Aumentano emissioni gas serra e diminuisce il Pil

I nuovi dati dell’Ispra indicano il disaccoppiamento al contrario dell’Italia. La colpa è di un maggior uso di combustibili per la produzione di energia del 4,4% e di un decremento della produzione delle rinnovabili. La stima indica un incremento dello 0,8% rispetto all’anno precedente. I riflettori sono ora puntati sulla prossima Legge di Bilancio che dovrà avere non poche tinte ‘verdi’. Visto anche lo spazio per queste politiche, la presidente eletta della commissione Ue chiede di essere più ambiziosi e al prossimo commissario agli Affari economici ‘suggerisce’ di pensare a una carbon tax.

a cura di Tommaso Tetro

Aumentano emissioni gas serra e diminuisce il Pil, il disaccoppiamento dell'Italia

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Aumentano le emissioni di gas serra a fronte di una diminuzione del Pil. La colpa è di un maggior uso di combustibili per la produzione di energia e, allo stesso tempo, di un decremento delle rinnovabili. Un disaccoppiamento ‘al contrario’ rispetto ai principi che ispirano lo sviluppo sostenibile; quello stesso sviluppo sostenibile che il premier Giuseppe Conte – come ha detto nel suo discorso sulla fiducia, delineando il programma del nuovo governo – vorrebbe facesse parte della nostra Costituzione. E che l’Europa, sulla scia del rinnovamento voluto dalla prossima (nuova) presidente della commissione Ue ‘frau Ursula’, promette di presentare all’interno di una proposta su un ‘Green new deal’ nei primi 100 giorni di mandato. 

Il disaccoppiamento ‘al contrario’

In sostanza, il disaccoppiamento ‘ideale’, che sarebbe stato in linea con un ‘Green new deal’, avrebbe dovuto raccontarci di un taglio delle emissioni insieme a una crescita del Prodotto interno lordo del Paese. Tradotto significherebbe portare avanti quello sviluppo ‘sano’ proprio di un modello che punta alla decarbonizzazione dell’economia, e all’uso razionale delle risorse.

I numeri dell’Ispra “non troppo confortanti”

La stima – che è relativa al secondo trimestre ma offre un quadro tendenziale sulle emissioni al 2019 – arriva dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), e indica nelle previsioni un incremento dello 0,8% rispetto all’anno precedente, insieme con una contemporanea diminuzione del Pil dello 0,1%. Anche per l’Ispra questa situazione mette in evidenza “un disaccoppiamento non troppo confortante tra l’andamento delle emissioni e la tendenza dell’indice economico”; e la ragione principale è che a fronte di “un decremento del Pil” si associa “un incremento delle emissioni di gas serra”.

In Italia sono aumentate le emissioni e diminuite alcune rinnovabili, eolico e idroelettrico

L’aspetto principale – che aiuta a capire cosa sia successo – è che le emissioni di gas serra sono cresciute per via dell’incremento del 4,4% di combustibili per l’energia elettrica; allo stesso tempo sono diminuite alcune rinnovabili, in particolare la produzione di energia idroelettrica e eolica. C’è però anche una buona notizia. E cioè che sono in discesa i consumi (e perciò le emissioni) di carburanti nel settore dei trasporti (meno 0,8%) e di gas naturale nel settore del riscaldamento domestico.

Riflettori puntati sulla prossima Legge di Bilancio

I riflettori sono ora puntati sulla prossima Legge di Bilancio. Per il governo, viste le tante sfide lanciate, la stesura dovrà avere non poche tinte ‘verdi’.

Il riconfermato ministro dell’Ambiente Sergio Costa ne fa un punto in più per “cambiare il paradigma: perché da un lato l’economia circolare e dall’altro il sistema della green economy tendono proprio nella direzione opposta; e cioè quella per cui “devono diminuire le emissioni e aumentare il Pil”.

La deputata di LeU Rossella Muroni, dopo aver messo in evidenza la “non facile impresa di questo inedito disaccoppiamento”, rilancia sulla necessità “di rendere la nostra economia a basso tenore di carbonio; una priorità già dalla Legge di Bilancio”, iniziando “a tagliare gli incentivi alle fonti inquinanti”, introducendo “una fiscalità ambientale” e investendo “con maggiore convinzione sulle rinnovabili e sulle tecnologie innovative”. E le nuove tecnologie possono essere d’aiuto: “Il mondo ci chiede la nostra tecnologia. Questo è un modo per alzare il Pil dell’Italia. E’ tutta green economy. Noi abbiamo le qualità, e intendiamo andare in quella direzione”. 

L’Europa targata Ursula

L’Europa targata Ursula von der Leyen sarà uno spazio utile per queste politiche. Anche perché – a sentire il nuovo commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni – “il nuovo governo italiano ha annunciato da subito di voler entrare nel gruppo di testa dei Paesi che lavorano per ridurre le emissioni di CO2”. La presidente eletta della commissione Ue vuole che nei primi 100 giorni sia presentato un grande Piano verde per il clima: “Dobbiamo essere più ambiziosi nell’obiettivo di riduzione delle emissioni del 2030 per arrivare almeno a tagliare del 50% le emissioni di CO2, rispetto all’attuale obiettivo di una riduzione del 40%. Inoltre bisognerà avere come obiettivo primario – spiega la politica tedesca – la decarbonizzazione, soprattutto nel settore dei trasporti; un lavoro che si coniuga con lo schema dell’economia circolare. Un insieme di punti che vengono riassunti in una lettera che Ursula ha inviato al vice-presidente esecutivo Frans Timmermans (che detiene anche la delega al clima), affidandogli il coordinamento del lavoro. Ma non si ferma qui. 

Le linee guida per Gentiloni

Alla lotta ai cambiamenti climatici Gentiloni associa la necessità di eliminare le diseguaglianze e la realizzazione di una web tax, anche come strumenti utili al ‘Green new deal’: “Bisogna riprendere la via della crescita rendendola più sostenibile sul piano sociale ed ambientale. La sostenibilità ambientale deve essere presente in tutti i nostri sforzi”. E la von der Leyen scrive delle linee guida anche per Gentiloni: “Dovrai guidare la proposta di una tassa sul carbonio. Questo è uno strumento chiave per evitare la ri-localizzazione delle emissioni di carbonio e garantire che le società europee possano competere a pari livelli”. La futura presidente vede proprio nelle mani di Gentiloni “la responsabilità della fiscalità come ruolo chiave nel ‘Green deal europeo’”, anche perché a lui viene data la guida della “revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia per allinearla alle nostre ambizioni” – e cioè i target più elevati di abbattimento delle emissioni – e per “porre fine ai sussidi ai combustibili fossili”.

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