settore delle rinnovabili e dell'efficienza energetica in vista degli obiettivi europei del 2020. Intanto il Ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani in una nota sottolinea che "Nel testo definitivo della manovra finanziaria inviato al Quirinale non c'è nessun taglio degli incentivi per le energie rinnovabili". "Il Cdm – ha proseguito Romani – ha convenuto sull'eliminazione della riduzione del 30% di tutte le agevolazioni e incentivi che oggi gravano sugli oneri di sistema presenti sulle forniture di energia elettrica e gas. Un taglio che, come ho avuto modo di esporre nella seduta del Consiglio, non avrebbe portato benefici alla collettività, incidendo solo per un 3% sul totale del costo. Al contrario, avrebbe comportato l'eliminazione di agevolazioni alle famiglie numerose e alle classi meno abbienti, mettendo inoltre a rischio il funzionamento di impianti strategici per la gestione dell'emergenza rifiuti. Stiamo lavorando già da tempo alla rimodulazione degli incentivi e del conseguente peso in bolletta, prima con il dlgs rinnovabili, poi con il decreto specifico per il fotovoltaico, dando impulso al settore e intervenendo in modo netto e selettivo su sprechi ed eccessi del passato" ha concluso Romani. Stefania Prestigiacomo, Ministro dell'Ambiente ha così commentato "Non mi risulta che nel testo della "manovra" inviato al Quirinale sia stato reintrodotta la norma che prevede il taglio del 30% di incentivi e agevolazioni relative alle forniture di energia elettrica". Durissimo il giudizio di Legambiente: "La manovra finanziaria prevede la cancellazione del patrimonio collettivo italiano e la distruzione della più sana e fiorente filiera economica. Con un accanimento senza precedenti e una miopia gravissima, il governo torna a colpire drammaticamente il settore delle fonti rinnovabili con un taglio del 30% di tutti gli incentivi e i benefici al comparto, tagliando così le gambe alle numerose imprese e condannando alla disoccupazione gran parte degli occupati. E non ci capisce, francamente, quale testo abbia letto il ministro Prestigiacomo che si ostina a dichiarare il contrario". Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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